Dalle rinnovabili risparmio e sviluppo

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1) Le fonti rinnovabili coprono oggi il 26% dell’offerta di elettricità . Il peso delle fonti rinnovabili sulla bolletta elettrica è pari a circa il 20%, e rimarrà  pressoché costante nel prossimo triennio, di fronte a un aumento dell’offerta di elettricità  dalle fonti rinnovabili fino a circa il 35%, per effetto della rimodulazione in basso degli incentivi, che abbiamo concordato con i ministri Catania e Passera. Un peso proporzionato.
L’effetto delle fonti rinnovabili sulla bolletta elettrica è ben rappresentato dall’articolo di Stefano Agnoli sempre sulCorriere (13 aprile), e dai dati della borsa elettrica: domenica 15 aprile, per esempio, il prezzo medio era sceso a circa 72 euro per mille chilowattora, ma nelle ore centrali della giornata è ad appena 35 per effetto dell’elettricità  prodotta dalle rinnovabili. Ovvero, le rinnovabili diminuiscono in modo significativo il prezzo dell’elettricità .
Inoltre entrano in concorrenza con un sistema di generazione (centrali elettriche convenzionali) caratterizzato da un eccesso di offerta (100 mila megawatt circa contro un fabbisogno di punta di 56.000) e da costi incomprimibili (forniture, personale, rete) che pesano in modo significativo sulla bolletta elettrica: in altre parole la bolletta elettrica copre sia l’elettricità  prodotta da fonti rinnovabili e da centrali convenzionali, sia in gran parte i costi della non produzione dalle centrali convenzionali «spiazzati» dalle fonti rinnovabili. 
Le fonti rinnovabili sono anche il settore che ha conosciuto negli ultimi 5 anni e nonostante la crisi una crescita costante e vertiginosa degli investimenti in ricerca e sviluppo: 260 miliardi di dollari nel 2011 contro meno di 100 nel 2007. Gli Usa, la Cina, l’India, il Brasile e la Corea del Sud sono i Paesi extraeuropei maggiormente impegnati. In Europa, dopo la Germania, c’è l’Italia. Il mercato di riferimento per gli investimenti è sia quello delle economie emergenti, dove il Pil (Prodotto interno lordo) cresce tra il 7% e il 10% all’anno, sia quello delle economie con minori risorse energetiche tradizionali. 
Quello che avviene su scala globale nelle rinnovabili è paragonabile all’evoluzione tecnologica e di prodotto che si è verificata negli anni Novanta e nello scorso decennio nel settore della telefonia mobile e dell’informazione. La ricerca e sviluppo è fortemente orientata alla messa a punto di soluzioni innovative, in particolare nel solare, nelle bioenergie e nella geotermia, finalizzate ad aumentare l’efficienza e ridurre i costi. In questi settori l’Italia ha imprese di punta, che hanno già  un ruolo rilevante nei mercati internazionali, e che hanno ancora bisogno del supporto di incentivi mirati al rafforzamento dell’innovazione. È difficile comprendere perché l’Italia dovrebbe rimanere fuori da un mercato così importante e strategico.
2) La generazione distribuita di energia (elettricità , calore e freddo), sostenuta da tecnologie ibride con l’impiego di piccoli cogeneratori a gas naturale ad alto rendimento e delle fonti rinnovabili, ha un effetto duplice: 
sulla organizzazione del sistema elettrico, perché è orientata prevalentemente sull’autoconsumo e sulla distribuzione nelle reti locali intelligenti (smart grids), e di conseguenza riduce la domanda sulla grande rete di distribuzione ed i relativi costi;
aumenta l’efficienza dell’impiego delle risorse energetiche, perché ha un rendimento energetico che arriva sino al 100% (sul pci, potere calorifero inferiore, del combustibile) contro un rendimento energetico medio cumulativo delle grandi centrali e della rete di distribuzione non superiore al 40%.
È evidente l’effetto prevedibile sia sull’attuale sistema elettrico sia sulla riduzione della domanda di energia primaria di importazione, anche in termini di liberalizzazione e concorrenza nel mercato.
Va anche detto che la generazione distribuita di energia è «l’infrastruttura» del sistema delle «smart cities», che secondo le previsioni delle agenzie internazionali mobilizzerà  nei prossimi anni investimenti per almeno 3 mila miliardi di dollari nelle economie più sviluppate del pianeta. Ovvero, lo sviluppo di capacità  tecnologiche in questo settore rafforza la competitività  delle imprese italiane nei mercati europeo e internazionale, come già  stanno sperimentando imprese italiane di punta in Germania, Francia, India, Cina, Brasile.
3) Nel 2010 l’occupazione diretta e indiretta in Italia nei settori delle fonti rinnovabili e delle nuove tecnologie per la generazione distribuita è stimata tra 110.000 (EurObserver 2012) e 150.000 (Confartigianato) addetti, in gran parte giovani e con elevata specializzazione.
Perché dovremmo mettere a rischio questa importante fonte di occupazione, mentre la bolletta elettrica ha sostenuto per anni e sostiene ancora con contributi impropri settori produttivi che non raggiungono un terzo di questi occupati?
In conclusione, le rinnovabili e la generazione distribuita devono essere considerate un driver di crescita e un fattore di modernizzazione e trasparenza nel sistema industriale italiano. Evitiamo l’errore di chi voleva difendere le carrozze contro i «cavalli di ferro».
Ministro dell’Ambiente


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