Giovani e immigrati in fuga da Atene il sogno di un futuro è oltre frontiera

Loading

ATENE – Grecia addio. La grande fuga è cominciata. Non dei capitali (quelli hanno lasciato già  da tempo Atene) ma dei cervelli e delle braccia. Nessuno, qui sotto il Partenone, si stupisce. La disoccupazione è arrivata al 21,7%, quella tra i ragazzi sotto i 24 anni ha stabilito il nuovo record continentale a quota 53,8%. E i giovani ellenici che non trovano lavoro in patria fanno la valigia e provano a cercar fortuna all’estero. Il 10% dei laureati, calcola Loris Lambrinidis, docente dell’università  di Salonicco, ha preferito emigrare oltre frontiera subito dopo la laurea nel 2011. E la stesso ha fatto il 51% degli studenti con un master. Pazzi? No, razionali: la crisi non ha risparmiato nessuno e persino tra i fortunati con in tasca un Phd la percentuale dei senza lavoro è raddoppiata in tre anni al 10%. Un’emorragia che non accenna a fermarsi visto che l’addio delle migliori teste del paese – assicura Lambrinidis – «è accelerato negli ultimi mesi». 
Sembra di essere tornati al dopoguerra, quando in un paio di decenni un milione di persone è emigrato dalla Grecia. Ogni occasione è buona. «Lo scorso ottobre abbiamo organizzato ad Atene la fiera Skill Australia per offrire un’opportunità  di lavoro nell’altro emisfero», raccontano all’ambasciata di Canberra. I paletti erano stretti: bisognava parlare inglese correntemente, avere almeno una qualifica tecnica. Risultato: 13.500 richieste di partecipazione a fronte di 800 posti potenzialmente disponibili in Oceania, dove l’1,5% della popolazione ha origine ellenica. «Ci sono ben 25mila persone pronte a prendere l’aereo ad Atene per trasferirsi a Sydney o Melbourne» è la certezza di Lazarus Kassavidis dell’agenzia di impiego Skill up Australia.
Si viaggia da nord a sud, ma anche da sud a nord: l’emigrazione greca verso la Germania – calcola l’istituto di statistica tedesco – è aumentata dell’84% nei primi sei mesi del 2011. La speranza di un futuro migliore vale più delle radici. Sette studenti su 10, secondo un recente sondaggio della Athens Pantheon university sognano di trasferirsi oltre frontiera, anche se per ora solo uno su cinque ha avviato le procedure per trasformare il sogno in realtà . E i genitori, piuttosto che trovarsi degli eterni bamboccioni “forzati” in casa, spingono in questa direzione: il 95%, calcola una ricerca della società  specializzata Sedima, preferisce avere il figlio all’estero piuttosto che saperlo disoccupato.
«Io mi sono affidato alla fortuna», racconta Manolis Sordeli, fresco di diploma al Politecnico sotto il sole di questo inizio estate ateniese. Lo scorso anno si è informato all’ambasciata americana sull’Us diversity Visa, i permessi di lavoro temporanei che Washington assegna con una sorta di lotteria online. Poi si è iscritto come hanno fatto altri 53mila suoi concittadini (il 12% in più del 2010). Gli è andata male, ma – garantisce – «riproverò l’anno prossimo». Altri suoi coetanei seguono vie più canoniche: le richieste di lavoro “Made in Greece” sull’European Job mobility portal nel 2011 sono state 7.500, più o meno il totale di tutte quelle accumulate nei venti anni precedenti.
La tempesta perfetta dell’euro non ha cambiato solo la vita dei laureati greci. Un altro fenomeno figlio della crisi degli ultimi tre anni è la fuga delle braccia albanesi che hanno sostenuto il boom immobiliare ellenico prima e dopo le Olimpiadi di Atene nel 2004. Allora era un’altra epoca. C’era l’euforia dell’ingresso nella moneta unica, i fondi strutturali della Ue, l’orgoglio dei giochi. La disoccupazione nel 2008 viaggiava al 7% e l’industria del mattone occupava circa 400mila persone. Oggi tutto è cambiato. Le gru sono ferme, Atene è tappezzata di cartelli “enokozietai” (affittasi) e i dipendenti dei big delle costruzioni sono scesi a 240mila. Molti ex immigrati da Tirana, rimasti senza lavoro, non hanno avuto scelta: hanno fatto le valigie, caricato in macchina i bambini nati e cresciuti in Grecia e sono tornati a casa. Cifre ufficiali non ce ne sono. Secondo la Reuters il mini-esodo avrebbe interessato circa 250mila persone. L’unico indizio (“segui il denaro”, dice il proverbio) è l’aumento di 717 milioni di euro dei depositi bancari in Albania nel 2011, molti dei quali, secondo gli esperti, sarebbero soldi rimpatriati da Atene. Se la Grecia tornerà  alla dracma, per gli emigrati di ritorno, almeno, sarà  stato un affarone.


Related Articles

Obama e il suo «ridicolo» miliardo di dollari

Loading

Un miliardo di dollari. La campagna di Barack Obama ha annunciato giovedì che il suo fundrising, insieme a quello del Partito democratico, ha superato quella vetta. Con più di 900 milioni al suo attivo, l’accoppiata Romney/Repubblicani non è distante dal traguardo.

Parlamento europeo vota contro Polonia e Ungheria per giustizia e diritti

Loading

Strasburgo. Via libera alla risoluzione con 446 sì, 178 no e 41 astensioni: «Non rispettano i valori dell’Unione». Critiche al Consiglio Ue: non sta agendo

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment