Rivoluzione omeopatica “promossi” i nuovi farmaci

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Saranno trattati come farmaci: stesse procedure di autorizzazione per la messa in vendita e dunque stessa dignità . E in più aumenteranno di numero. In Italia si sta avvicinando una rivoluzione per i prodotti omeopatici e per la medicina che li utilizza. Dopo 17 anni di blocco del mercato, di autorizzazioni transitorie alla vendita via via prorogate, verrà  applicata una direttiva europea del 2006. Una direttiva che cambia faccia al settore. Tutti i principi attivi già  in commercio, almeno 30mila, verranno controllati dall’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, e registrati in via definitiva. I produttori potranno inoltre vendere nuovi farmaci. Quanti saranno? Non è facile dirlo. Una parte risalgono a prima del 1995 ma a suo tempo non rientrarono nella grande lista di quelli da mettere in commercio. Altri sono nuovi. La Guna, uno dei più grossi produttori del nostro paese, ha annunciato di averne pronti 90. 
«Ci sono almeno tre grandi categorie di prodotti nuovi che potrebbero affacciarsi sul mercato». A parlare è Elio Rossi, responsabile del Centro di riferimento di omeopatia della Toscana, regione dove gli ambulatori pubblici di medicine complementari sono 110. «Intanto i nosodi, simili ai vaccini ed efficaci contro l’influenza. Poi forme omeopatiche di farmaci della tradizione cinese, ayurvedica o europea che possono servire contro virus anche importanti. Infine prodotti complessi, nati dalla sinergia di più principi attivi che potrebbero servire per problemi come le dipendenze o aiutare i pazienti cronici». 
Nel mondo scientifico non sono pochi i detrattori dell’omeopatia, medici e studiosi che ne contestano l’efficacia. È sempre stato molto duro nei confronti di questa disciplina Silvio Garattini del Mario Negri di Milano. Per un caso del destino il professore è da poco entrato nel cda dell’ente che dovrà  autorizzare i farmaci omeopatici, l’Aifa. Dovrà  applicare la direttiva europea che ha creato il Codice unico del farmaco disponendo che tutti paesi membri adottassero misure per la registrazione dei prodotti omeopatici. «L’Agenzia deve rispettare le regole internazionali e quindi seguirà  quanto previsto da quell’atto – dice – Questo non si discute. Come farmacologo però ritengo che sia insostenibile il fatto di avere in circolazione prodotti per cui non esistono prove scientifiche di efficacia. Dovranno ottemperare alle leggi come i farmaci allopatici ma sarà  difficile dimostrare che qualcosa che non contiene niente funzioni per curare le persone». 
Rossi vede l’altra faccia della medaglia, ovviamente. «Con le leggi vigenti non era possibile sperimentare nel pubblico i medicinali omeopatici – spiega – Quindi non è possibile rispondere all’accusa di chi ci dice che non fanno niente e sono come il placebo. Ma con il nuovo regime si darà  la possibilità  anche di fare ricerca e potremo dimostrare l’efficacia». 
Sono molto soddisfatti della novità  i produttori di medicine omeopatiche, quasi tutti raccolti sotto la sigla di Omeoimprese. Con l’Aifa si sta già  predisponendo il database di tutti i farmaci presenti sul mercato dal 1995. Verranno tutti registrati secondo una procedura più snella rispetto ai medicinali allopatici. «Malgrado la direttiva europea del 2006 negli anni scorsi non c’era molto dialogo tra noi, ministero e Aifa – spiega Fausto Panni, presidente di Omeoimprese – Adesso siamo alla svolta, e potremmo seguire Francia e Germania. A noi interessa intanto la registrazione dei farmaci esistenti, poi la possibilità  di metterne di nuovi sul mercato che dipende dalla capacità  industriale di ogni singola azienda». E aggiunge: «Ma c’è un altro aspetto importante: avere la possibilità  di vendere all’estero. Oggi come aziende italiane non possiamo farlo perché i nostri prodotti non hanno un’autorizzazione definitiva ma transitoria. È stata rinnovata varie volte in questi 17 anni e adesso scade nel 2015. Ovviamente ritengo che faremo tutte le registrazioni definitive ben prima di quella data».


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