«Lavori alla villa di Gemonio con i rimborsi della Lega»

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MILANO — Alla commedia degli illeciti, nel finanziamento pubblico ai partiti, mancavano solo «il bonifico di stima» oppure «la dieta»: era così che, nelle conversazioni intercettate dalla Dia di Reggio Calabria, gli interlocutori di Belsito (il cacciatore di sussidi pubblici Stefano Bonet, il suo collaboratore Leo Caminotto, l’agente finanziario sulla piazza cipriota Paolo Scala) alludevano ai bonifici ordinati dal tesoriere leghista Francesco Belsito, che «attraverso Bonet e Scala faceva giungere a Cipro ed in altri Stati a fiscalità  privilegiata» ingenti somme, quantificate in almeno 6 milioni di euro, «per un successivo investimento in operazioni immobiliari».
I «bonifici di stima»
e i contanti nel cappello
Bonifici «di stima» come quelli che stanno dietro ai 100.000 euro in contanti che il 4 gennaio scorso — osserva il gip di Reggio Calabria, Francesco Petrone — Caminotto va a riportare a Belsito «tra orgoglio, per la stima e la fiducia di Bonet nel coinvolgerlo in prima persona in fatti di così tanta importanza, e paura, per la possibile rapina di cui poteva essere vittima visto il denaro che aveva al seguito». Una scena «da film, roba da far dimagrire di 2 o 3 chili» per la paura: «In effetti — riassumono gli inquirenti — il 29 dicembre 2011 Caminotto, uomo di fiducia di Bonet, si incontrava con Belsito ed in quella occasione effettuava la consegna del denaro celandolo all’interno di un cappello di Bonet e di una borsa utilizzata per contenere bottiglie di vino». Del resto, sono ben strane operazioni quelle che Belsito e Bonet stringono: almeno a giudicare da come Bonet, dovendo consegnare al tesoriere leghista dei «titoli di credito», istruisce la segretaria affinché nessuno sappia che si trova a Milano, «da questo momento in poi non vuole che nessuno sappia dove sia».
Qualche lume, paradossalmente, arriva da un litigio che le microspie captano il 23 dicembre scorso tra Belsito e Romolo Girardelli (legato alla cosca di ‘ndrangheta dei De Stefano e socio di Belsito tramite il figlio in una immobiliare genovese), nel quale ci si rinfaccia «orologi» non divisi e «quote del Sol Levante» (uno stabilimento balneare a Lavagna). Così come il 21 febbraio scorso Girardelli informa Bonet «che si era incontrato con Belsito e gli aveva fatto l’elenco delle attività  da cui aveva percepito degli utili. Belsito, alla contestazione, riferiva che lui non aveva preso per sé nulla, poiché sono serviti a soddisfare le esigenze di altri soggetti». Quali? Il decreto di perquisizione milanese accenna ai «costi della famiglia» di Bossi, espressione entro la quale sembra rientrare anche parte della ristrutturazione della casa di Gemonio del senatùr, che in serata reagisce: «Mai spesi soldi della Lega per ristrutturare casa mia, denuncerò chi sostiene il contrario».
«È un problema politico,
l’operazione va fatta e basta». 
Non che gli interlocutori finanziari di Belsito non si domandino se i soldi siano suoi o in realtà  della Lega di cui è tesoriere. «Ma cos’è la fonte?», chiede Bonet un giorno, e Scala gli risponde: «Non so cosa sia. Lui (Belsito, ndr) mi ha detto che (i soldi, ndr) escono da lui. Chi sia lui a me non è dato saperlo, non mi interessa neanche saperlo. Ricevute le garanzie verbali…Boh, se non ci sono problemi rimarranno (i soldi, ndr) parcheggiati lì per X giorni o settimane in attesa di delibere loro, e poi seguiranno la via che devono seguire».
Anche in altre occasioni, del resto, Bonet esegue disposizioni di Belsito («ti mando il mio Iban….») facendo chiaro riferimento a motivazioni non economiche ma politiche. Come quando Bonet accenna a «una operazione “politicamente” da fare perché è indebitato con garanzia dell’onorevole, e quindi non c’è nulla da discutere, va fatta». O come quando Bonet paga una parcella da 40 mila euro all’avvocato Bruno Mafrici (indagato nell’inchiesta di Reggio Calabria): Bonet, ascoltano gli inquirenti, non sarebbe soddisfatto, ma parlando con la sua segretaria sbotta: «È un problema politico lì dietro, cavolo. È un’operazione politica e bisogna pagare, fine della questione».
Bonifici che vanno all’estero,
contanti anticipati in Italia
Dalle conversazioni intercettate, che individuano in Scala «il “gestore dei fondi esteri” del gruppo di imprenditori che ruotano intorno alle figure di Belsito, di Bonet e di Girardelli, si intuisce che le mosse di Belsito a volte spiazzano anche le sue sponde finanziarie. Il 16 dicembre Bonet racconta a Scala che il suo amico Belsito gli invierà  1 milione e 200.000 euro, che in effetti il 23 dicembre arrivano sul conto della «Krispa enterprises Ltd» di Scala presso la Bank of Cyprus. Ma tra Natale e Capodanno le intercettazioni captano «un elemento di turbativa, a dire di Bonet: Belsito di colpo lo aveva informato che la cifra bonificata non era più quella pattuita bensì quattro volte superiore; e che sarebbe stata cura di Belsito, o di chi per lui, attuare le procedure necessarie affinché il denaro, una volta giunto all’estero, arrivasse alla destinazione stabilita». 
È alla vigilia di Natale che «si comprende che, strettamente connesse all’esportazione all’estero del milione e 200.000 euro sul conto di Scala», intermediata da Bonet, «erano le anticipazioni per 200.000 euro che Bonet consegnava in Italia a Belsito, a titolo di favore, poiché il politico doveva affrontare degli impegni economici non meglio indicati: verosimilmente (in base ad altre intercettazioni, ndr), l’acquisto delle quote del Lido balneare Sol Levante a Lavagna».
Belsito per un verso è uno che «fa versamenti alla Lega in misura superiore ai suoi redditi», e di cui le banche segnalano operazioni sospette come i 95.000 euro prelevati nel dicembre 2010 con la giustificazione di «alimentare la cassa del partito». Per un altro verso, «a Belsito venivano versati nel 2011 dal gruppo di Bonet 250.000 euro, di cui 100.000 già  percepiti in precedenza e 150.000 con il pagamento della fattura 4 legata al Progetto Sirio». Cosa è? Quel che si afferra dalle intercettazioni è che «il pagamento di questo contributo a Belsito era dettato perché per il 2011, per ciò che attiene Siram» (società  di innovazione tecnologica del gruppo francese Dalkia), «si era ottenuto un risultato economico pari a 12 milioni di euro».


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