Pressing ambientalista sul governo “Non fermate l’energia pulita”

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ROMA – E’ scattato il pressing degli ambientalisti e della sinistra per difendere la linea europea sull’energia, messa in discussione dal partito pro combustibili fossili. La sterzata del ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, che ha parlato di una maxi obbligazione da 150 miliardi di euro per le fonti rinnovabili, ha fatto scattare una sollevazione. Anche perché si moltiplicano le voci sui due decreti in arrivo (uno per il fotovoltaico, uno per le altre rinnovabili): i tagli sugli incentivi all’energia pulita sarebbero tanto drastici da far saltare buona parte di questo settore produttivo.
Così, prima sono arrivate le precisazioni del ministro dell’Ambiente Corrado Clini, che ha riequilibrato il quadro citando i benefici prodotti dalle rinnovabili in termini di entrate fiscali e Pil. Poi è stato dato l’annuncio di una mobilitazione a oltranza. Si comincia oggi con il sit in organizzato davanti a Montecitorio dalle associazioni di categoria, Ises e Verdi («Passera non dice la verità  sulle bollette: non parla degli incentivi che vanno ai petrolieri e alle industrie che consumano più energie, come le acciaierie», accusa Angelo Bonelli, leader del Sole che ride).
E si andrà  avanti il 18 aprile con la manifestazione di lancio di una piattaforma web – promossa dal Cetri, il Circolo europeo per la terza rivoluzione industriale, e da Sos Rinnovabili – per il passaggio a un sistema energetico avanzato, basato sulla generazione diffusa e sulle smart grid. «Se le bollette salgono è perché il prezzo del petrolio è fuori controllo: pensare di curare la malattia aumentando la causa del problema è un non senso», spiega Angelo Consoli, presidente del Cetri. «Le rinnovabili aiutano perché abbassano il prezzo di picco dell’energia e paradossalmente è proprio questo successo che ha allarmato alcune grandi aziende: si sono ridotti i guadagni prodotti dalle centrali più inquinanti, quelle alimentate con i combustibili fossili. Ora si deve proseguire con l’innovazione».
«Bisogna fare il bis del 55 per cento, gli sgravi fiscali per chi ristruttura la casa abbattendo gli sprechi energetici: incentivi a saldo positivo», propone Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace. «In questo caso una quota dei benefici ottenuti dall’aumento del gettito fiscale prodotto dalle rinnovabili può servire a calmierare le bollette elettriche. Se invece le fonti pulite verranno fermate, i costi complessivi si aggraveranno. Il carbone ad esempio produce grandi profitti aziendali ma scarica gli svantaggi sulla collettività : secondo i calcoli dell’Agenzia europea per l’ambiente, in Italia produce danni ambientali e sanitari per oltre 2 miliardi di euro l’anno».
Anche la sinistra è scesa in campo. Per il leader dell’Idv Antonio Di Pietro: «Passera vuole tagliare i fondi alle rinnovabili che sono il futuro, che hanno generato 100mila posti di lavoro». E Stella Bianchi, responsabile ambiente del Pd, aggiunge: «Come dice Clini, per far scendere il costo dell’energia bisogna creare concorrenza nel settore del gas, migliorare la rete di distribuzione, togliere oneri impropri a cominciare dal Cip 6 e dai fondi per lo smantellamento delle centrali nucleari».


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