Nuovo rischio-stangata sulla casa

by Sergio Segio | 21 Aprile 2012 5:09

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ROMA – Arriva a sorpresa sui tavoli dei primi cittadini, ancora ignari della portata. Forse perché infilata un po’ alla chetichella nel decreto sulle semplificazioni fiscali, approvato due giorni fa alla Camera. L’imposta di scopo rinasce dalle ceneri e si candida ad essere l’Imu-bis. Uno strumento nelle mani dei sindaci per finanziare asili, scuole, parchi, biblioteche, strade, parcheggi. Ma anche una nuova tassa sul mattone, il bancomat più gettonato in questo tempo di crisi e sacrifici.

LA NUOVA FENICE
Istituita da Prodi con la Finanziaria 2007, l’imposta di scopo doveva essere la leva dei Comuni a parziale copertura delle opere pubbliche (prime case escluse). Un flop, in realtà . Utilizzata pochissimo – scelta da neanche una ventina di città  – finisce poi nel decreto sul Federalismo fiscale dello scorso anno che a sua volta rimanda a un regolamento da emanarsi entro il 31 ottobre 2011. Caduto nel nulla. Ecco allora il Semplifica-Italia che rende l’imposta più appetibile. Sotto tre aspetti: applicata per il doppio del tempo, fino a 10 anni dai 5, finanzierà  il 100% delle opere, non più il 30, estesa anche alle prime case. Bel colpo.
CASA, POZZO SENZA FINE
Un’altra tassa sul mattone, però. Il motivo è chiaro. L’imposta funziona come l’Imu: stessa base imponibile, la rendita catastale (innalzata del 60 per cento dal Salva-Italia), aliquota fino ad un massimo del 5 per mille, colpisce tutti gli immobili. Aumentano poi anche le opere finanziabili (lo “scopo”), come il restauro e la conservazione di monumenti e palazzi storici, oltre che nuovi spazi per eventi, potenziamento del trasporto locale, arredi urbani significativi, giardini, musei. I sindaci individuano le opere, scelgono l’aliquota e i tempi di imposizione ed emettono il regolamento che disciplina l’imposta. Il mancato inizio dell’opera, entro due anni dal progetto, impone la restituzione dell’imposta.
SINDACI PERPLESSI
«Chi ha il coraggio di mettere ora un’altra tassa sulla casa? I cittadini ti fanno allo spiedo!», è il commento del sindaco di Vicenza, Achille Variati (Pd). «Non c’è aria buona, proprio no. Le tasse su imprese e famiglie sono alle stelle e il Patto di stabilità  strangola i Comuni. Noi abbiamo dovuto cedere le quote dell’autostrada Brescia-Padova per alleggerire il debito e far partire investimenti nei quartieri decisi con i cittadini in assemblee pubbliche e ora dobbiamo spendere questi soldi per via del Patto. Tuttavia è un’imposta mirata che può piacere perché i cittadini possono controllarne l’uso effettivo».
PRATICABILITà€
Strumento buono, ma tempi sbagliati, anche per Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno (Pd): «Condivido fortemente la linea di responsabilità  piena lasciata ai sindaci per rilanciare lo sviluppo dei territori in modo efficiente e trasparente. Se il clima fosse più leggero, la userei. Ma ora è poco praticabile, visti i colpi durissimi già  inferti alle famiglie». Il “restyling” dell’imposta piace anche a Guido Castelli, sindaco di Ascoli Piceno (Pdl) e responsabile Anci per la finanza locale, che tuttavia non l’applicherà  «perché la pressione fiscale è cospicua, i consumi e la crescita indeboliti». Allarmata Confedilizia, l’associazione che rappresenta i proprietari di case, secondo cui l’imposta sarà  scelta da un numero crescente di Comuni, doppia rispetto alla precedente (nella durata) e graverà  solo su una categoria di contribuenti: i proprietari.

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