Il clan degli ungheresi e le partite truccate Coinvolti due azzurri

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CREMONA — Nel giorno in cui Simone Farina e Fabio Pisacane, unici due calciatori ad aver denunciato tentativi di combine, vengono premiati potendosi allenare con la Nazionale, il terremoto del calcio scommesse irrompe nella casa degli Azzurri a Coverciano. Così gli increduli Farina e Pisacane assistono all’arrivo dei poliziotti che perquisiscono la camera dell’ex genoano Domenico Criscito, apprendono che anche l’altro difensore di Prandelli, Leonardo Bonucci è indagato ma che soprattutto in giro per l’Italia e in Ungheria la magistratura di Cremona esegue 19 ordini di arresto. Insomma, anche le coincidenze ci si mettono a peggiorare la situazione. In carcere finiscono tra gli altri il capitano della Lazio Stefano Mauri, l’ex genoano Omar Milanetto (oggi al Padova), il sampdoriano Cristian Bertani. Il giudice nega l’arresto dell’altro genoano Giuseppe Sculli benché le indagini lo pizzichino di continuo in compagnia di pericolosi pregiudicati. Ma soprattutto da ieri è ufficialmente indagato Antonio Conte, allenatore della Juventus. La squadra campione d’Italia non è coinvolta, Conte dovrà  rispondere per le combine del Siena di cui, come specifica il pm di Cremona Roberto Di Martino, «sono sotto la lente sette o otto partite del campionato 2010-2011» e di cui è indagato anche il presidente Massimo Mezzaroma, destinatario di un decreto di perquisizione.
La nuova ordinanza si concentra su partite e personaggi già  finiti a verbale in seguito alle confessioni dei pentiti Carlo Gervasoni e Filippo Carobbio ma è il quadro complessivo a risultare sconvolgente. Il gip Guido Salvini paragona il calcioscommesse a Tangentopoli: «Talmente è estesa la fiducia nelle competizioni sportive e talmente elevati sono gli interessi economici che l’alterazione delle partite è percepita come non meno grave dei fenomeni di corruzione che avvengono nel campo politico e amministrativo. L’inquinamento etico dei calciatori e forse anche dei dirigenti non è episodico ma diffuso culturalmente». Tra gli elementi di novità  c’è il fatto che il pm individua una cellula «ungherese» di corruttori, che agiscono per ordine dei capi di Singapore. Uno di questi porta materialmente in Italia 600 mila euro che servono alla corruzione di Lecce-Lazio, sul cui risultato l’organizzazione aveva puntato 2 milioni. Stefano Mauri finisce in carcere perché vengono accertati suoi contatti frenetici, prima degli incontri della Lazio con Genoa e Lecce, con gli zingari (fatto sempre negato da Mauri); nell’intreccio di conversazioni si inserisce anche un pregiudicato del clan camorristico Moccia, Giuseppe Senese.
Con balcanici pregiudicati per droga si accompagna abitualmente anche il genoano Sculli, di cui i giudici ricordano la parentela col boss di Locri Peppe Morabito; la Procura indaga anche un’altra stella della formazione ligure, il georgiano Kakha Kaladze. Poi c’è il capitolo di Antonio Conte: contro il mister pesano le dichiarazioni di Filippo Carobbio che lo indica consapevole del tarocco di Novara-Siena (2-2), partita per la quale l’attaccante novarese Cristian Bertani avrebbe ricevuto 20 mila euro.
L’inchiesta ripropone tra gli indagati anche Beppe Signori e Luigi Sartor. Avrebbero ricevuto da Singapore oltre 400 mila euro per la corruzione di Brescia-Lecce (2 a 2) del 27 febbraio 2011, una delle poche partite «inedite» citate dalla nuova ordinanza.


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