Genova scaccia i fantasmi degli anni di piombo

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GENOVA – Nella città  dove tutto era cominciato, ieri pomeriggio alle cinque la gente è tornata in piazza per dire «no» al terrorismo. Come quarant’anni fa, quando le Brigate Rosse esordirono nel loro sanguinario progetto sparando alle gambe di un dirigente dell’Ansaldo. E poi passarono ai sequestri, agli omicidi, alle stragi. Genova si è data appuntamento davanti al monumento che commemora Guido Rossa, l’operaio e sindacalista ucciso dalle Bierre. Poco dopo il corteo ha raggiunto piazza De Ferrari, nel cuore del capoluogo ligure. Per scacciare vecchi e nuovi fantasmi. «Rivedo gli stessi guardi di allora, nella stessa piazza. Era il giorno del funerale di mio padre. E l’emozione è identica», si è commosso Massimo Coco, figlio di Francesco, procuratore generale che nel ௿½76 venne trucidato insieme alla sua scorta a poche centinaia di metri da qui.
Anche questa volta come quarant’anni fa c’erano lavoratori e sindacati, preti ed imprenditori, giudici e avvocati, rappresentanti delle istituzioni e politici. C’erano i colleghi di Roberto Adinolfi, che dopo l’agguato del 7 maggio sono finiti sotto protezione perché il Fronte anarchico informale ha minacciato altri sette attentati. La rabbia, l’indignazione, il rifiuto verso ogni forma di violenza non sono cambiate. Ma non è più la stessa Genova, e quella piazza in larga parte vuota è una impietosa fotografia dei tempi. Solo tremila persone. Se ne aspettavano almeno cinque volte tanto. Sono mancati soprattutto i giovani. La memoria. Ieri mattina una giornalista dell’emittente Primocanale ha intervistato diversi studenti davanti all’Università , che è poi a pochi metri dal luogo dell’eccidio di Coco. Ne è uscito uno spaccato desolante. «Guido Rossa? E chi è?». «Le Brigate Rosse? Non so nulla, io frequento Ingegneria». Questo il tenore medio delle risposte. La manifestazione era annunciata da giorni, ma sui social network solo qualche timido cenno.
«Dobbiamo parlare ai ragazzi. E accompagnarli nelle piazze, non lasciare ai terroristi i luoghi della democrazia», ha detto Sabina Rossa, figlia di Guido e parlamentare Pd. Ieri mancava anche don Andrea Gallo, prete vicino ai centro sociali, che non hanno aderito all’invito. «Oggi in piazza De Ferrari non si può non esserci. Fisicamente o spiritualmente, condotti dalla testa o dal cuore, dalla memoria e dal bisogno di futuro. Chi non c’è – in nessun modo – non c’è da nessuna parte: la sua è un’assenza dalla società »: il messaggio dello scrittore e giornalista Enzo Costa è stato letto ed applaudito a lungo. «Il terrorismo si alimenta di antipolitica. Negli anni Settanta c’era chi diceva né con lo Stato né con le Bierre. Ora esiste il rischio che si crei un incubatore nella rete, abitata da giovani e dove si leggono segnali di collaborazionismo e di acquiescenza verso l’uso della violenza. Bisogna impegnarsi ad andare a capire», ha ammonito il vicepresidente della Camera, Rosy Bindi. E il sindaco Marta Vincenzi, alla sua ultima presenza ufficiale (domenica c’è il ballottaggio tra Marco Doria ed Enrico Musso, anche loro presenti), ha prima elencato gli omicidi – dieci – e i tanti ferimenti compiuti dai terroristi a Genova negli anni di piombo: «Ci ha salvato Guido Rossa, con il suo sacrificio per la legalità . Nessuno deve mai dimenticare».


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