by Editore | 1 Aprile 2012 15:43
Persino i cinesi, lo ha rivelato lo stesso Monti, gli hanno fatto presente che è stata la gigantesca evasione fiscale, insieme ad altri fattori, a scoraggiarli da un impegno maggiore in Italia. Eppure il premier ritiene che la strada già intrapresa con il decreto Salva-Italia sia sufficiente e non ci sia bisogno di un ulteriore giro di vite per dare la caccia agli evasori: «Non c’è mai stata in passato una strumentazione così forte, ce l’ha detto anche l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza. Non credo occorra fare di più». Si aspetta anzi «buoni risultati finanziari» da questa lotta all’evasione, anche se «sarebbe del tutto imprudente fare previsioni che creerebbero aspettative» verso un ipotetico tesoretto. Il premier parla da Pechino, al termine di una serie di incontri – ieri con il primo ministro Wen Jiabao – per «provarea generare nuovo entusiasmo verso l’Italia». Ma tutti i giornali italiani puntano i riflettori sulla raffica di aumenti di tasse e bollette che si sta per abbattere sulle famiglie italiane. Una ricetta dura, ma che Monti rivendica per intero. «Comprendo che gli aumenti delle bollette siano visibili, ma devo sempre far presente agli italiani che meno visibile ai loro occhi, ma molto più grave per il destino delle loro famiglie, sarebbe stato finire come la Grecia».
Certo, all’economista Monti la soluzione tasse&balzelli fa storcere il naso, ammette che si tratta di «strumenti un po’ rozzi, il risultato differito di decisioni prese in passato».
Ma anche il suo governo ne ha dispensati parecchi, «per i quali sono pronto ad assumermi le mie responsabilità ». Per il futuro, promette, «dobbiamo trovare strumenti più sofisticati». Tuttavia difende la stangata decisa a gennaio, perché «è stato fatto uno sforzo di riequilibrio del carico fiscale contro l’evasione, chiamando a contribuire chi aveva fatto meno in passato, riaprendo anche gli scudi fiscali». Sull’evasione ha rilanciato dall’Italia il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera: «Un risultato più importante lo avremo raggiunto quando contro l’evasione fiscale scatterà una vera sanzione sociale», ha detto al forum Ambrosetti a Cernobbio.
«Non può essere più considerata una furbizia non pagare le tasse».
Fortuna che almeno i cinesi, nonostante evasione e pressione fiscale, ci vedono in una luce positiva.
Wen Jiabao, accogliendo Monti nei saloni dell’Assemblea nazionale del popolo, definisce l’Italia «un grande paese manifatturiero, la cui economia è solida». Parlando davanti alla Scuola del partito comunista cinese, Monti dipinge un paese fuori pericolo. «Quando ci si propone di avere un bilancio in pareggio nel 2013 e si mettono in atto misure in vigore per conseguirlo, credo che difficilmente si possa parlare di nuovo contributo alla crisi da quel Paese».
Il premier osserva che «il mercato considera la finanza pubblica italiana in buon equilibrio, come dimostra anche la discesa dei tassi di interesse, tanto è vero che lo spread è sceso». Prima di lasciare Pechino per l’isola di Hainan, dove oggi aprirà il forum economico di Boao (la Davos asiatica), Monti non resiste a dare una stoccata ai giornali per come hanno raccontato la tensione con il mondo politico. «Nulla di vero», ma c’è stato bisogno di scrivere «una lettera al Corriere» perché finisse la tempesta. Il premier proclama il suo «rispetto per i partiti», si dice «dispiaciuto per i malintesi» e al contempo «lieto che si siano calmate le acque». Infine, seppur con un tocco infinitamente più lieve del suo predecessore, si lascia andare a un piccolo “editto cinese” contro i retroscenisti. «Si rimane perplessi leggendo cose che non esistono. E mi chiedo se tanti disagi nella comprensione dell’Italia da parte di altri paesi non nascano dalla impossibilità stessa di conoscerne sia pure vagamente la realtà ».
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