Quando i Servizi segreti bollavano Obama padre come “anti-americano”

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LONDRA Barack Obama non sarebbe nato, se la diplomazia britannica e americana avessero fatto quel che volevano. Alla fine degli Anni ’50, i governi di Londra e di Washington cercarono di fermare il programma di borse di studio che permise a Obama senior di emigrare dal Kenya alle Hawaii, dove conobbe una cittadina statunitense da cui ebbe un figlio, destinato a diventare il primo presidente nero americano. I documenti riservati con cui i due governi bollavano il padre di Obama e altri studenti come attivisti “anti-americani” e “anti-bianchi” sono stati resi noti per la prima volta in Inghilterra per ordine dell’Alta Corte, dopo che le autorità  britanniche li hanno tenuti segreti per mezzo secolo. Da un lato, mettono a nudo i pregiudizi razziali e colonialisti dell’Inghilterra e dell’America dell’epoca. Dall’altro potrebbero fornire materiale al partito repubblicano per dipingere Obama, nella campagna per la Casa Bianca, come il figlio di un potenziale estremista.

Nel 1959 “Barack H. Obama”, così il suo nome è riportato nei documenti, fu il primo beneficiario delle borse di studio sostenute da personalità  dello spettacolo come il cantante Harry Belafonte e l’attore Sidney Poitier per mandare studenti del Kenya negli Usa.

Obama senior diventò il primo studente africano alle Hawaii. A un corso di russo conobbe Ann Dunham, un’americana bianca, e nel 1961dalla loro unione nacque Barack junior.

Ora dagli archivi di Londra escono i messaggi che l’ambasciata britannica a Washington inviava all’ufficio coloniale britannico in Kenya. Vi si esprime “preoccupazione”, propria e del dipartimento di Stato Usa, per le borse di studio assegnate agli studenti kenioti: «Essi qui hanno una cattiva reputazione, perché finiscono nelle mani sbagliate e diventano anti-americani e antibianchi. L’amministrazione Usa cerca di bloccare il programma».

Un altro telegramma dell’ambasciata afferma che le borse di studio venivano distribuite non sulla base dei meriti, poiché i vincitori erano «accademicamente inferiori», bensì grazie a raccomandazioni fatte da Thomas Mboya, un uomo politico keniota organizzatore del progetto, che secondo Washington cercava di favorirei membri della sua tribù, la seconda più grande del Kenya, a cui apparteneva anche Obama. Estremista, inferiore a scuola e raccomandato: questo è insomma il ritratto che facevano di Barack senior.

Tanto stupido il padre del futuro presidente non era se in seguito prese un master ad Harvard, prima di rientrare nel 1964 in Kenya, che aveva appena ottenuto l’indipendenza, dove sarebbe morto, in un incidente d’auto, nel 1983. Ma che fosse politicamente impegnato è vero. Suo padre, nonno dell’attuale presidente, fu imprigionato nel 1949 dalle autorità  coloniali britanniche perché militava nel movimento indipendentista. Ci sono testimonianze di famiglia che in prigione fu torturato al punto da soffrire disabilità  permanenti e da sviluppare un odio insanabile per la Gran Bretagna.

I documenti pubblicati ieri sono venuti alla luce grazie a una richiesta del Times di Londra, che ha rivelato le torture di massa subite dai Mau Mau durante la ribellione in Kenya negli Anni ’50.

Altre migliaia di documenti furono distrutti al tramonto dell’Impero britannico per impedire che arrivassero in mano ai nuovi governi indipendenti delle ex-colonie. Solo un caso ha evitato che anche i telegrammi sul padre di Obama finissero nel tritacarte.


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