Il primo giorno di scuola

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L’anno scolastico è alla fine. È quasi giugno. Ma per le ragazze della Morvillo-Falcone ieri è stato il primo giorno di scuola. Il primo dopo la bomba. Il primo senza Melissa e altre sei amiche e compagne, devastate dall’attentato di sabato scorso: Veronica, Selena (amica inseparabile di Melissa), Azzurra, Vittoria e Vanessa. Arriviamo che è ancora presto. L’entrata dell’istituto è blindata, transennata e presidiata dalla polizia. Sulla via ci sono i fiori per Melissa. Qualche striscione. Molto prima della campanella, riusciamo a entrare da una porta secondaria. Ancora fino a pochi minuti prima dell’apertura, i bidelli cercano di spazzare via i segni della bomba. Calcinacci, vetri infranti, quaderni e vestiti sparsi. Vista da dentro, sembra tutto normale o quasi, sui muri ci sono le scritte che si trovano in qualsiasi scuola italiana. L’irresistibile voglia di vivere degli adolescenti: «Buongiorno fragolina», «ti amerò fino alla fine», «Sara P. ti amo da sempre by b.f.». Ma nel cortile interno, a circa 5 metri dall’ingresso, si vede un buco nella recinzione e un mucchietto di stoffa nera, cerchiato e numerato dal gesso della scientifica. E’ quello che resta dei pantaloni di Vanessa Capodieci, una ragazza gravemente ferita insieme alla sorella Veronica. Quel buco sabato non c’era. L’ha fatto la bomba. Poco prima delle 7.30, proprio come sabato scorso, arriva puntuale l’autobus da Mesagne. Le ragazze scendono e si tengono per mano a gruppi di due o tre, senza libri né zaini. Oggi c’è scuola ma non c’è lezione. Piangono mentre camminano. Cercano di farsi coraggio l’un l’altra. Roberta è di Mesagne, sabato mattina stava all’angolo, vicino a dove è esplosa la bomba: «A un certo punto una mia amica mi ha detto vieni, accompagnami a comprare le sigarette, poi è scoppiato tutto – racconta abbiamo pensato che fossero dei petardi, poi abbiamo visto una nuvola nera, abbiamo capito e ci siamo messe a correre. Volevamo scappare via ma poi abbiamo visto una ragazza per terra, vicino all’entrata della scuola, tutta nera. Era Vanessa, stava guardando sua sorella Veronica. Dopo un po’ qualcuno le ha portato un lenzuolo o una tovaglia per coprirle il torace». Michela, 14 anni, di Lariano si ferma un attimo a parlare con noi ma riesce a dire soltanto: «Chiunque sia stato deve pagare». Anna Maria, anche lei 14 anni, anche lei di Lariano: «Stavo per girare l’angolo quando è scoppiata la bomba, all’inizio è tremato tutto, poi non ho sentito più niente». Molte ragazze non vogliono entrare a scuola, hanno paura. Una si appoggia alla spalla di un professore. «Che fai piangi? – la abbraccia il prof – non dobbiamo dargliela vinta a quegli assassini, vieni, noi oggi dobbiamo entrare a scuola perché non possono vincere loro». Dopo la campana il cancello si chiude. Si vedono gli studenti, quasi tutte ragazze, che si riuniscono nel cortile interno. Non entrano. Discutono e parlano con i docenti. Una professoressa si fa coraggio prima di varcare il cancello: «Non siamo sole, abbiamo delle psicologhe che ci aiuteranno, dobbiamo stare assieme. E’ molto importante». Asl e servizi sociali promettono che assisteranno giovani e famiglie anche nei prossimi giorni. Dentro, studenti e docenti parlano delle attività  didattiche da portare avanti per i prossimi giorni. Poco dopo, verso le 9, le studentesse escono e stringono in mano due striscioni: «Melissa sei nel nostro cuore» (disegnato col simbolo) e l’altro: «Non ci fate paura». Poi vanno all’Istituto Ettore Majorana, un’altra scuola qui vicino per un’assemblea sulla legalità  alla quale ha voluto affacciarsi brevemente anche la ministra della Giustizia Paola Severino. «Dalle scuole oggi viene un segnale di grande coraggio e forza», dice al termine la ministra, ribadendo che è proprio con questo coraggio civile e questa forza che «bisogna reagire alla violenza bruta. Melissa è anche nostra figlia, dobbiamo sforzarci di portare sempre più la legalità  nelle scuole». A fine giornata il preside registra 200 presenze su 600 iscritti. In classe, raccontano, sul banco di Melissa qualcuno ha già  messo un mazzo di fiori, un orsacchiotto di peluche e un biglietto con scritto «Ciao Melissa, rimarrai sempre nei ricordi di chi ti ha amato. Ciao piccolo angelo, sorridi dal cielo».


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