Wyslava Szymnborska, L’ultima raccolta della signora della poesia

by Editore | 6 Aprile 2012 6:35

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Mappa e Reciprocità  sono le due ultime poesie di Szymborska, su cui ha lavorato fino a pochi giorni prima di morire. Apparse sulla stampa in Polonia, usciranno a Cracovia assieme ad altri testi inediti con il significativo titolo Wystarczy (che significa “Basta così” o “È sufficiente”). Vi sono condensate tutte le caratteristiche della sua poesia: la vitalità  e la leggerezza, la serietà  e la profondità , il coinvolgimento nelle cose della vita e un autoironico distacco. La poetessa ha composto anche collages, limericks e altri fantasiosi testi tra cui brevi prose da lei chiamate “Origliature”, raccolti nelle Filastrocche per bambini grandi e piccini. Il pubblico italiano, che non li non conosce ancora, vi ritroverebbe lo stesso assemblaggio di idee e situazioni da cui scaturisce un’inattesa verità .
Szymborska non solo sapeva giocare, ma cercava una complicità  con i suoi lettori, rinunciando al suo status di autore. Amabilmente ingenua e curiosa, si ostinava a mettere in discussione principi assodati, a chiedere perché, con la caparbia determinazione di un bambino. Ha ragione Berardinelli a scrivere che la sua è una maieutica di stampo socratico: il suo passo mentale non ci affatica, pur conducendoci in acrobatiche piroette mentali, in impertinenti associazioni da cui scaturiscono nuove pertinenze. Alla fine approdiamo a una conciliazione a sorpresa, a una verità  cui ci sarebbe stato difficile giungere prima, ma con cui ci è impossibile non concordare.
Figlia di una terra in cui la cultura e l’umorismo ebraico hanno avuto tanto ruolo, la Szymborska ha portato all’estremo la tecnica del rovesciamento e il paradosso, trovando un raro equilibro fra opposti inconciliabili. Nelle sue poesie riecheggiano l’irriverenza delle avanguardie, un qualche Illuminismo ludico e una certa formazione marxista: tutto questo la spinge a una dialettica a oltranza, apparentemente assurda, che ricerca sempre nuovi sensi e ordini. Lo aveva fatto anche un altro grande poeta polacco, Z. Herbert: ma ciò che in lui era sempre alto e definitivo, in lei è elastico e provvisorio, come permanentemente seguito da un punto di domanda.
È a tutto questo certo che si deve il suo incredibile successo in Italia, paese dove la poesia sembrava in crisi. Con la sua capacità  di ricostruire il mondo attraverso nuove simmetrie e asimmetrie, la poetessa riesce a evitare ogni volta – con nostro stupito sollievo – un male che ci appariva inevitabile: il sublime intellettuale.
E il pensiero corre al suo traduttore recentemente scomparso, l’amico e collega Pietro Marchesani, senza il quale non sarebbe cominciato il “fenomeno Szymborska” che ha portato la raccolta “La gioia di scrivere” (Adelphi) in cima alle classifiche.

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