«Con gli “acampados” sindacato e movimenti ora si parlano»

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Miguel Arana, dottorando in fisica di 28 anni, è tra quelli che occuparono dalla prima notte, a Madrid, la Puerta del sol: «nessuno di noi pensava che il nostro gesto avrebbe avuto la ripercussione enorme che poi ebbe. Anche se, non lo nego, sognavamo di ripetere l’esperienza della primavera araba, di piazza Tahrir: per questo creammo già  quella notte le pagine web della acampada, in spagnolo e in inglese». 
Miguel, qual è il bilancio del movimento 15-M, un anno dopo?
Molto positivo. È stato sempre attivo, anche se in forme meno visibili di quel primo mese: si è lavorato moltissimo, in gruppi tematici e di quartiere. Io ho seguito nel corso dei mesi la commissione internazionale, e posso dire che anche al di fuori della Spagna la vitalità  è enorme, e non solo a Londra o negli Stati Uniti: in questi giorni ci sono acampadas persino in Russia, per chiedere una vera democrazia contro le elezioni-farsa di Vladimir Putin.
Uno scettico potrebbe rimproverarvi, però, di non avere ottenuto nulla di ciò che rivendicate… 
L’intero sistema politico ed economico non si cambia dall’oggi al domani. Ma dei risultati concreti li abbiamo ottenuti. Qua in Spagna, ad esempio, grazie al movimento 15-M molte famiglie abitano ancora nelle loro case, malgrado pendano su di loro ingiunzioni di sfratto. Sono quelle che non riescono più a pagare il mutuo: un problema sociale enorme, che rappresenta bene ciò che significa la crisi nel nostro Paese. Ora se ne parla sui giornali e, soprattutto, le persone coinvolte non sono più lasciate sole al loro destino: ogni volta che veniamo a sapere di uno sfratto, ci presentiamo in decine davanti all’abitazione e impediamo che si realizzi. Inoltre, siamo riusciti a mettere al centro del dibattito politico la questione della riforma della legge elettorale e, in generale, della qualità  della democrazia spagnola, soffocata dal bipartitismo Pp-Psoe. Non mi sembra poco.
Il problema è che il Pp ha vinto le elezioni, lo scorso novembre: sei sicuro che la società  vi segua?
Anche dopo il maggio ’68 in Francia, nelle urne vinse De Gaulle, ma nessuno può dire che il movimento di allora non abbia inciso in profondità  nella mentalità  e nei rapporti sociali… Il Pp ha la maggioranza assoluta in Parlamento grazie alla legge elettorale, ma non ha l’appoggio della maggioranza reale dei cittadini: e per noi il campo di battaglia è la società , non le istituzioni. Vogliamo svegliare le coscienze, rendere le persone capaci di pensiero critico, riuscire a trasformare i loro comportamenti quotidiani. E se osserviamo le lotte in corso, possiamo notare che le cose stanno cambiando.
In che senso?
Nell’ultimo sciopero generale, a fine marzo, era evidente la presenza di gruppi e persone che i sindacati, da soli, non sarebbero riusciti a mobilitare. È stato uno sciopero diverso da quelli del passato. Le città  erano piene delle iniziative più diverse: biciclettate, pranzi popolari in piazza, animazioni per bambini, caceroladas… Le lotte nel mondo dell’istruzione lo dimostrano ancora meglio. Senza l’impulso del 15-M, ben difficilmente le organizzazioni tradizionali sarebbero riuscite ad attivare tante energie: gli insegnanti sono in agitazione dall’inizio dell’anno scolastico. Si è diffuso un metodo assembleare e sono saltate certe barriere che c’erano tra sindacati e movimento: un’ibridazione interessante e, soprattutto, necessaria.


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