Il Viminale e gli obiettivi a rischio Anche i soldati per la vigilanza
ROMA — Adesso il pericolo è il salto di qualità ulteriore, la «campagna» che punta ad altri obiettivi diventando così difficile da affrontare e prevenire. E allora al Viminale si rimodula il piano di protezione di uffici e personalità , non escludendo la possibilità di utilizzare anche i soldati.
Si sceglie una nuova linea che preveda le cosiddette vigilanze dinamiche con ronde nelle aree dove vivono e lavorano i dirigenti e gli esponenti istituzionali che potrebbero diventare possibili «bersagli». Perché l’emergenza eversiva suggellata dal volantino di rivendicazione del ferimento dell’amministratore delegato di «Ansaldo Nucleare» Roberto Adinolfi firmata dalla «Fai», la «Federazione anarchica informale», si somma con gli attacchi contro le sedi di Equitalia e con la protesta crescente dei cittadini nei confronti del Fisco e dell’Agenzia delle entrate. Un’offensiva che proprio la stessa sigla anarcoinsurrezionalista aveva avviato nel dicembre scorso con gli ordigni spediti al presidente di Deutsche Bank a Francoforte, al direttore generale di Equitalia a Roma e all’ambasciatore greco a Madrid.
Già oggi, al massimo agli inizi della prossima settimana, il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri potrebbe decidere la convocazione del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza che dovrà decidere le misure di prevenzione e indicare la lista delle priorità , tenendo conto che i tagli già previsti dai provvedimenti governativi potrebbero subire una riduzione proprio per ottenere le risorse necessarie ad affrontare l’emergenza.
«Siamo in un momento delicato — avrebbe spiegato la stessa Cancellieri ai collaboratori e al presidente del Consiglio Mario Monti — non è il momento di fare passi indietro sulla strada della sicurezza».
Un atteggiamento che Palazzo Chigi mostra di approvare e sostenere, tenendo anche conto che i rischi eversivi e quelli legati all’ordine pubblico potrebbero avere effetti devastanti sulla tenuta dello stesso governo. Non c’è alcuna certezza su quali potrebbero essere i prossimi «bersagli» e non si esclude che la minaccia possa essere rivolta all’estero. Del resto negli ultimi tempi le «campagne scoppiettanti» della «Fai» hanno avuto un respiro internazionale e la spedizione simultanea dei pacchi in città di Stati diversi ha evidenziato una capacità strategica di notevole spessore. Certo, ragionano gli analisti, un conto sono gli ordigni, altro è il ferimento di una personalità . Ma quanto accaduto a Genova dimostra che il livello di azione si è alzato e dunque è con questo che adesso ci si deve misurare.
L’analisi del volantino viene ritenuta fondamentale per comprendere le possibili vittime di nuovi agguati. Ma senza escludere che in realtà altre minacce possano aggiungersi a quelle già contenute nelle quattro pagine di rivendicazione. Le indicazioni fornite vengono comunque prese sul serio e dunque sarà potenziata la vigilanza delle sedi di Finmeccanica e delle agenzie di riscossione, ma anche quella di fronte ad altri uffici ritenuti a rischio. Proprio a questi compiti dovrebbero essere delegati i soldati in modo da alleggerire il carico per le forze dell’ordine.
Molto più delicato da affrontare è il problema legato alle scorte e alle tutele. Perché, come già accadde dopo l’omicidio del giuslavorista Massimo D’Antona, sono centinaia le persone che potrebbero essere prese di mira e il rischio forte è quello di esporre a un pericolo più alto chi rimane fuori dalla lista delle personalità protette, visto che il livello organizzativo di queste formazioni difficilmente potrebbe prevedere un’azione contro chi viaggia con l’auto blindata o con i poliziotti al seguito. E dunque su questo tasto battono anche i sindacati di polizia quando sollecitano i responsabili della sicurezza a «rafforzare il sistema», perché — come sottolinea il segretario del Sap Nicola Tanzi — «da tempo denunciamo i pericoli che possono derivare da un aumento del disagio e delle tensioni sociali e oggi più che mai c’è bisogno di impegno, invece si continua a parlare di “tagli” e molti investigatori di grandissima esperienza stanno andando in pensione anticipatamente per paura di essere penalizzati dalla riforma Fornero».
Un problema che Enzo Letizia, che quei funzionari li rappresenta con la sua Associazione, non soltanto conferma ma rilancia «perché diventa urgente e indispensabile un programma per l’adeguamento degli organici grazie al quale gli esperti possano essere affiancati dai giovani ai quali affidare i compiti di controllo del territorio e soprattutto di investigazione».
La sua linea trova d’accordo Claudio Giardullo del Silp Cgil quando sottolinea come «la capacità di fare investigazione fa la differenza nei momenti di crisi grave come quelle che stiamo vivendo e dunque è un errore strategico pensare che sulle risorse si possa fare soltanto una questione ragionieristica».
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