“Tacendo si rischia una guerra mondiale”

Loading

BERLINO – «Se Israele attacca gli impianti atomici iraniani, si potrebbe arrivare alla terza guerra mondiale». Così ha detto poche ore fa Gà¼nter Grass all’agenzia di stampa tedesca Dpa. Attaccato da quasi tutti i media e i politici tedeschi, difeso da pochissimi, glorificato dai media iraniani che lo elogiano come «intellettuale coraggioso», il Nobel si difende. Ecco cosa ci ha detto. Signor Grass, cosa ha voluto dire con questa poesia? «È una poesia nella grande tradizione della letteratura e della poesia tedesca, da Goethe a Heine a Brecht fino a poesie recenti contro la guerra nel Vietnam».
Ha voluto essere di nuovo “der Mahner” colui che ammonisce?
«L’ammonitore? No…, ma anche sì. Ammonire è un tratto distintivo della mia generazione. Una generazione segnata dal nazionalsocialismo, che si lasciò sedurre dal nazionalsocialismo, e dai silenzi del dopoguerra. Leggete tutti i miei libri, dal “Tamburo di latta” fino all’ultimo ho sempre trattato il tema del genocidio degli ebrei. Un genocidio che è senza uguali ma magari ci si dimentica il milione di Rom assassinati, o i due milioni e mezzo di prigionieri di guerra russi morti di fame. Tutto questo, l’insieme, è un crimine senza uguali. Sento tutto ciò come un peso che dà  un dovere agli scrittori. E per questo c’è anche il dovere di parlare sul presente per impedire altre colpe, per non dire poi “non lo sapevo”».
Concretamente cosa l’ha spinta a scrivere la poesia?
«Due fatti. La visita del premier israeliano negli Usa e la dichiarazione di prontezza a ogni gesto di ultima difesa, anche un primo colpo. In Europa da centinaia di anni diciamo in diplomazia che finché si dialoga non si spara. Il secondo fatto: la fornitura a Israele, come risarcimento quasi, pagando con soldi dei contribuenti, di sottomarini tedeschi capaci di sparare missili, anche nucleari, a medio raggio. Il linguaggio del governo israeliano peggiora pericolosamente il clima in una regione – guardate alla Siria – carica di tensioni. E già  con l’Iraq abbiamo visto la menzogna delle cosiddette e inesistenti armi di distruzione di massa di Saddam. Ciò mi ha reso diffidente».
Khomeini parlava di distruzione di Israele. Oggi lo fa Ahmadinejad; chiamarlo “fanfarone” non è un po’ poco?
«Nella poesia parlo di cose di cui non si parla. Prima di tutto che da anni Israele è una potenza atomica con molte testate nucleari, il governo israeliano tace e noi tacciamo. Il capo dell’esecutivo iraniano da tempo parla in discorsi, verbalmente, di negazione del diritto all’esistenza di Israele, è noto, non devo per forza parlarne nel poema. Perciò lo chiamo un fanfarone, ha retorica demagogica. La realtà  di cui parlo è l’esistenza di una bomba atomica iraniana che finora è stata solo presunta, non dimostrata, mentre la potenza atomica Israele si sottrae a ogni controllo. Ci vogliono negoziati”.
Si aspettava tante reazioni negative?
«Sì, ma constato che in un paese democratico ove vige la libertà  di stampa, il nostro, si è manifestata una certa Gleichschaltung (il concetto con cui Goebbels uniformò e imbavagliò i media per Hitler, ndr) delle opinioni. Mi ferisce. Mi chiamano “eterno antisemita”, è il rovesciamento del concetto di “eterno ebreo”. È indegno parlare sempre subito e solo di antisemitismo tedesco».
© Ndr


Related Articles

Gre­cia, i retroscena del pressing Ue

Loading

La Germania guadagna dal disastro ellenico e i fondi Ue finiscono solo alle banche

World Kobane Day. Un ponte con il Rojava, a Roma 20mila in marcia con i curdi

Loading

Cittadini, centri sociali, sindacati, partiti contro l’invasione turca. Schedati i manifestanti in bus. «La rivoluzione va difesa»

Crisi brasiliana. Bolsonaro è uno strumento, non un fine

Loading

Che la destra si sia buttata fra le braccia di un candidato avventuriero come Bolsonaro, è una conseguenza della forza, non della debolezza della sinistra

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment