In Nordreno-Vestfalia torna la normalità  Spd

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C’erano voluti due schrà¶deriani, Wolfgang Clement tra il 1998 e il 2002 e Peer Steinbrà¼ck, tra il 2002 e il 2005, per rompere il patto politico col sindacato Dgb, per mandare in malora i legami tra Spd e classe operaia in uno dei più antichi distretti industriali (che ancora contribuisce quasi per il 22 per cento al prodotto nazionale), e essere ricacciati all’opposizione. La successiva gestione di centrodestra tra il 2005 e il 2010, col democristiano Jà¼rgen Ruttgers, si è rivelata un intermezzo. 
Già  nel maggio del 2010 il Nordreno-Vestfalia, Land più popoloso della Germania con i 18 milioni di abitanti, era tornato alla Spd, nella persona di Hannelore Kraft, alleata ai verdi guidati anche loro da una donna, Sylvia Là¶hrmann. Questo tandem femminile avrebbe potuto allargare la coalizione alla Linke, entrata allora al Landtag di Dà¼sseldorf col 5,6%. Ma la signora Kraft, sebbene le mancasse un seggio per la maggioranza assoluta, non ne volle sapere. Ripiegò su un governo di minoranza, contando sull’astensione dei socialisti nei passaggi cruciali, a cominciare dalla sua elezione a ministra-presidente. 
Il governo di minoranza rosso-verde è naufragato nel marzo scorso, quando gli è venuto a mancare il sostegno del Landtag sul bilancio. Di qui le elezioni anticipate. Il voto del 13 maggio garantisce ora al tandem Kraft-Là¶hrmann una solida maggioranza di 128 seggi su 237. La Spd avrà  al parlamento regionale 99 deputati, i Grà¼ne 29. In percentuale i socialdemocratici sono di nuovo il primo partito col 39,1% (+ 4,7). I verdi, con l’11,3 (-0,8), flettono lievemente, ma non crollano.
A fare un tonfo clamoroso è l’Unione cristiano-democratica, guidata dal ministro federale all’ambiente Norbert Rà¶ttgen. Già  nel 2010 la Cdu era scivolata in Nordreno-Vestfalia al 34,6%, il più basso quoziente del dopoguerra. Ma al peggio non c’è mai fine. Rà¶ttgen è riuscito a perdere altri 8,2 punti, precipitando al 26,3%. 
Il capolista democristiano, che pure aveva cercato di presentare il voto regionale come un referendum sulla politica europea del rigore – «La cancelliera non può essere credibile sul piano internazionale, se il maggiore Land tedesco continuerà  a avere bilanci in deficit» – si è preso interamente la colpa. «Ero il capolista, questa sconfitta è innanzitutto la mia sconfitta. Rassegnerò le mie dimissioni dall’incarico di presidente regionale della Cdu», ha dichiarato Rà¶ttgen, dieci minuti dopo la chiusura dei seggi e la diffusione delle prime previsioni alle 18 di domenica. Onore alla sua velocità  nella ritirata. 
Errore principale di Rà¶ttgen è di aver dato l’impressione di essere molto più interessato alla propria carriera politica a Berlino che alla politica della sua regione. Aveva lasciato a capire che, in caso di sconfitta, non avrebbe rinunciato alla sua poltrona di ministro federale dell’ambiente per sedere sul duro banco dell’opposizione nel Landtag. Con la perdita del controllo sull’organizzazione regionale democristiana in Nordreno-Vestfalia, può ora dire addio alle sue ambizioni di delfino di Angela Merkel, potenziale suo successore alla cancelleria.
Dicevamo che il Land di Dà¼sseldorf torna alla sua «normalità » socialdemocratica. Ma il passato non si può replicare in una Germania non più bipolare, anzi sempre più politicamente frastagliata. La Spd torna a essere il primo partito nel Nordreno-Vestfalia col 39,1%, non col 52,1% che aveva nel 1985. La torta della rappresentanza, a sinistra della Cdu, va divisa con altri commensali. Con i verdi. Con i Pirati, il partito anticasta tedesco, entrato alla grande col 7,8% nel Landtag di Dà¼sseldorf (dopo i successi a Berlino, nella Saar, nello Schleswig-Holstein). Anche con i socialisti della Linke, che in Nordreno-Vestfalia sono retrocessi al 2,5% (-3,1), sotto la soglia di sbarramento. La Linke è in difficoltà  nelle regioni dell’ovest, ma, forte del radicamento all’est, resterà  nel parlamento federale anche dopo le politiche del 2013. 
A Dà¼sseldorf la periclitante Fdp, guidata da un giovane di belle speranze, Christian Lindner, è miracolosamente risalita all’8,6%. Ma ciò nonostante, il campo di centrodestra è appena al 34,9.
Se allarghiamo lo sguardo ai sondaggi sull’intera Repubblica federale, democristiani e liberali totalizzano adesso il 38% (34% per Cdu-Csu, e 4% per la Fdp, sotto la soglia di sbarramento). Pure il fronte rosso-verde è lontano da una maggioranza, quotato al 40% (27% alla Spd, 13% per i verdi). Se questi orientamenti saranno confermati alle politiche del 2013, si riproporrebbe una grande coalizione Cdu-Spd.


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