Il premier: scontiamo le difficoltà di Madrid
«Un gioco al massacro — si sostiene nell’entourage di Monti — perché gli industriali sanno bene che noi sulla riforma del lavoro non possiamo tornare indietro, ci giochiamo tutto. Perché lo fanno?». Monti ripete: «Per la credibilità internazionale quella riforma, così come è stata pensata, è fondamentale». Il colpo pare ancora più doloroso perché inferto da Marcegaglia, che ha ancora soltanto un mese di mandato e un successore (Squinzi) già eletto e pronto a entrare in gioco con idee probabilmente non sovrapponibili alle sue. Ma Marcegaglia, si continua a ritenere attorno al primo ministro, potrebbe coltivare il desiderio di provare con la politica. L’irritazione del premier è tale che alla conferenza stampa di fine viaggio, ieri pomeriggio, nell’eleganza d’altri tempi dell’ambasciata italiana d’Egitto, ha rifiutato di toccare qualsiasi tema italiano. Con cortesia e fredda fermezza.
Quanto allo spread, la valutazione è che si tratti di un aggravamento della credibilità dei titoli italiani che arriva da fuori dei nostri confini. «Ho detto più volte che la nostra situazione non è ancora stabilizzata, non è ancora passato tutto», è il pensiero di Monti. C’è la situazione in Spagna, c’è la Francia sotto osservazione. Insomma, prima di ogni cosa, l’Europa deve garantire se stessa, bisogna premere affinché Germania e Bundesbank appoggino con decisione la crescita. Per questo, non c’è per ora nessuna decisione di interventi specifici: «Lo spread si muove per una serie di fattori diversi, può essere imprevedibile». La parola d’ordine è cautela, anche se ci si deve sempre preparare al peggio. E il limite del peggio è quel livello 580 dello spread che fu toccato a novembre. I piani di emergenza esistono, ma non è ancora il momento di tirarli fuori. Uno dei ministri economici, da Roma, ha suggerito a Monti un focus con i partiti su crisi e crescita.
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