Due leggi disegnano il nuovo volto dei diritti
Il congresso di Buenos Aires ha approvato un pacchetto di leggi che portano l’Argentina all’avanguardia nella bioetica: volute dalla società civile e recepite dalla politica in modo uniforme: d’ora in avanti, chi soffre senza alcuna speranza di guarigione, potrà rinunciare all’accanimento terapeutico, mentre tutte le transessuali che vorrano, potranno comparire sui loro documenti con il genere femminile che hanno sempre rivendicato.
A stabilirlo è stato il voto unanime di 55 senatori che, dopo solo 4 ore di dibattito e 4 obiezioni al testo originale, hanno usato uno degli organi più conservatori dello Stato, per confermare quanto già approvato dalla Camera in novembre. La norma per una morte dignitosa è legge, così come lo è quella per la dignità di genere. A chiederne l’approvazione, sono state due comunità molto diverse tra loro, quella dei parenti dei malati terminali e quella delle transessuali, che hanno unito la piazza nel contegno sereno dei primi e nella sfacciata allegria delle seconde. Alla testa dell’una e dell’altra, due donne attiviste, lontane per stili di vita, vicine nel destino. Da un lato Selva Herbon, che ha impiegato solo 9 mesi ad avere il permesso per far morire degnamente sua figlia Camila e che per arrivarci ha chiamato le telecamere a vederne l’immobile quotidianità . Ha invitato i suoi oppositori a trascorrere una mattina in ospedale con lei e ha creato un gruppo di attivisti, parlando loro della vita, della morte e di quel luogo tremendo che sta tra l’una e l’altra, in cui Camila entrò nascendo 3 anni fa, senza speranza di uscirne mai.
La seconda, Malva, ci ha messo 90 anni per poter scrivere «donna» sulla sua carta d’identità . È ufficialmente la transessuale più anziana del paese. Nella sua vita ha subito di tutto: calci, pugni, proposte di matrimonio, soldi e sfottimenti, ma ha anche fatto tesoro dell’amore, fino a vedere vinta la sua battaglia. A questo punto, basterà solo la regolamentazione delle due norme, perchè i loro articoli diventino fatti.
Per quanto riguarda la morte dignitosa, i malati in stato vegetativo, terminale o affetti da gravi malattie croniche, potranno rinunciare all’accanimento terapeutico e chiedere che gli si stacchi la spina. Nel caso in cui un paziente sia in coma, si ricorrerà alle volontà scritte e se queste non ci fossero, si delegherà la decisione ai parenti, privilegiando il grado di prossimità . La legge argentina, comunque, non è un permesso d’eutanasia, infatti, quello che la madre di Camila ha delicatamente definito «il passo successivo», potrà essere compiuto solo quando la sofferenza risulti sproporzianata rispetto agli effetti delle cure e alla speranza che queste abbiano un qualche effetto.
In merito alla norma sull’identità di genere, invece, i giuristi dicono che sia addirittura migliore rispetto a quella svedese o spagnola, due codici all’avanguardia in materia, che però non sanno evitare, come fa quello argentino, di considerare l’essere trans come una condizione patologica. Poi, le transessuali argentine maggiorenni potranno addirittura chiedere che l’operazione di cambio di sesso rientri nella copertura sanitaria. Queste leggi vanno ad aggiungersi a quella che permette il matrimonio tra persone dello stesso sesso e l’adozione, nonché a quella sulla fecondazione assistita. Tuttavia, all’Argentina del progresso manca ancora il diritto all’interruzione di gravidanza. Una legge su cui la stessa presidente, Cristina Kirchner, ha fatto un passo indietro davanti al no della Chiesa. Riguardo a tutto ciò, il filosofo comunista Albert Camus diceva che «decidere se la vita valga o meno la pena di essere vissuta», significa «dare risposta alla domanda fondamentale della filosofia». Alcuni argentini hanno lottato per poter fare questa scelta, tutti gli altri umani possono imparare dalla loro vittoria e tener presente un’altra frase di Camus, secondo cui «tutto ciò che è una buona ragione per vivere, è anche un’eccellente ragione per morire».
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