Sfida per l’Eliseo a colpi di film

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PARIGI — Marine Le Pen ama il  Braveheart già  adorato dai leghisti, il neo-intellettuale Nicolas Sarkozy i film del danese Carl Theodor Dreyer (che fa tanto cineforum), Franà§ois Hollande la nouvelle vague che implica l’idea di cambiamento (anche se risale a 50 anni fa), e Franà§ois Bayrou i grandi classici da Marcel Pagnol a Pretty Woman, da uomo solido, al contempo rurale e globale qual è. Dei candidati presidenziali gli elettori francesi sapevano quasi tutto, ora anche i film preferiti: la corsa all’Eliseo si gioca sulle ricette economiche ma anche sulla personalità  dei singoli, come sa bene il socialista Hollande che un anno fa cominciò a farsi fotografare, «uomo normale», in scooter per le strade di Parigi.
Tutto è politica: Sarkozy che abbandonò giacca e cravatta per una maglia girocollo più informale e combattiva (gli stava male, è tornato alla camicia bianca), o Martine Aubry, possibile primo ministro della gauche, che in treno viaggia solo in seconda classe. E adesso che il sito «Allociné» chiede ai 10 candidati di indicare i film più amati, arrivano risposte spontanee e spensierate quanto un commento sul deficit o sulla Bce. Con l’eccezione di Nathalie Arthaud di Lutte Ouvrière — che ha avuto lo humor di citare Galline in fuga e non La corazzata Potà«mkin — le scelte riflettono accuratamente, ideologicamente, l’immagine che il candidato vuole proiettare di sé.
Nicolas Sarkozy, a lungo accusato dall’élite parigina di non essere abbastanza colto, ci tiene a esibire gusti sofisticati osservando che «è impossibile stabilire una gerarchia tra film così diversi come La passione di Giovanna d’Arco di Dreyer e i film muti di Lubitsch, peraltro realizzati alla stessa epoca; o tra L’Atalante di Vigo e New York-Miami di Capra, usciti nello stesso anno 1934». Perbacco. Sarkozy cita poi Roma città  aperta di Rossellini eBellissima di Visconti, e si lancia in una breve dissertazione sull’amato Stanley Kubrick del quale Lolita è un capolavoro senza tempo mentre «l’estetica e i temi di Arancia meccanica mi appaiono molto invecchiati».
Hollande indica tra i preferiti La mia notte con Maud di Rohmer e Baci rubati di Truffaut, fino al più recente Sotto la sabbia di Franà§ois Ozon, tre classici francesi molti amati a sinistra, con l’aggiunta del western Il grande sentiero(con cui John Ford fece atto di riparazione nei confronti degli indiani) e Spartacus di Kubrick. Senza sorprese anche Marine Le Pen, con Il Gladiatore e soprattutto Braveheart: «Come non soffermarsi su questo affresco storico che magnifica il patriottismo, il coraggio, il senso dell’onore e del sacrificio, testimoniato da un uomo del popolo che difende la sua libertà  di fronte ai tradimenti e ai compromessi delle élite corrotte dalla sete del potere?». Mel Gibson forse non lo immaginava, ma nel 1995 girò un manifesto politico per almeno un paio di partiti populisti europei. 
Jean-Luc Mélenchon del Front de Gauche, ammiratore della Cuba di Castro e del Venezuela di Chà¡vez e nemico degli Stati Uniti «potenza in declino forte solo delle armi», sceglie coerentemente il capolavoro antimilitarista di Coppola Apocalypse NowPiccolo grande uomo di Arthur Penn, capostipite della serie di film basati sullo schema «Occidentali cattivi-Nativi buoni» che ha in Avatar l’ultimo perfetto esempio. 
Domenica si vota, e i francesi penseranno più che altro a tasse e stipendi. Eppure per convincerli i candidati le hanno pensate tutte: anche film usati come volantini.


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