Eta pronta a negoziare Madrid: nessun margine

by Editore | 18 Maggio 2012 8:46

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Nel comunicato, indirizzato alla comunità  europea, l’organizzazione armata basca (in cessate il fuoco permanente dal 20 ottobre 2011) dice che «ci sono le condizioni sufficienti» per cominciare a parlare di soluzione. Una soluzione che se «ritardata – aggiunge Eta – non porterebbe beneficio a nessuno e oltre ad aumentare la sofferenza potrebbe generare situazioni di stallo pregiudiziale». Il governo spagnolo ha risposto alla dichiarazione dei baschi con la totale chiusura che lo contraddistingue. Il ministro degli interni, Jorge Fernà¡ndez, ha sottolineato che «Eta non condiziona né le nostre scelte né la nostra vita. L’unico comunicato che ci attendiamo – ha aggiunto – è quello di scioglimento definitivo dell’organizzazione». Allo stesso tempo, il ministro ha ribadito che «questo governo non negozia né mai negozierà  con una organizzazione terrorista» e ha concluso con un accenno alla questione della dispersione dei prigionieri politici baschi nelle carceri del paese. «La dispersione – ha detto – fa parte della politica antiterroristica e pertanto solo lo scioglimento di Eta potrebbe portare a un cambiamento di questa politica». 
Il 20 ottobre 2011, Eta ha risposto alla dichiarazione di personalità  internazionali (tra cui il presidente del Sinn Féin Gerry Adams, l’ex segretario dell’ONU Kofi Annan, l’ex premier irlandese Bertie Ahern) che chiedevano all’organizzazione armata di abbandonare le armi e ai governi francese e spagnolo di avviare un dialogo. Eta ha risposto, i governi no. L’avvocato sudafricano Brian Currin (già  coinvolto nei processi di pace nel suo paese e nel Nord Irlanda) ha continuato a lavorare nel Paese Basco, ottenendo soprattutto «decisioni unilaterali – come dice egli stesso – da parte della sinistra Indipendentista e di Eta». 
Senza dubbio la dichiarazione di cessate il fuoco permanente e verificabile ha spostato, almeno da parte basca, il conflitto basco-spagnolo unicamente nell’ambito della dialettica politica. E questo è ciò che soprattutto il governo di Madrid ha sempre temuto. Da qui la totale chiusura. Un atteggiamento che conferma come il conflitto basco-spagnolo affondi le sue radici nella mancanza di un reale processo democratico dopo la morte di Franco e nel non riconoscimento della pluralistica società  basca. Ma la sinistra Abertzale (indipendentista) basca e più in generale la maggioranza della società  continua a rilanciare certa che la via della pace sia ormai stata imboccata. Lo stesso sembra pensare Eta, che in queste ultime settimane ha confermato la serietà  della tregua.

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