La riforma sanitaria di Obama e il fattore umano dimenticato

by Sergio Segio | 1 Aprile 2012 8:17

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Come a dire che la riforma dovrebbe essere abolita. Non è escluso che il presidente della Corte, John Roberts, che avverte il peso di una sentenza tanto radicale, o l’ago della bilancia della Corte stessa, Anthony Kennedy, un conservatore capace di moderazione, ci ripensino e la salvino almeno in parte. Ma ciò che colpisce è che il dibattito si è attenuto alla lettera, non allo spirito della riforma, e che ha toccato tutti i temi ideologico, legislativo, finanziario ed economico possibili, ignorando il tema di fondo, l’elemento umano.
In America esiste la sanità  di Stato per i poveri (Medicaid) e per gli anziani (Medicare). E la maggioranza degli americani che ne sono privi hanno l’assicurazione medica. La riforma Obama (Obamacare per i suoi nemici) non è universale, lascia senza protezione altri 15 milioni di persone. Ma su di questo e, nel caso che fosse cancellata, su che cosa accadrebbe alle famiglie dei non protetti, i giudici conservatori non hanno detto una parola. Tuttavia, i media liberal li hanno attaccati non perché sordi alle istanze sociali e umanitarie del Paese, bensì perché propensi a usurpare i poteri del Congresso. Il Washington Post ha definito la Corte «La suprema legislatura» e ha chiamato i giudici «Senatori».
È possibile che porre in primo piano il fattore umano non sia più in sintonia con i tempi? C’è da temere di sì. In questi tempi di crisi, in America soprattutto ma anche in Italia, si parla quasi solo di finanza. C’è voluto Jim Yong Kim, l’illustre medico candidato da Obama alla guida della Banca mondiale, per ricordare al mondo che «investire negli esseri umani è un imperativo economico e morale». «Io ho affrontato le forze della povertà  â€” ha scritto sul Financial Times — e ho visto che le scuole, le cliniche, le infrastrutture cambiano la vita dell’umanità ».

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