Blitz a Green Hill, attivisti scarcerati: aprire ogni gabbia

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L’azione
Sabato pomeriggio decine di attivisti contro la vivisezione fanno irruzione nella sede di Green Hill a Montichiari (Brescia) contestando il trattamento dei beagle destinati a diventare cavie da laboratorio. Nel blitz vengono liberati una ventina di cani
I cuccioli
Dei venti beagle «liberati» tre vengono riacciuffati dalle forze dell’ordine e riportati nelle gabbie. Ma gli altri restano nelle mani di chi li accoglie
Gli arresti
Dodici animalisti (4 uomini, 8 donne), provenienti da tutta Italia, vengono fermati per aver liberato una ventina di cuccioli di beagle dall’allevamento di animali per laboratorio. A far visita agli attivisti c’è anche l’ex ministro Michela Vittoria Brambilla
La scarcerazione
Ieri sera i 12 attivisti lasciano il carcere. Il gip dispone per uno di loro l’obbligo di dimora, per tutti gli altri il divieto ad avvicinarsi al territorio di Montichiari VERZIANO (Brescia) — Debora è uscita alle nove e venti. Fuori era già  buio. Suo padre, Stefano Torti, l’ha aspettata dietro la linea del cancello elettrico, gli occhi che brillavano. È fiero di una figlia così. Comunque sia andata. Lei ammette: «Là  dentro è dura, è un altro mondo. Ma è stato utile. Ho capito davvero che cosa sia la solidarietà . Le detenute ci hanno dato tutto quello che avevano: le coperte, perché eravamo arrivate troppo tardi, tra sabato e domenica, e le guardie non erano preparate a otto nuove presenze. E poi la frutta, perché eravamo affamate. I loro indumenti intimi, felpe, pantaloni, perché avevamo lasciato i cappotti sul pullman. Anche le sigarette. No, non direi che è stata una brutta esperienza». 
Lo racconta ancora emozionata, dentro la macchina del babbo, che è responsabile del magazzino in una Coop di Firenze, e che ha riempito in fretta e furia questa C4 con giubbotti impermeabili (utilissimi, sotto il diluvio di ieri che ha dato tregua soltanto di sera), banane, pane e affettati. Lui lo aveva detto qualche ora prima, mentre aspettavamo che il gip convalidasse l’arresto e decidesse che cosa fare dei 12 manifestanti, quattro uomini e otto donne, fermati sabato sera mentre liberavano 30 beagle dall’allevamento Green Hill di Montichiari di proprietà  della multinazionale americana Marshall. «Mia figlia è un’attivista: contro la vivisezione degli animali, contro le scie chimiche in cielo, tutte cose legate all’ecologia. Canta in un gruppo rock. E lavora da un dentista: lui se l’è un po’ presa per questa storia, l’ha scoperto su Facebook. Ma io penso che mia figlia debba vergognarsi se va a rubare in un negozio, non se libera dei cani da una brutta morte».
Luana, 38 anni di Treviso, esce dalla casa di reclusione femminile di Verziano con una frase pronta e un cartello in mano. «Ogni gabbia va aperta», commenta davanti ai cronisti. Nel cartello, invece, ci sono le parole scritte dalle altre carcerate: «Anche noi abbiamo voce per gridare aiuto. Le detenute di Verziano». Pure Luana è rimasta colpita da loro: «Ci hanno aiutato senza che avessimo chiesto nulla».
Nella giornata da lupi che ha preceduto la scarcerazione di massa, con l’obbligo di dimora per una donna soltanto e il divieto di avvicinarsi a Montichiari per tutti (esclusa una romana, per la quale non c’è nessuna misura), è stato un alternarsi di una trentina di animalisti solidali con gli arrestati, compresi sette cani di varie età  e imprecisate razze — Holly, Luna, Vasco, Lillo, Trilli, Vicky e Camilla — infinitamente più fortunati dei beagle che la legge italiana, fin quando non sarà  recepita la direttiva europea che lo vieta, ancora permette di allevare e rivendere alle aziende farmaceutiche straniere che li usano come cavie.
Questo pensiero ha un po’ attutito il colpo di Michele, 52enne ferrarese, che ha scoperto che la sua compagna Beata, insegnante di nuoto, era alla manifestazione di sabato a Montichiari solo quando lei gli ha telefonato un po’ in imbarazzo: «Amore, mi hanno arrestata». Ed è la nobile causa a frenare il disappunto del papà  di Veronica, che è partito con la moglie l’altra notte alle due da Roma per venire a riprendersi la figlia, studentessa in Scienze della formazione. Ieri mattina brontolava: «Comunque hanno invaso una proprietà  privata. Il motivo era buono, ma bisogna pensare anche alle conseguenze». Green Hill, infatti, ha protestato per i danni subiti: «250 mila euro». Ha precisato che la loro è un’attività  legale. E che grazie alla sperimentazione sugli animali sono state messe a punto cure per malattie gravi. 
Gli uomini e le donne scarcerati ieri sono convinti che quelle cure si possano trovare senza più seviziare e uccidere gli animali.


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