«Niente sanzioni per chi sbaglia i conti dell’Imu»

by Editore | 4 Maggio 2012 9:09

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ROMA — Non solo è nuova, anzi sperimentale. Ma è anche una tassa complicata, visto che sarà  il singolo contribuente a calcolare la somma da pagare, dividendo pure il totale nelle due quote da versare allo Stato e al Comune. Ed è per questo che sull’Imu, la nuova Ici, il governo sta studiando la possibilità  di non far scattare le sanzioni previste per chi tra moltiplicazioni, somme e sottrazioni dovesse sbagliare i conti. Manca un mese e mezzo alla scadenza delle prima rata, il 18 giugno, e ad aprire lo spiraglio è Vieri Ceriani. «Non è escluso che si possa intervenire in tal senso» dice il sottosegretario all’Economia durante un incontro con la stampa quando i giornalisti gli chiedono se esiste la possibilità  di non far pagare le «multe» aggiuntive a chi dovesse fare errori di calcolo. Un’ora e mezza nel suo studio al primo piano del ministero di via XX settembre per «precisare alcune false notizie che continuano a viaggiare». E, inevitabilmente, al centro del tavolo si materializza la protesta dei sindaci contro una tassa che loro chiamano «Ista», cioè di Stato.
Apre anche su questo il sottosegretario Ceriani. Ma solo per il futuro, non prima del 2013. «Si può ragionare su due opzioni. La prima è dare tutta l’Imu ai Comuni, usando la quota erariale per finanziare i trasferimenti» alle amministrazioni locali. Tecnicamente, i soldi incassati dallo Stato sarebbero girati al cosiddetto fondo di perequazione, in modo da riequilibrare le differenze che altrimenti ci sarebbero tra grandi Comuni ricchi e piccoli Comuni poveri. La seconda ipotesi, invece, è «prevedere due imposte nettamente separate, una che vai ai Comuni una che va allo Stato», in modo da fare chiarezza. Ma se questo riguarda il futuro, è più urgente capire cosa succederà  nelle prossime settimane. Secondo le tabelle sul tavolo del sottosegretario il 30% delle prime case non pagherà  nulla grazie alle detrazioni, mentre per gli altri, sempre sulla prima casa, la media sarà  di 194 euro. E ritocchi delle aliquote possibili fino al 10 dicembre, cioè alla vigilia del saldo finale, per garantire il gettito previsto? «Non credo sarà  necessario — dice Ceriani — penso non ci saranno scostamenti rispetto alle stime».
Facendo il confronto con la vecchia Ici, pagherà  di meno chi ha una rendita catastale bassa e di più chi invece ce l’ha alta. Consapevoli che non sempre la rendita misura in modo obiettivo il valore della casa. E non è l’unica distorsione messa nel conto quando a dicembre, in piena emergenza sui conti pubblici, il governo ha deciso di tassare di nuovo la prima casa, come del resto avviene in tutti Paesi dell’Ocse, che raggruppa 34 economie avanzate, e come già  si è fatto da noi dal 1993 al 2007. «Forse abbiamo fatto un errore — dice Ceriani — perché abbiamo deciso di anticipare l’applicazione dell’Imu di due anni, pensando che tutti i problemi fossero stati risolti da chi quella tassa l’aveva voluta». Ed è qui che il ragionamento del sottosegretario si fa più politico.
Se la Lega chiama alla rivolta fiscale, Ceriani tira fuori dalla sua cartellina tre ritagli di giornale per ricordare che nel 2008 Umberto Bossi era favorevole al ritorno dell’Ici. E se il Pd continua a chiedere di alleggerire l’Imu accompagnandola con una patrimoniale, Ceriani sottolinea che «abbiamo fatto una patrimoniale reale con l’Imu e il bollo sulle attività  finanziarie». Prudenza sull’aumento dell’Iva? Il sottosegretario frena sull’ipotesi che i risparmi della spending review, il lavoro di lima sulla spesa pubblica, possano evitare l’aumento dell’imposta sul valore aggiunto previsto ad ottobre: «Non c’è un nesso preciso tra i tagli di spesa e l’aumento dell’Iva». Da Equitalia arriva una precisazione sul fenomeno dei Comuni che decidono di riscuotere i tributi per conto proprio: «I sindaci non devono disdire alcun contratto perché è la legge a prevedere che gestiscano da soli l’attività  dal primo gennaio 2013».

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