Sisma a Sumatra, è terrore-tsunami

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BHUBANESWAR – Ora che tutto è finito bene la chiamano “la grande opportunità “, una prova generale di reazione al terrore più angosciante che ci sia, alla grande onda che tutto travolge e distrugge. Nel 2004 lo tsunami spazzò via 230mila anime, ieri ne ha atterrite milioni senza catturarne alcuna: una scossa di terremoto improvvisa e furibonda, 8,6 gradi della scala Richter equivalentia un attentato sottomarino ordito dalla natura con cento milioni di tonnellate di tritolo, ha sconvolto il fondale 435 chilometri a sud-ovest di Banda Aceh, al largo delle coste di Sumatra, a meno di cento chilometri dall’epicentro del terremoto che il 26 dicembre di otto anni fa provocò una strage in tredici Paesi dell’Oceano indiano.

Dal meraviglioso arcipelago indonesiano alle coste assolate dell’Indiae fino all’oriente africano, ieri pomeriggio alle 14,08 locali (le 10,38 in Italia) l’incubo è entrato nelle case e nelle spiagge, negli uffici e negli hotel di almeno 28 Paesi nei quali è scattato l’allarme tsunami. La scossa – seguita poco dopo da due nuove di assestamento, entrambe superiori agli otto gradi Richter (per avere un confronto, il sisma dell’Aquila fu classificato del 5,9) – è stata percepita in mezzo mondo, dall’Indonesia devastata nel 2004 al Giappone ancora ferito dall’onda assassina che il 12 marzo 2011 uccise 19mila persone, dai grattacieli di Singapore ai palazzi vittoriani di Calcutta.

Al panico per la terra che trema scuotendo i muri e facendo danzare lampadari e tazze di tè, svuotando gli uffici e trascinando in strada milioni di persone, in pochi minuti si è sostituito quello del mare infuriato: «E’ attesa un’onda alta fino a otto metri», vaticinavano i primi allarmi rilanciati a reti praticamente unificate sulle televisioni di tutto l’Oriente meridionale. «In tre ore raggiungerà  le nostre coste», specificavanoi media indiani tracciando cerchi concentrici e distendendo sulle spiagge infinite del Paese un allarme in tre diversi colori: rosso per le isole Andamane e soprattutto per le Nicobare, le più vicine alla costa indonesiana e le prime lungo lo sfiato di energia ipotizzato nelle valutazioni immediate; arancione sulle spiagge orientali, dal Bengala Occidentale di Calcutta all’Orissa di Bhubaneswar e di Paolo Bosusco, dall’Andrha Pradesh al Tamil Nadu dell’antica Madras (oggi Chennai) e fino al Kerala dei due marò. In meno di un’ora la catena di avvertimenti è in piena attività : a Phuket è stato immediatamente chiuso l’aeroporto internazionale, nelle semideserte Andamane e Nicobare il lungomare è stato evacuato portando tutti a distanza di sicurezza, senza panico ma con la decisione necessaria a evitare disastri.

Agenti a cavallo con il microfono nella famosa Marina Beach di Chennai; poliziotti su camion e camionette da Puri a Goa, ai lati opposti dell’India, per invitare tutti a mettersi al sicuro; interi villaggi costieri svuotati rapidamente in Orissa. E allarmi ed evacuazioni sono scattati nello Sri Lanka e alle Maldive, e persino nell’isola della Riunione,a est del Madagascar,e in Kenya.

Dalla Farnesina sono partiti gli sms ai turisti italiani in viaggio in aree a rischio, eserciti e istituzioni hanno messo in moto i sistemi di protezione civile inviando aerei e soccorsi preventivi. E l’onda anomala? Per fortuna nulla, al massimo un’onderella da surfisti svogliati arrivata sulle coste dell’Indonesia e nelle isole più vicine all’epicentro. Merito della natura stessa del sisma, spiegano gli esperti che dopo più di tre ore hanno convinto i governi a cancellare gli allarmi. La faglia si è spostata in direzione orizzontale, ondulandoe non sussultando, scaricando la sua enorme potenza senza riuscire a generare onde di altezza eccezionale. Esattamente il contrario di quanto successe a Santo Stefano del 2004, quando alle due del mattino la faglia sussultò verticalmente con una potenza inaudita di magnitudo 9,3: una bomba da 50 miliardi di tonnellate di dinamite, un milione e mezzo di volte più potente delle atomiche sganciate in Giappone. Dal placido oceano si levò un immane muro d’acqua alto quasi trenta metri che in pochi minuti devastò le Andamane e Nicobare uccidendo tremila persone, e lavorò ancora molte ore per completare la sua micidiale carneficina: 230mila morti accertati dall’Asia all’Africa, con mezzo miliardo di persone senza più casa e migliaia di chilometri di coste rase al suolo. Per questo, quando le tv di tutto il mondo hanno raccontato di un nuovo terremoto di enorme potenza a pochi chilometri di distanza da quel vecchio maledetto epicentro, lo hanno fatto soprattutto con le immagini degli occhi atterriti di due ragazze indonesiane, perse in un incubo che temevano di dover rivivere.


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