Il coraggio di costruire legalità 

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Nell’appello che hanno lanciato e poi fatto rimbalzare in rete, per invitare alla manifestazione nazionale di sabato prossimo a Brindisi, gli studenti dicono di non avere paura. Hanno invece tanta rabbia e tanta energia che ora vogliono tirar fuori, «per costruire qualcosa di buono». Martina, 17 anni, quarto anno al liceo classico Calamo di Ostuni, una media da invidiare ed una preferenza particolare per Filosofia e Storia, quest’energia ce l’ha nella voce, nella convinzione con cui sottolinea che ciò che è accaduto, sabato scorso, al Morvillo Falcone, deve pur servire a qualcosa. E lei, coordinatrice provinciale dell’Unione degli studenti e presidente della Consulta provinciale, lo sa bene a che cosa serve: a far rinascere nei ragazzi la voglia di appartenere ad un gruppo e «di fare qualcosa». Che, nello specifico, è la manifestazione per le vie di Brindisi, fissata per sabato alle 14,30. Una manifestazione fatta dai ragazzi – «perché le istituzioni hanno già  parlato ed ora è il nostro turno» – e rivolta ai ragazzi. Che da tutta Italia raggiungeranno il centro brindisino (punto di incontro in viale Togliatti) e poi procederanno insieme, in corteo, fino a raggiungere piazza Vittoria, senza dimenticare di passare dal Morvillo Falcone. Si tratta di una tappa obbligata, che assume anche un significato simbolico: un fiume di ragazzi – tanti volti e tanti dialetti – che travolge i brutti ricordi e prova a cancellarli, lasciandosi dietro la scia della speranza e della voglia di fare. Non sarà  la solita commemorazione di una tragedia con la conta delle vittime ma un’iniziativa positiva e propositiva. «Faremo delle proposte concrete – continua Martina – diremo che cosa, secondo noi, va fatto per ridare alla scuola il ruolo centrale che merita. E contribuiremo a riscriverla come piace a noi, diversa da come è diventata, svuotata del ruolo per cui è nata». Oggi alla scuola gli studenti chiedono di trasformarsi in una comunità  più umana, con cancelli aperti anche la sera e di domenica; luoghi d’incontro ed occasioni di socializzazione. E di modernizzarsi, mettendosi al passo con i suoi giovani fruitori, sempre troppo avanti rispetto a quanto gli adulti riescano a comprendere. «Non sono giorni semplici – aggiunge Martina – niente è stato semplice; intervenire al funerale di Melissa non lo è stato; vedere persone che piangono e sentirne i singhiozzi non lo è; ma non possiamo tirarci indietro». La pensa come lei anche Francesca Rossi, 18 anni, rappresentante dell’Uds di Brindisi e studentessa al liceo classico Fermi. Francesca è alle prese con l’organizzazione della manifestazione di sabato; ci sono da definire la scaletta, l’ordine degli interventi, gli striscioni. Poi bisogna verificare quanti pullman arriveranno delle altre città . «Dovranno essere molti – dice – perché dovrà  essere una grande manifestazione». La concitazione di queste giornate si sta portando via la disperazione per la tragedia, trasformandola in attivismo, nella voglia di incontrarsi, di essere in tanti, «perché in tanti si è più forti». «Non abbiamo paura – dice Francesca – non possiamo averla. Dobbiamo manifestare, comunicare la nostra voglia di legalità , contribuendo al recupero del valore delle assemblee e degli incontri». E infatti sabato in piazza Vittoria sono previsti solo interventi degli studenti. «Leggeremo i pensieri che abbiamo appuntato nell’ instant book realizzato dopo la tragedia – aggiunge Nicola, 17 anni, rappresentante dell’istituto tecnico industriale Maiorano – saranno ricordi di Melissa, riflessioni sulla scuola e sulla voglia di giustizia che proviamo. Sul bisogno di risposte che lo Stato ci deve, perché noi le pretendiamo». Anche Nicola è impegnato nell’organizzazione dell’evento di sabato. Con Roberto Passarelli, 18 anni, rappresentante del Maiorano anche lui, animato da una grande passione per il calcio, in mattinata è passato per le classi della scuola a chiedere la massima partecipazione. Ha chiesto di portare manifesti, cartelloni, colori, di far sentire la propria presenza. «Oggi abbiamo la responsabilità  di dare la migliore risposta possibile», dice Nicola. Chiediamo loro se hanno paura. «Perché dovremmo? Perché dovrebbero avere paura le 10mila persone presenti al funerale di Melissa? Noi affermiamo la giustizia e la legalità . E legalità  e giustizia non devono far paura». Roberto aggiunge: «Avere paura aiuta loro, gli attentatori. Noi abbiamo il dovere di combatterli, affrontandoli. Ma per questo serve l’appoggio di tutti. Rimanere a casa non ha senso. Bisogna uscire e sfidarli e fare capire che siamo più forti noi».

 

(ha collaborato Laura Leuzzi)


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