«Tutte fuori»: è l’Autogrill style

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La crisi deve aver esacerbato gli animi e adesso non si guarda più in faccia nessuno. Neppure le tante donne, alcune dietro il bancone da 20 anni, con tanto di mutui e figli a carico. Unico refrain: li-cen-zia-te.
La multinazionale, controllata dalla famiglia Benetton, mette la «sostenibilità » al centro della propria mission, ha un rigido codice etico ed è certificata SA8000: possibile che la recessione renda tutto questo carta straccia? Eppure Autogrill vanta numeri di rispetto: 5,7 miliardi di fatturato nel 2010, e conti altrettanto floridi nel 2011, con un 4% di utili; 62.500 addetti per 5.300 punti vendita nel mondo; i dipendenti italiani sono 10.238. Il portafoglio marchi è invidiabile: ben 350 in tutto il pianeta, tra cui Spizzico, Ciao, Burger King e perfino Starbucks, una sorta di McDonald’s della caffetteria, diffusa ovunque (tranne che in Italia, dove ancora prevale il classico bar). Tanto popò di roba e non si riesce a ricollocare una cinquantina di persone.
I problemi sono cominciati già  l’anno scorso, e non solo a Roma. Autogrill lamenta perdite in Italia, anche se non ha mai fornito conti dettagliati al sindacato: così, nella riorganizzazione, ha deciso di cessare l’attività  in un punto vendita di Milano (8 addetti) e in un altro a Bologna (una trentina), facendo partire le procedure di mobilità . Lo stesso è accaduto alla Romanina: ma nel centro commerciale alla periferia di Roma aveva ben 6 punti vendita, che di recente si erano ridotti a soli due, ricollocando negli altri 62 punti del Lazio una quarantina di persone. Gli ultimi 43 dipendenti pensavano di averla sfangata, e invece due mesi fa è arrivata la doccia gelata: si chiude, perché la gestione 2011 (notizie informali comunicate al sindacato) ha perso 250 mila euro, e il nuovo affitto richiesto per i locali è stratosferico. 
«Noi non abbiamo contestato tanto il fatto che ci sia una crisi – spiega Katia Della Rocca, funzionaria della Filcams Cgil – quanto piuttosto che non sia stata accettata alcuna nostra proposta per evitare i licenziamenti. Abbiamo chiesto la ricollocazione nei 62 punti vendita laziali, neanche un lavoratore per ristorante se si pensa che sono in tutto 43. E per giunta sono part time, la gran parte fanno 24 ore a settimana. Poi, con il sostegno della Regione Lazio, che si è detta disponibile a mettere i fondi per la cassa in deroga, abbiamo chiesto che si attivasse la cig. Ma nulla: ci hanno detto no su tutti i fronti». Evidentemente, Autogrill si è fissata: vuole proprio licenziare.
Lo stesso atteggiamento, a muso duro e con un no a tutti i livelli, si è registrato a Bologna e a Milano. Ma in queste due ultime città  c’è la possibilità  di trovare una via di uscita alternativa, perché si sarebbero fatti avanti due gruppi – Compass e McDonald’s – che rileverebbero le concessioni e con esse, come prevede il contratto nazionale, anche tutti gli addetti. «Sia in Emilia che in Lombardia – spiega la segretaria nazionale Filcams Cgil Lucia Anile – Autogrill aveva confermato le mobilità  e detto no a qualsiasi nostra proposta. Abbiamo allora attivato la Fipe, associazione di settore, che si è interessata e ci ha comunicato che due gruppi sono pronti a subentrare». La Fipe dovrebbe portare all’incontro previsto oggi a Milano – con Autogrill, Cgil, Cisl e Uil – anche Compass e McDonald’s, per comporre la vicenda. Ma purtroppo a Roma, al contrario, non si è ancora fatto avanti nessun nuovo soggetto. 
A Roma la gran parte delle lavoratrici (gli uomini si contano sulla punta delle dita, e tra loro ci sono il direttore e due responsabili) è part time, e porta a casa dai 650 ai 780 euro, ma c’è anche chi guadagna 550 euro al mese con 16 ore settimanali. Nell’ottobre scorso, per venire incontro all’azienda, si erano già  autoridotte l’orario a 20 ore settimanali. Molte donne sono over 45, con una lunga anzianità  in Autogrill, mutui e figli piccoli a carico. «Se si attivasse la cassa – spiegano alla Cgil – si potrebbe attendere l’arrivo di un nuovo concessionario, e nel frattempo utilizzare gli addetti nel turn over degli altri punti vendita: sono decine i contratti a termine attivati, gli ultimi 20 a Fiumicino per un mese e altri 3 a Ciampino. Ovviamente, se alla Romanina non dovesse subentrare nessuno, noi chiederemo che tutti i 43 addetti siano ricollocati dentro Autogrill».


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