Lawrence d’Arabia E Sua Maestà  disse “Fermate quel film”

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l film lo vogliono fare subito, nell’estate del 1935. Non sono passati neanche due mesi dalla sua morte e una casa di produzione – quella del celebre regista Alexander Korda – ha già  commissionato soggetto e sceneggiatura. È stato scelto anche l’attore. È un idolo di Broadway, Leslie Howard, quello che deve interpretare il colonnello Thomas Edward Lawrence, il leggendario personaggio conosciuto in tutto il mondo come Lawrence d’Arabia. A Londra l’idea piace. Al Foreign Office sono entusiasti di una pellicola sulle imprese belliche di quel loro eroe che ha fomentato, fra il 1916 e il 1918, la rivolta contro l’impero ottomano. In autunno, una troupe dovrebbe sbarcare in Palestina per cominciare a girare. Tutto sembra pronto per portare sugli schermi le gesta del «re senza corona» degli arabi. Ma all’improvviso, al Colonial Office, arrivano le prime rimostranze dagli emiri e dai governanti del Medio Oriente. Quel film fa paura. Malumori. Dubbi. Sospetti. Così, «per esigenze diplomatiche», il ministero degli esteri britannico chiede di esaminare il copione. Lo modifica più volte, tagli, aggiustamenti, quattro anni di snervanti trattative con Korda. La sceneggiatura censurata sta finalmente per superare l’ultimo nulla osta ma poi – è già  il 1939 – la Seconda guerra mondiale manda tutto all’aria. Gli inglesi, ormai, hanno altro a cui pensare. Il film su Lawrence d’Arabia lo vedremo solo quasi un quarto di secolo dopo. Il kolossal del 1962, diretto da David Lean. Con Peter O’Toole e Anthony Quinn, Alec Guinness e Omar Sharif. Sette premi Oscar.
Tutti i retroscena del progetto cinematografico rinviato negli anni Trenta – con allegate le trascrizioni dei testi riveduti e corretti – sono raccontati fra le pagine di un dossier custodito negli archivi inglesi di Kew Gardens. Le negoziazioni con il Foreign Office, i dispacci “confidential” fra Londra e l’Alto Commissariato britannico per la Palestina, i rapporti classificati “secret” che riferiscono le lamentele di Sua Altezza Reale Abdullah di Transgiordania («Acconsentirà  alla realizzazione della pellicola solo a condizione che la rivolta araba sia rappresentata sotto una luce storicamente veritiera»), e quelle dei turchi inferociti perché Rivolta nel deserto – è questo il titolo del film – «li descrive come elementi crudeli e incivili». 
Sono anni tumultuosi, al Foreign Office guardano con molta attenzione alle relazioni con gli emiri. E l’amicizia con la Turchia è fondamentale per gli interessi inglesi nel Mediterraneo e in tutto il Medio Oriente. Il film può accendere gli animi, compromettere accordi vitali. Il fascicolo su Lawrence d’Arabia si apre con un primo documento datato 7 luglio 1935. T. E. Lawrence è morto appena otto settimane prima, il 18 maggio, in un misteriosissimo incidente nel Dorset mentre corre in sella alla sua moto. Un ufficiale, W. F. Stirling, incontra K. W. Blaxter, un alto funzionario del Colonial Office. E lo informa che Korda sta per realizzare un film sulle avventure di Lawrence d’Arabia. Al Colonial Office circola subito un memorandum interno: «La proposta è di girarlo fra Amman e Aqaba, vi saranno scene di guerra con esplosioni e cariche di cammelli. Stirling e Korda sembra che intendano realizzare delle scene con i turchi in ritirata e, per spiegare i motivi della rivolta araba, mostrare alcuni episodi in cui i turchi si comportano male». 
L’8 settembre il colonnello Stirling comunica al Foreign Office che la troupe partirà  («Ma molto dipenderà  dagli sviluppi della situazione internazionale») nei primi giorni di novembre. Il riferimento è alla spedizione coloniale di Mussolini contro l’Etiopia di Hailé Salassié. Le navi italiane stanno per attraversare il canale di Suez e il Mar Rosso, a pochi chilometri da dove sono previste le riprese del film. Un mese dopo, un’altra nota “secret” arriva sulle scrivanie dei funzionari del Colonial Office: «Sua Altezza Reale Abdullah ha ordinato che gli fossero tradotti i passaggi a carattere storico del libro I sette pilastri della saggezza di Lawrence e si è irritato per il suo tentativo di assumersi tutto il merito, assieme al defunto re Faisal, della rivolta araba. Così ha deciso di revocare l’autorizzazione per le riprese cinematografiche in Transgiordania». Il progetto è congelato. Si ferma tutto per quasi due anni. Ci sono parti del copione da rifare. 
Nel marzo del 1937, Korda torna all’attacco con il Foreign Office e il Colonial Office e propone «di inviare in Palestina e in Transgiordania una troupe di circa sessanta persone di nazionalità  americana e inglese» e, sottolinea, «non ci sarà  nessun ebreo». Proseguono le contrattazioni sul copione. Ma, a fine anno, il 20 dicembre 1937, la situazione si complica nuovamente. L. Bagallay del Foreign Office scrive a K. W. Blaxter del Colonial Office: «L’incaricato d’affari dell’ambasciata turca in Gran Bretagna, il signor Ors, è venuto a trovarci per comunicarci che ha ricevuto il copione di Rivolta nel deserto e ci ha detto che i turchi sono rappresentati come tiranni e oppressori degli arabi, quindi ci ha chiesto se sia possibile fare qualcosa per scoraggiare la produzione del film o, almeno, per impedire che sia girato secondo l’attuale sceneggiatura». Il 29 dicembre, il ministero degli esteri britannico prende ufficialmente posizione: «Nell’eventualità  che si dia inizio alla produzione di questo film, si chiede che la casa di produzione si impegni formalmente a sottomettere una copia della sceneggiatura Foreign Office e al Colonial Office affinché sia sottoposta a esame». Alexander Korda incontra ancora i funzionari del Foreign Office. Li rassicura. Ma loro sono sempre più in ansia. Il 25 luglio 1938, scrive il funzionario J. R. Colville: «Dovremmo capire se la sceneggiatura sia stata modificata a sufficienza». Ci pensa sir Robert Vansittart. Poi, il 20 agosto, informa i suoi colleghi: «Ho parlato al telefono con Korda, lui non ritiene che la sceneggiatura sia in alcun modo irragionevole, tantomeno offensiva. Ha poi aggiunto che questo genere di obiezioni ha ormai varcato ogni limite». Ma appena tre giorni dopo sir Vansittart ha una buona notizia: «Ho incontrato Korda, ora è pronto a riconsiderare l’intera questione. Spera di riuscire ad apportare alcuni utili suggerimenti al copione ma dubito che sia possibile abbandonare il progetto cinematografico nel suo complesso. La casa di produzione è infatti una sussidiaria di una compagnia statunitense che, probabilmente, realizzerà  il film a qualunque costo».
In autunno Lord Tyrell, un nobile inglese in contatto con la casa di produzione del film, invia sottobanco al Foreign Office il copione di Lawrence d’Arabia. Gli risponde Rex Leeper del ministero degli esteri: «Abbiamo finalmente letto la sceneggiatura, anche se il film affronta il tema della sconfitta turca per mano degli arabi, questo non ci sembra francamente un motivo sufficiente per dipingere i turchi in termini così umilianti e sprezzanti. Per quanto ci riguarda, saremmo certamente molto dispiaciuti se il film uscisse senza che le scene menzionate fossero state tagliate o alterate in maniera drastica». E poi fa l’elenco di tutto quello che nel copione non è gradito al Foreign Office. Per un lungo anno tutti lavorano ai tagli. Finalmente il Foreign Office è soddisfatto della versione definitiva della sceneggiatura. È l’inizio dell’estate del 1939. L’1 settembre Hitler invade la Polonia. Il 3 settembre Gran Bretagna e Francia dichiarano guerra alla Germania. Di Lawrence d’Arabia sentiremo parlare ancora molti anni dopo.


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