Maroni: «Via loro, o lascio» Espulsi Belsito e Rosi Mauro

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MILANO — «Io non ci sto a far parte di un triumvirato che viene delegittimato da un comportamento tanto scorretto». Sono queste le parole con cui Roberto Maroni chiude l’antica partita con Rosi Mauro, l’acerrima nemica. Per l’ex ministro dell’Interno, un punto decisivo. Per tutto il giorno, infatti, si sono rincorse le voci sulla volontà  di Umberto Bossi di salvare la vicepresidente del Senato. Un modo, tra l’altro, per mostrare a tutti che chi comanda è sempre lui. E far iniziare male a Maroni la sua carriera ai vertici del partito: proprio l’ex ministro dell’Interno aveva chiesto pubblicamente le dimissioni della Mauro martedì scorso, durante la «notte dell’orgoglio padano».
Ma, appunto, l’aut aut di Maroni ha posto il consiglio federale leghista di fronte a una scelta che tale non è: le dimissioni di Maroni, il leader che per la maggior parte dei leghisti restituisce orizzonte al movimento, contro la permanenza in Lega della fondatrice del Sin.pa, travolta dalle polemiche. E così, il gran consiglio ha deciso: dal tardo pomeriggio di ieri, Rosi Mauro non fa più parte del Carroccio. E con lei — ma la decisione è stata assai più rapida — l’ex tesoriere Francesco Belsito. Secco il commento a caldo dell’interessata: «Il rancore è prevalso sulla verità . La mia epurazione era già  scritta». Di più: «Se qualcuno è arrivato al punto di minacciare le dimissioni se non si fossero presi provvedimenti contro di me, vuol dire che la presunta unanimità  è stata imposta con un ricatto politico. Non ho voluto fare retromarcia perché non vedo chiarezza in questa storia». Mauro dice di essersi tolta «un peso dal cuore, non potevo restare nell’ambiguità  e nell’ipocrisia. Indietreggiare vorrebbe dire che non c’è verità ». Quanto a Maroni, «non ha bisogno di miei giudizi, semmai è stato lui a fare giudizi nei miei confronti e nei confronti del sindacato padano i cui iscritti meritano rispetto».
Al consiglio padano non si è parlato, invece, di Renzo Bossi: con le sue dimissioni dalla Regione, il «Trota» ha evitato la la sospensione di cui ieri qualcuno parlava. Sull’argomento è intervenuto lo stesso Umberto Bossi: «Se si accerterà  davvero che qualcuno della mia famiglia ha preso dei soldi appartenenti alla Lega, io farò un assegno per rimborsare l’intero importo». 
Ma l’assemblea leghista ieri ha anche sancito le date per i congressi che dovranno disegnare il nuovo Carroccio. In Lombardia si svolgeranno venerdì 1 e sabato 2 giugno, quello veneto sabato 2 e domenica 3 giugno. Mentre l’appuntamento più atteso dal popolo leghista, il congresso federale che dovrebbe lanciare la nuova Lega, si svolgerà  tra il 30 giugno e il 1° luglio al Forum di Assago, a due passi da Milano. Per decidere la data, si è dovuto capire se in quei giorni avrebbe giocato l’EA7, la squadra di basket. 
Ma per oggi è previsto un appuntamento che potrebbe portare ad altre uscite di scena. Maroni, il vicepresidente della Lombardia Andrea Gibelli e il capogruppo Stefano Galli incontreranno il governatore Roberto Formigoni. Tema, il rilancio della legislatura. Facile che i tre leghisti parlino con il governatore di Monica Rizzi, l’assessore allo Sport e ai giovani vicina al «cerchio magico».


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