Conti in crescita per Bnp Paribas e Rbs
MILANO – Conti trimestrali con segnali di recupero per i due colossi bancari europei Bnp Paribas, Royal Bank of Scotland, mentre in Italia la vigilanza commissaria per «gravi irregolarità » le 165 agenzie della Cassa di Teramo, e i sindacati Uilca di Intesa Sanpaolo contestano l’aumento di stipendio di Enrico Tomaso Cucchiani, l’ad che ha avuto 300mila euro di paga annua lorda più del predecessore Corrado Passera. Cucchiani guadagnerà 2,3 milioni l’anno di fisso più una componente triennale legata ai risultati fino a 1,5 volte la retribuzione come ad (1,5 milioni).
In una fase ancora critica per chi fa credito e finanza – lo si vedrà settimana prossima, con l’avvio delle trimestrali tra le banche tricolori – le rivali straniere hanno dato segni di vitalità . Bnp Paribas ha realizzato un utile netto di 2,86 miliardi di euro tra gennaio e marzo, in progresso del 9,6% e sopra le attese degli analisti, ma favorito dalla plusvalenza di 1,8 miliardi per la cessione del 28,7% di Klepierre. La svalutazione del debito della banca è invece “costata” 800 milioni. Senza gli elementi non ricorrenti l’utile netto sarebbe sui 2 miliardi, in calo del 22%, dopo ricavi in flessione del 15% a 9,86 miliardi. Il costo del rischio del gruppo aumenta del 2,8% a 945 milioni, mentre il “piano di adeguamento” verso Basilea «è completato all’80%», e si è rafforzato di 80 punti base il Common equity tier 1, pari al 10,4%. La rete Bnl, controllata dai parigini, a fine marzo ha registrato un utile ante imposte di 150 milioni di euro, in flessione dell’1,3% da un anno prima e dopo ricavi cresciuti del 2,3% a 816 milioni e impieghi aumentati dello 0,2%.
Per Rbs, banca scozzese nazionalizzata per scampare al fallimento, l’utile trimestrale è salito del 4%. L’istituto chiude con l’utile operativo a 1,18 miliardi di sterline (voce in rosso l’anno prima) battendo le stime di 917 milioni. Ma le nuove svalutazioni del portafoglio crediti moltiplicano per tre le perdite nette, salite a 1,52 miliardi di sterline. L’ad Stephen Hester si è detto «incoraggiato dai progressi, nonostante il momento difficile». I ricavi trimestrali sono di 7,13 miliardi di sterline, contro 8,11 miliardi di un anno prima. La banca, detenuta dallo stato per l’80%, ha detto che sarà presto in grado di tornare a pagare il dividendo.
In Italia è stato il giorno del commissariamento di Tercas (che da un anno controlla Caripescara). «Gravi irregolarità e violazioni normative», ha spiegato la Banca d’Italia. Il commissariamento è stato disposto dal ministero dell’Economia su proposta di Via nazionale, che aveva condotto un’ispezione di sei mesi. Gli accertamenti ispettivi avvennero «anche a seguito del coinvolgimento di Tercas in un procedimento penale della procura di Roma relativo al fallimento di un gruppo immobiliare». Che sembra il gruppo Raffaele Di Mario, con cui Tercas era esposta. «Il sistema dei controlli interni – hanno scritto i sindaci della banca – non è apparso adeguato alla dimensione, alla complessità gestionale e alle finalità indicate nel piano triennale, avendo risentito molto del peso organizzativo e di riordino interno dopo l’acquisizione di Caripe spa». Il commissario della vigilanza è Riccardo Sora. Bankitalia ha rassicurato i correntisti: «La clientela può continuare a rivolgersi agli sportelli della banca, che prosegue regolarmente l’attività ».
Related Articles
Profumo: “Se salta l’operazione non rischia solo il Monte ma tutto il sistema bancario”
Il presidente di Mps: abbiamo le energie e le strategie per rilanciarlo in modo definitivo
Non Fateci Pagare ancora il disastro di Alitalia
Sui principali giornali nazionali il 3 luglio di quest’anno leggevo che Colaninno alla presentazione del piano industriale 2013-2016 affermava: «… Partecipare al progetto di risanare una compagnia aerea è stato molto difficile… risanare una compagnia che si chiama Alitalia lo è stato doppiamente…». Nella stessa conferenza stampa Colaninno poi affermava che «il piano industriale non presuppone interventi di capitali esterni».
Il rischio dell’indebitamento cinese l’altra faccia della globalizzazione
Sembra uno scherzo parlare di crisi di liquidità in un Paese come la Cina che ha riserve di valuta straniera per oltre 3.660 miliardi di dollari e un fondo sovrano, il Cic (China Investment Corporation) nella cui cassaforte il governo ha infilato 575 miliardi di dollari.