Ecco il Quinto stato «Indipendenti» contro la riforma

by Editore | 6 Maggio 2012 15:36

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Li usano come bancomat, e infatti nel Ddl in commissione al Senato, vogliono alzare l’aliquota previdenziale di 6 punti entro il 2018, senza dare a 1,350 milioni di autonomi iscritti alla gestione separata Inps (in attivo di 9 miliardi da 17 anni) la minima speranza in una pensione dignitosa. Ieri alla città  dell’Altra Economia di Roma è andato in scena l’impensabile, almeno per la retorica dominante. Erano in almeno 300, da tutto il paese, i rappresentanti dei 29 soggetti (dal Teatro Valle e il movimenti dei teatri occupati a Acta, dagli Archeologi dell’Ana e i grafici di Aiap ai giornalisti di Errori di Stampa ai lavoratori dell’arte che ieri hanno occupato a Milano la torre Galfa) che hanno promosso l’appello del Quinto Stato, e i 90 tra movimenti e associazioni che lo hanno sottoscritto e rilanciato in rete nelle ultime ore. Le idee sul ddl Fornero sono chiare: non fa nulla per affrontare la condizione di precariato di oltre 4 milioni di persone e bara sull’Aspi, l’assicurazione sociale che sarà  inaccessibile per 9 precari su 10. Per questo bisogna ridurre l’aliquota dal dal 27% al 24% e istituire il diritto di rivalsa obbligatorio a carico del committente all’8 o al 9% (attualmente è al 4%). All’interno di questa redistribuzione si potrebbe spostare una percentuale dalla previdenza al welfare (reddito, malattia e maternità ). Ma quella del Quinto Stato vuole essere anche una piattaforma che promuove un progetto e risponde alle necessità  vitali dei movimenti che, da almeno 5 anni, attraversano il lavoro della cultura e della conoscenza. Negli oltre 50 interventi dell’assemblea di ieri, è stato confermato il desiderio di «andare oltre le singole categorie», quelle del lavoro autonomo e precarizzato, e di comporre nei mesi che verranno una «coalizione sociale» che permetta la tutela delle persone nei rapporti di lavoro, ma soprattutto i loro diritti nella società . L’approccio di questa coalizione è pragmatico e, allo stesso tempo, radicale: da un lato vuole smontare la retorica della riforma del «mercato» del lavoro e, dall’altro lato, vuole proteggere dalle vessazioni sociali in cui vivono i «lavoratori indipendenti». Era forse questa la sensibilità  generale, e inedita, che ieri accomunava i centri sociali agli intermittenti dello spettacolo, dall’Arci fino a parti della Cgil (Fiom, Flc e Consulta professioni). L’obiettivo del Quinto Stato è estendere le tutele ai lavoratori indipendenti, le stesse per cui si battono i settori del lavoro tradizionale.

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