Violenti scontri a Skopje. Torna lo spettro della guerra inter-etnica
Protagonisti migliaia di giovani slavo-macedoni – tra loro, nella “migliore” tradizione balcanica, la tifoseria ultrà – che hanno partecipato a una manifestazione anti-albanese per protestare contro la strage avvenuta nei giorni scorsi di cinque slavo-macedoni, quattro giovani tra i 18 e i 20 anni e un uomo di 45, i cui corpi con ferite di armi da fuoco sono stati trovati vicino al lago artificiale di Smiljkovci, presso Skopje.
Per il ministro dell’interno Gordana Jankulovska, la polizia ha il profilo ma non l’identità degli assassini, che potrebbero essere stranieri e la matrice del delitto «non è necessariamente etnica». Dell’uccisione dei cinque slavo-macedoni invece i dimostranti, e i settori ipernazionalisti – come dimenticare che il peggior partito slavo-nazionalista, il Vrmo, è ancora alla guida del governo in equilibrio sul sostegno condizionato di formazioni albanesi altrettanto nazionaliste -, accusano i rappresentanti della minoranza albanese (su due milioni di abitanti, più del 25%). Che così si sarebbero vendicati del recente assassinio di due giovani albanesi a Gostivar – nel nord del paese che, con Tetovo, è il cuore albanese dei Balcani – dopo un litigio per futili motivi con un poliziotto slavo-macedone.
La strage di Skopje segna la ripresa della tensione interetnica in Macedonia, dove i rapporti fra maggioranza macedone e minoranza albanese restano fragili e incerti. S’aggira lo spettro del 2001, quando per diretta derivazione della guerra in Kosovo del 1999 e della «pacificazione» della Nato in chiave pro-albanese, la guerra civile etnica dell’Uck dilagò nel nord della Macedonia con centinaia di morti fino al 2002. Va ricordato che l’Uck era originariamente l«Esercito di liberazione nazionale» per l’unificazione pan-albanese (la Grande Albania), ed è nato proprio nell’area di Gostivar e Tetovo, dove ha sede anche l’Università di studi albanesi, culla dell’insorgenza shiptara in tutta l’area, fino alla Valle di Precevo in Serbia del sud. È lo spettro dell’odio etnico che s’intravedeva, raccontano fonti di Skopje, domenica scorsa di Pasqua ortodossa a Radishani, il quartiere di Skopje dove abitavano le vittime, e dove, sotto presidio di agenti in assetto antisommossa e numerosi blindati, si sono svolti i funerali in un clima di rabbia e grande partecipazione popolare.
Ora, nonostante gli appelli dell’Ue e dell’Osce alla calma e a indagini veridiche, c’è il fondato timore che le uccisioni abbiano una matrice etnica, e che si alimenti una nuova spirale di tensioni e scontri. Spirale che dall’inizio dell’anno non si è mai interrotta e anzi si è estesa alla regione. Quando a metà gennaio il «carnevale di Vevcani» con alcune maschere giudicate anti-islamiche aveva provocato scontri etno-religiosi a Struga con migliaia di persone che inneggiavano ad Allah. E come dopo l’uccisione a Gostivar dei due giovani albanesi, quando ci sono state a fine marzo e inizio aprile violente proteste antimacedoni a Pristina nel Kosovo «indipendente» e a Tirana, con lanci di molotov contro l’ambasciata di Skopje. Nonostante le chiacchiere della comunità internazionale, il riconoscimento nel 2008 dell’indipendenza unilaterale del Kosovo, come seconda nazione albanese dei Balcani, spinge a fasi alterne la Macedonia sul baratro della sua dissoluzione come entità statuale. Già compromessa per altro anche nel nome, con la Grecia che ancora si oppone al nome «Macedonia», lo stesso della regione greca considerata identitaria da Atene, che preferisce, con la comunità internazionale, ancora l’acronimo Fyrom, che ricorda la natura di paese dell’ex Jugoslavia.
Un 2011 con lo spettro della guerra del 2001, iniziato il 1° gennaio proprio con la morte di Kliro Gligorov, il presidente-fondatore della nuova Macedonia, il non-violento che fu capace di evitare la guerra dei Balcani estraendo di fatto l’indipendenza pacifica di Skopje proprio mentre tutti gli altri si scannavano.
Un progetto che risultò anche quello fallimentare negli scontri militari sanguinosi del 2001 nell’area di Tetovo.
Related Articles
Respingimenti illegali: Italia, Malta e Libia denunciate alle Nazioni Unite
L’Associazione per gli Studi giuridici sull’immigrazione e il Cairo institute for Human rights studies rappresentano due migranti riportati a ottobre 2019 nel centro di detenzione di Triq al Sikka
AZZARDO MORALE VELENO D’EUROPA
A forza di parlare di governo tecnico, e di un premier che non ha ambizioni politiche, e di ministri che mettono al servizio dell’Italia le proprie conoscenze scientifiche per tornare presto agli studi o alle attività di ieri, ci stiamo abituando a tenere la mente in naftalina, come se il nostro pensare fosse il giunco che astutamente si piega, in attesa di rialzarsi tale e quale appena passata la piena.
Tra i profughi in marcia “Proviamo in Croazia ” Ma i campi minati minacciano l’esodo
Per aggirare il muro di Orbán si va a Ovest, ma ci sono le bombe della guerra in Jugoslavia