Mediobanca detta le condizioni a Fonsai

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MILANO – Mediobanca sempre in prima fila nella gestione del dossier Fondiaria Sai. Anche ieri il presidente Renato Pagliaro e l’amministratore delegato Alberto Nagel si sono recati negli uffici di Unicredit, altro grande creditore del gruppo Ligresti, per fare il punto della situazione sull’operazione che dovrebbe presto portare la compagnia ad aggregarsi con la Unipol. Ma Mediobanca è anche il primo azionista di Generali e in passato ha dovuto subire limitazioni importanti da parte dell’autorità  antitrust per quanto riguarda il ruolo giocato in Fonsai, dove non può avere né partecipazioni azionarie né governance. Ma ora la sua influenza sul gruppo si sta ampliando grazie al ruolo di regista dell’operazione e attraverso l’impegno a formare un consorzio di garanzia per l’aumento di capitale da 1,1 miliardi che Fonsai dovrà  lanciare a maggio.
Dalla lettera di incarico firmata il 3 febbraio 2012, di cui Repubblica è venuta in possesso, in cui sono evidenziate le condizioni a cui è subordinata la formazione del consorzio di garanzia, emerge il “commissariamento” di fatto dei Ligresti da parte di piazzetta Cuccia. L’aumento di Fonsai, come già  emerso nell’assemblea del 19 marzo, è subordinato «a che non si verifichino circostanze che possano pregiudicare l’effettuazione del Progetto di Aggregazione, dell’aumento di capitale Ugf, nonché dell’aumento di capitale Premafin». Dunque anche se il cda di Fonsai ha dichiarato che l’aumento da 1,1 miliardi si farà  in ogni caso, come richiesto dallo stato di crisi, nella sostanza ciò non è vero poiché se non verranno eseguiti anche gli aumenti Unipol e Premafin, il consorzio di Mediobanca potrebbe non vedere la luce. Piazzetta Cuccia non si fida dei Ligresti, è conscia della debolezza intrinseca della famiglia la cui gestione decennale ha provocato danni alla compagnia e coglie l’occasione per porre condizioni assai vincolanti. Come quella del punto (xx): la sottoscrizione del consorzio è subordinata «a che siano concordati con Mediobanca i nominativi dei professionisti e dei consulenti (ivi inclusi i legali) che saranno coinvolti nell’operazione». Insomma, gli avvocati devono piacere a Mediobanca ma le parcelle le paga la Fonsai e i suoi azionisti, incluso il mercato. Il controllo di Mediobanca sui Ligresti è talmente pervasivo da invadere anche la comunicazione verso l’esterno. Tra i punti che Fonsai si impegna a rispettare c’è infatti quello di «comunicare con anticipo a Mediobanca e ai partecipanti al consorzio qualsiasi dichiarazione, comunicazione o annuncio che la stessa intende effettuare al mercato in relazione all’aumento, e a non effettuare dichiarazioni, comunicazioni o annunci senza il preventivo consenso della stessa che, in buona fede, non potrà  essere negato».
Tuttavia, il picco della dipendenza da Mediobanca viene raggiunta al punto g) secondo il quale Fonsai si impegna a «non effettuare alcuna operazione di carattere straordinario, diversa dal progetto di aggregazione, che possa avere effetti sulla struttura e/o sul perimetro del gruppo senza il consenso scritto di Mediobanca che, in buona fede, non potrà  essere negato». Dunque cari soci di Fonsai, piccoli e grandi, se volete che a maggio Mediobanca raccolga i soldi dell’aumento non potete far niente che possa disturbarla e comunque prima dovete chiedere il suo consenso. Clausole che l’Antitrust sicuramente analizzerà  da vicino.


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