Il mistero del cadavere nel fiume «Morto in cantiere, poi fatto sparire»

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SANREMO — Se l’ipotesi investigativa trovasse conferma, dice il procuratore capo di Sanremo Roberto Cavallone, «ci troveremmo davanti a una barbarie». Ma il sospetto che una barbarie sia stata commessa è confermato dagli inquirenti: il corpo trovato una settimana fa, il 27 aprile, nel greto del torrente Argentina, nel comune di Taggia (Imperia), potrebbe essere quello di un operaio edile caduto da un’impalcatura, un corpo di cui qualcuno si è poi sbarazzato per evitare guai. Un lavoratore in nero, probabilmente un clandestino. L’ipotesi su cui stanno lavorando i carabinieri di Sanremo e la Procura è avvalorata da alcuni fatti.
L’autopsia effettuata nei giorni scorsi dal medico legale Francesco Traditi ha stabilito che l’uomo, un giovane fra i 25 e i 30 anni «di razza caucasica», era già  morto quando è stato scaraventato nel torrente. La morte sarebbe dovuta a una caduta «da altezza ragguardevole» che ha provocato fratture alla nuca e al bacino, lesioni interne e una ferita al torace. Le lesioni tipiche di un infortunio mortale nell’edilizia. Un’altra serie di lesioni invece sono state provocate post mortem e sono compatibili con i massi che si trovano nel greto del torrente. Il corpo è rimasto semi sommerso dall’acqua per alcuni giorni, almeno tre, fatto che non solo ha cancellato possibili tracce (difficile ad esempio fare esami sulle mani), ma ha reso anche difficile individuare il punto da cui l’uomo è stato gettato nel torrente. Per quanto non impetuose le acque dell’Argentina hanno trascinato il cadavere, fino a quando un passante lo ha notato fra i massi e ha dato l’allarme. Poco distante c’è un ponte, alto una quindicina di metri, chi ha voluto sbarazzarsi del corpo dello sconosciuto potrebbe aver agito sfruttando l’altezza delle arcate. Proprio la presenza del ponte aveva fatto pensare in un primo momento a un suicidio, anche perché una donna aveva dichiarato di aver visto un uomo vagabondare in prossimità  del torrente.
Primo passo ora, per gli inquirenti, è identificare il giovane bruno, alto un metro e settanta per settanta chili di peso, di cui è stato fornito un identikit piuttosto crudo utilizzando un software per ricostruire i tratti del volto. Sono state diffuse anche le foto di una scarpa da ginnastica marca New Balance e di un ciondolo particolare a forma di colomba ad ali spiegate stilizzata in forma di croce, un simbolo utilizzato da gruppi cattolici soprattutto francesi. Un altro elemento identificativo emerso nel corso dell’autopsia è una precedente frattura già  ricomposta alle costole.
Le macchie di vernice sui pantaloni dell’uomo hanno fatto pensare ad abiti da lavoro, un altro particolare che orienta le indagini sui cantieri edili. I carabinieri hanno compiuto dei sopralluoghi nei cantieri nella zona di Taggia, ma se qualcuno ha voluto sbarazzarsi del corpo, è possibile — ritiene la Procura — che lo abbia fatto lontano dal luogo dove è avvenuto l’incidente, forse in Costa Azzurra o nel Basso Piemonte. Per ora è stato aperto un fascicolo con l’ipotesi di reato di occultamento di cadavere, ma se veramente il responsabile di un cantiere o gli stessi compagni di lavoro dell’uomo hanno cercato di nascondere un infortunio mortale, lo scenario che si apre è ben più grave. Tuttavia il procuratore capo Cavallone invita alla prudenza: molti sono i sospetti, ma pochissime le certezze, per ora si tratta di ipotesi investigative. L’invito degli inquirenti è rivolto a chi pensa di aver riconosciuto l’uomo o può comunque fornire elementi per la sua identificazione e per ricostruire la sua storia. La sua vita e, soprattutto, la sua morte.


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«Da mesi denunciamo che in questo Paese la Fiat viola le regole, crea leggi ad aziendam. Non dice qual’è il piano industriale e il futuro dei lavoratori. Ad un anno e mezzo dall’annuncio di Fabbrica Italia il bilancio sono tre stabilimenti chiusi», dice Susanna Camusso, segretario della Cgil da piazza del Popolo. «Fincantieri? Questa vertenza è un’altra che giace presso il ministero dello Sviluppo economico da tempo infinito. Non c’è un piano industriale. Non c’è una idea di come si contrasta la crisi e neanche di politica industriale. Il decreto sviluppo? Se le indiscrezioni sono quelle circolano, non c’è nulla a che fare con la crescita del paese». La manifestazione della Fiom da un corteo che doveva essere, si è limitata ad un sit-in dopo l’ordinanza del sindaco e il divieto della Questura relativamente agli incidenti di piazza del Popolo della scorsa settimana: «Abbiamo già  detto e insistiamo che non si può rinunciare a esprimere opinioni, a manifestarle e a farlo qui. Questa è la Capitale, è il luogo deputato, pensiamo anche che la logica del divieto fomenti la violenza. Che si combatte garantendo che chi partecipa abbia come discriminante la non violenza. E noi ce l’abbiamo».

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