Lo scotch sulle bocche dei migranti

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Il 18 aprile, due giorni fa, una persona su Facebook – Francesco Sperandeo – ha pubblicato una foto scattata da lui su un volo Alitalia tra Roma e Tunisi. A bordo dell’aereo c’erano due tunisini, immigrati clandestinamente in Italia e per questo rimpatriati, e la foto di Sperandeo mostrava uno di questi con la bocca chiusa dallo scotch. Scotch da pacchi. Sperandeo ha detto di aver chiesto spiegazioni e di essersi sentito rispondere che si trattava di una “normale operazione di polizia”. La foto ha circolato parecchio online, è stata rilanciata da testate giornalistiche nazionali ed è stata oggetto di alcune interrogazioni parlamentari al ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri. Che ha risposto stamattina, così.

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Signor Presidente, onorevoli deputati, corrispondo alla richiesta di informativa urgente formulata dagli onorevoli Giachetti, Perina ed Evangelisti, in merito all’episodio avvenuto il 17 aprile scorso in occasione delle operazioni di rimpatrio forzato di due cittadini algerini, connotate da modalità  coercitive sulle quali sono state richieste delucidazioni e chiarimenti.

Ho dato immediatamente la mia disponibilità  a fornire al Parlamento ogni elemento informativo su questo episodio, non appena rientrata da una visita di Stato nei paesi dell’Africa australe. Vengo ora alla ricostruzione dei fatti, effettuata sulla base degli elementi forniti dal Dipartimento della pubblica sicurezza.

Sabato 14 aprile il personale della polizia di frontiera, nel corso di un ordinario servizio di perlustrazione e controllo presso lo scalo aeroportuale di Fiumicino, sorprendeva due cittadini algerini, Ahmed Bouaita, di anni 30 e, Abel Aziz Leddai, di anni 35, nel tentativo di entrare illegalmente nel territorio nazionale, invece di imbarcarsi per la Turchia, destinazione finale del loro viaggio.

Il personale di polizia coglieva, inoltre, nei due stranieri un atteggiamento caratterizzato da aggressività  e da una forte resistenza passiva. Ciò rendeva vani i due consecutivi tentativi d’imbarco per Tunisi, posti in essere il 15 e il 16 aprile. È stato, pertanto, ritenuto necessario l’intervento di unità  specializzate della Polizia di Stato, che potessero procedere all’operazione di rimpatrio in condizioni di sicurezza anche per gli altri passeggeri.

I quattro operatori intervenuti appartengono al nucleo scorte nazionali, e sono quindi regolarmente abilitati, previo corso, all’effettuazione di tale servizio all’estero. Come si temeva, l’atteggiamento di forte opposizione da parte dei cittadini stranieri è ulteriormente proseguito, manifestandosi con sputi, morsi, calci e pugni all’indirizzo del personale di scorta. Ciò rendeva particolarmente difficoltosa la fase dell’imbarco sul volo AZ 864, in partenza da Fiumicino alle ore 9,35 del 17 aprile scorso.

Tale comportamento è stato posto in essere anche a bordo del vettore, durante la prima fase di volo, per circa venti minuti. Gli operatori di polizia, a quel punto, decidevano di adottare interventi coercitivi, anche a salvaguardia della sicurezza fisica degli altri passeggeri. Ai polsi dei due cittadini algerini venivano applicate fascette in velcro, materiale di cui è dotato il personale che effettua i servizi di rimpatrio a bordo di aeromobili.

Inoltre, per prevenire il tentativo di sputare il sangue fuoriuscito dalle labbra che avevano cominciato a mordersi, pratica autolesionistica a cui spesso fanno ricorso gli stranieri per ostacolare l’operazione di espulsione, gli agenti ritenevano di utilizzare delle mascherine sanitarie verdi, morbide, di tipo chirurgico. L’uso di tali mascherine riteniamo non contravvenga le rigorose disposizioni, anche europee, cui si rifanno le direttive nazionali circa l’utilizzo di mezzi di contenimento nel corso dell’esecuzione di provvedimenti di respingimento.

Tale normativa, infatti, ammette misure coercitive a condizione che siano giustificate dal rifiuto o dall’opposizione all’allontanamento e siano proporzionate e non eccedano un uso ragionevole della forza, né ledano la dignità  o l’integrità  fisica del rimpatriando, e non compromettano o minaccino la facoltà  di respirare normalmente.

Ciò che è apparso, invece, del tutto estemporaneo nel caso di specie è l’impiego di nastro adesivo, utilizzato dal personale di polizia nel tentativo di fissare le mascherine ed evitare che i due cittadini algerini, come più volte avevano provato a fare, potessero in qualunque modo rimuoverle.

Peraltro, tale comportamento si collega verosimilmente a pregresse recenti negative esperienze, nelle quali gli operatori di polizia hanno subito gravi lesioni personali e perfino, in un caso, l’asportazione violenta di un lobo auricolare.
Tuttavia, l’impiego del nastro adesivo, sia pure accompagnato da rudimentali accorgimenti per assicurare la respirazione e dettato dalla comprensibile concitazione del momento, non appare corrispondere a nessuna delle misure coercitive previste e, nei fatti, si traduce in un comportamento che la coscienza collettiva percepisce come offensivo alla dignità  della persona.

Per ritornare all’esposizione dei fatti, aggiungo che sia le mascherine che le fascette, una volta ristabilita la calma, sono state rimosse ed i due stranieri dopo circa un’ora di volo sono stati riconsegnati alle autorità  tunisine. Il Capo della Polizia ha disposto accertamenti al riguardo. Sono certa che le verifiche verranno compiute con il massimo scrupolo e nel pieno rispetto della verità  dei fatti. D’altra parte, una forza di polizia come la Polizia di Stato, che ha operato circa 20 mila rimpatri nel 2011 e circa 4 mila nei primi mesi del 2012 senza che si siano registrate evidenti criticità , ha tutto l’interesse allo svolgimento di accertamenti interni del cui esito verrà  data massima e trasparente informazione.


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