«Dieci morti nel canale di Sicilia»

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Potrebbe essere l’ennesima tragedia dell’immigrazione, consumata ancora una vota nel Canale di Sicilia. Secondo quanto raccontato da 48 profughi soccorsi lunedì sera al largo di Lampedusa, almeno dieci loro compagni di viaggio, sei somali e quattro eritrei, sarebbero morti durante la traversata dalla Libia in Italia. Le vittime sarebbero morte affogate dopo essere cadute in acqua a causa, probabilmente, delle cattive condizioni del mare. I 48 sopravvissuti, tra cui 12 donne, tre delle quali sarebbero incinta, sono tutti originaria dell’Africa subsahariana e viaggiavano a bordo di un gommone soccorso lunedì pomeriggio dalla nave Orione della marina Militare e da una motovedetta della Guardia costiera nonostante si trovasse ancora nelle acque Sar (di ricerca e soccorso) di competenza maltese. Trasportato a Lampedusa, il gruppo è stata trasferito in serata a Porto Empedocle. 
Sulla vicenda è probabile adesso che verrà  aperta un’inchiesta dalla procura di Agrigento. Al momento mancano però riscontri certi al racconto fatto dai sopravvissuti. «Finora non abbiamo trovato cadaveri, almeno nelle acque italiane», spiegava infatti ieri sera una fonte della Capitaneria di porto. 
Il gommone era partito nella notte tra venerdì e sabato scorso da un porto situato al confine tra la Libia e la Tunisia. Stando al racconto fatto dai profughi, la tragedia sarebbe avvenuta poche ore dopo la partenza quando, probabilmente a causa del maltempo, il gommone ha cominciato a imbarcare acqua e alcuni dei suoi occupanti sarebbero caduti in mare senza che i loro compagni riuscissero a fare niente per salvarli. A questo punto sarebbe stato lanciato un Sos con un telefono satellitare, allarme raccolto dalla nostra marina.
La notizia di quella che potrebbe essere l’ultima tragedia degli immigrati arriva proprio nel giorno in cui il ministro degli Interni Anna Maria Cancellieri è volata a Tripoli per decidere con le autorità  libiche nuove misure di contrasto all’immigrazione clandestina. Un viaggio reso più difficile dalla complicata situazione politica del Paese, che a giugno è chiamato alle urne. Ieri Cancellieri ha incontrato il premier libico Abdel Rahim Al Kiib e i ministri degli Affari esteri e degli Interni, Ashour Ben Khayal e Fawzi Al-Taher Adulali. Il viaggio era stato annunciato durante la visita fatta da Mario Monti in Libia e ha portato alla firma di un’intesa che prevede il contrasto comune alle organizzazioni criminali che si occupano di traffico di immigrati e alla formazione della polizia libica. Previsto anche un supporto italiano ai lavori per il Centro di trattenimento di migranti a Kufra, struttura che, sotto il regime di Gheddafi, la struttura di Kufra era stata duramente criticata dalle Ong per le violazioni dei diritti umani che si sarebbero verificate ai danni degli immigrati.
Nulla di nuovo rispetto al passato, invece, per i pattugliamenti comuni italo-libici delle coste del paese nord-africano che proseguiranno come prima. E nulla di fatto anche su uno dei punti più spinosi del vecchio accordo esistente tra Italia e Libia come i respingimenti in mare. Il viaggio di Cancellieri poteva essere l’occasione per lasciarsi alle spalle uno degli aspetti peggiori della politica sull’immigrazione del passato governo Berlusconi, che però l’attuale esecutivo non ha saputo o voluto cogliere.
Intanto la notizia che nel canale di Sicilia ci sarebbero altre dieci vittime ha suscitato numerose reazioni. «E’ necessario incrementare il monitoraggio nel Mediterraneo da parte delle autorità  dei Paesi rivieraschi per evitare il ripetersi di queste tragedie in mare», ha detto la portavoce dell’Unhcr, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati, Laura Boldrini che ritiene attendibile il racconto dei sopravvissuti. «Abbiamo saputo di questo gommone in pericolo ieri mattina (lunedì, ndr) da un collega in Libia che aveva ricevuto una chiamata di soccorso dall’imbarcazione. – ha spiegato Boldrini -. Dicevano di avere il motore in avaria e di aver perso la rotta, aggiungendo che dieci di loro erano affogati dopo essere caduti in mare a causa di un’onda anomala. Abbiamo subito girato la segnalazione alle autorità  italiane, a Malta e alla Tunisia». Per il Cir, il Consiglio italiano dei rifugiati, le condizioni degli immigrati in Libia sono tali da rendere necessario «un piano Marshal che consenta di rafforzare le strutture democratiche, al momento praticamente inesistenti, in modo che questo paese sia in grado di rispettare gli obblighi internazionali assunti».


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