Hollande chiede gli eurobond

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Franà§ois Hollande ha precisato ieri le mosse che farà  in Europa, se sarà  eletto il prossimo 6 maggio, e di «non voler creare conflitti con Angela Merkel». Opererà  per rinegoziare il Fiscal Compact e invierà  un memorandum ai capi di stato e di governo della Unione europea, con quattro punti, proponendo: 1) l’introduzione degli Eurobonds, «non per mutualizzare i debiti, ma per finanziare progetti industriali, infrastrutture di cui gli stati determineranno l’ampiezza»; 2) un intervento per ampliare «le possibilità  di finanziamento» della Bei, la banca europea degli investimenti; 3) introduzione della tassa sulla transazioni finanziarie per avere «risorse supplementari»; 4) mobilitazione di tutto ciò che resta dei Fondi strutturali oggi immobilizzati «per accompagnare un certo numero di progetti che avranno ricadute sulle imprese».
Tutte proposte che stanno parallelamente avanzando anche nelle istituzioni europee e che sono appoggiate da molti stati membri, che constatano che la sola austerità  non è la soluzione alla crisi. Ieri, il Comitato affari monetari del Parlamento europeo ha votato a favore della proposta socialdemocratica di istituire la tassa sulle transazioni finanziarie entro il 2014, a un tasso minimo dello 0,1%. 
Hollande ha attribuito quel 18% di voti al Front national alla «crisi economica, finanziaria, sociale, industriale e morale» che ha portato alla «sfiducia verso l’Europa», alla «paura del mondo» e alla «presa di distanza dai discorsi politici» a causa delle «promesse non mantenute». Hollande si rivolge alla parte dell’elettorato che ha votato Marine Le Pen mostrando comprensione per chi ha reagito a un «paese degradato e un patto sociale distrutto», ma cercando di proporre un’altra strada.
Anche Nicolas Sarkozy guarda all’elettorato di Le Pen. Ma con tutt’altro approccio. Anche se ha affermato che «non ci sarà  accordo» con il Front National se verrà  eletto e che non ci saranno ministri di estrema destra, ha ripreso gli argomenti di Marine Le Pen. A cominciare da una visione caricaturale dell’islam: non tollereremo «tutti questi orrori – ha affermato – non vogliamo l’escissione sul nostro territorio», «non accetto che si rinchiudano le donne in una prigione di tessuto». 
E ancora se l’è presa con la socialista Martine Aubry, accusata (a torto) di aver permesso a Lille degli orari diversi per uomini e donne nelle piscine municipali, e ha di nuovo parlato della carne halal: «Nelle mense, vogliamo lo stesso menu per tutti i bambini». La proposta di Hollande – permettere il voto degli extracomunitari residenti alle elezioni locali se verrà  eletto – è descritta come la porta aperta al «voto comunitario».
Sarkozy promette invece di dimezzare l’immigrazione e di introdurre la «preferenza europea» e aggiunge: «Non vedo perché non potrebbe esserci la preferenza nazionale» per i posti di lavoro. Ha accusato i media, prendendosela in particolare con la prima pagina di Libération, che ieri riportava sotto una grande foto del volto di Sarkozy la frase che sta creando polemica, quello che un duro editoriale di Le Monde definisce la «compromissione» con le posizioni di Marine Le Pen, che attizza le paure della società  francese invece di placarle: «Le Pen è compatibile con la Repubblica», ha affermato il presidente uscente, sostenendo che se non lo fosse non avrebbe potuto presentarsi candidata alla presidenziale.
Finora mai la destra francese aveva aperto un varco così ampio per stabilire contatti con l’estremismo (nel ’98, c’erano stati accordi a livello regionale, ma ne era seguita l’esclusione di chi aveva fatto questa scelta). Per Sarkozy, «bisogna capire il voto al Front National» e «capire» viene tradotto nell’adozione delle posizioni estremiste. Jean-Franà§ois Copé, segretario dell’Ump ha di nuovo parlato ieri di «catastrofe» nel caso di vittoria di Hollande. I tiri incrociati della destra si sono concentrati sulla promessa di Hollande di permettere il voto alle elezioni locali degli extracomunitari, residenti in Francia da almeno cinque anni.


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