È Nato Occupy Chicago

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Meno Afghanistan, più spese militari per lo «scudo», troppi arresti fra chi ha protestato. Il vertice della Nato tenuto a casa del presidente americano Barack Obama si è chiuso in tarda serata per il fuso orario italiano, ma le principali decisioni sono chiare. Anche per gli indignati d’America, gli Occupy Wall Street e delle altre città  statunitensi, accorsi in massa a Chicago. I manifestanti sono scesi in piazza domenica e ancora ieri sera alle 17 (l’1 di notte in Italia) per protestare contro le azioni militari. La polizia è intervenuta duramente, arrestando domenica almeno 45 persone e accusandone tre di stare preparando bombe molotov. Un gruppetto di veterani in uniforme si è unito agli indignati gettando a terra le medaglie ricevute, in un clamoroso gesto di protesta contro le guerre in Aghanistan e in Iraq. E ieri mattina ancora scontri, con qualche ferito anche tra i poliziotti. Proprio l’Afghanistan è stato l’argomento del secondo giorno di vertice. «Gli afghani non saranno mai abbandonati», ha detto ieri Obama, appellandosi alle autorità  dell’Afghanistan a impegnarsi nel prendersi più responsabiità . Nella dichiarazione finale del summit, la Nato dichiara di trasferire la responsabilità  della sicurezza alle forze afghane entro la fine del 2013, restando nel Paese solo con un ruolo di sostegno fino alla fine del 2014. Una exit strategy complicata dalla situazione sul campo e ora anche da una sorta di tassa di transito chiesta dal Pakistan, che la Nato ovviamente si rifuta di pagare per far uscire dal paese mezzi e uomini. L’intervento di Obama non è stato ascoltato dal neo presidente francese Franà§ois Hollande. Pare che Hollande sia arrivato in ritardo e trafelato, scambiando qualche battuta con la cancelliera Angela Merkel e prendendo posto a discorso di Obama terminato. La diplomazia metterà  quasi certamente le cose a posto, ma l’assenza di Hollande è coincisa con il suo no al presidente americano e al segretario della Nato Anders Fogh Rasmussen sul ritiro dei soldati francesi dall’Afghanistan. Che avverrà  entro la fine di questo anno e non nel 2013 come per gli altri alleati. «Il ritiro non è negoziabile», ha affermato Hollande nel suo primo atto di governo in politica estera. Spiegando che la Francia si è comunque impegnata a rimpiazzare il ruolo combattente dei suoi soldati con un sostegno diverso – addestramento delle truppe afghane e contributi finanziari – per rendere meno traumatica l’uscita anticipata rispetto agli alleati Nato. Rasmussen ha fatto buon viso a cattivo gioco: la scelta francese, ha detto a Chicago, è coerente con l’agenda che prevede una diminuzione e un cambio graduale del ruolo combattente delle 130 mila truppe della missione Isaf. Il generale Allen, comandante in capo delle operazioni di guerra, ha assicurato che il ritiro anticipato dei 3.400 soldati francesi non crea problemi alla tenuta della sicurezza in Afghanistan. Nella prima giornata del summit, gli alleati hanno concordato (senza nessuna eccezione) il lancio in Europa dello scudo anti missilistico. Nelle intenzioni della Nato, entro il 2015-2017 il sistema d’armamento dovrà  essere in grado di difendere i Paesi e le popolazioni dei 28 alleati da una minaccia (data per crescente) di testate missilistiche da «vicini» ostili. La Russia non ha gradito, ma la Nato ha tirato dritto. E’ un impegno gravoso in termini finanziari per l’alleanza militare, particolarmente pesante per gli europei alle prese con vincoli di bilancio e politiche restrittive. Ma i soldi per le armi pare si trovino sempre: a Chicago, la Nato ha anche approvato oltre 20 progetti multinazionali, tra cui il sistema di sorveglianza con droni (Ags) con base a Sigonella, in Sicilia, e l’acquisto di robot sminatori, destinati alla nuova strategia denominata «smart defense». Una «difesa intelligente» con più cooperazione e meno sprechi, lanciata due anni fa al vertice di Lisbona, per garantire sicurezza anche in periodi di austerità . Ce ne è abbastanza per indignarsi oltre ogni modo.


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