«Presa Stalingrado, ora Berlino» La festa di Beppe, solo davanti al pc

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Beppe Grillo è solo, seduto davanti al computer.
Vetrata, un mare bellissimo, la costa degli Etruschi che arriva fino a Piombino: ha lasciato la villa di Sant’Ilario a Genova ed è sceso qui, a Marina di Bibbona, in quest’altra casa pazzesca («La comprai dal marchese Ginori seguendo il consiglio del mio amico Gino Paoli, che però abita un po’ più giù, a San Vincenzo»).
Altri leader politici corrono da uno studio televisivo all’altro. Urlano ordini ai portaborse. Telefona al direttore. Chiedi se, spiegagli che, digli che. S’arrabbiano, minacciano, implorano un minuto di collegamento in più.
Lui, invece, sta lì: le dita che picchiano frenetiche sulla tastiera. Immaginatevelo che scrive e sghignazza, scrive e si esalta, scrive e poi spalanca gli occhi sul monitor, pupille come mosche impazzite.
Sapete che faccia sa mettere su Beppe Grillo quando fa il comico. Non fosse che ora il comico è diventato capopopolo carismatico e geniale, leader politico astuto e senza scrupoli, guru che esalta, provoca, trascina, vince.
Il Movimento 5 stelle si prende quattro municipi, compreso quello prestigioso di Parma, e lui invece di organizzare trionfali conferenze stampa, invece di correre ad abbracciare i suoi nuovi sindaci davanti alle telecamere, preferisce diventare entità  astratta, fotografia formato tessera che appare nel web. Solo nel web.
Facebook.
Twitter.
www.beppegrillo.it
O avete un computer, oppure Beppe Grillo ve lo perdete. Ma se non avete un computer, siete vecchi, dice lui. Siete polverosi, puzzate di naftalina, magari vi piacciono ancora le sezioni di partito.
E mai, in una sezione di partito, mai si sarebbe vista tanta gente come su Face, alle 16, quando lui posta (postare, nel gergo degli internauti, significa pubblicare una foto o uno scritto) posta le prime proiezioni de La7. «Parma: Pizzarotti 60,1%-Bertazzoli 39,8%». Nel volgere di pochi secondi, i commenti sono 895. E in 4.566 cliccano su «mi piace».
Per gli esperti in comunicazione si tratta di dati spaventosi. Ma non c’è tempo per lo stupore. Perché Grillo è già  saltato su Twitter.
Ora 16,20: «Forza Belin!».
Ore 17: «Pizzarotti è sindaco! Parma a 5 stelle!».
Ore 18,15: «I nuovi sindaci a 5 stelle: Pizzarotti (39 anni) Maniero (26) Fabbri (29), Castiglion (32): età  media, 31 anni e 6 mesi».
Ore 18: «La campagna elettorale di Pizzarotti a Parma è costata 6 mila euro!».
Ore 18,20: «E adesso riprendiamoci questo disperato Paese!».
Grillo rimbomba più che in cento dirette televisive. Straordinario uso della rete. Fisicamente, assente. Mediaticamente, straripante (la foto che circola, con lui abbracciato a Pizzarotti, è una foto scattata venerdì scorso, a Parma, in piazza della Pace, per il comizio di chiusura della campagna elettorale).
Al telefono risponde infastidito, bofonchia qualcosa, mette giù.
Lasciatemi stare davanti al mio computer. Sto registrando una cosa.
Così, alle 20, ecco arrivare su Facebook anche il suo commento.
Come già  accadde due settimane fa, voce che giunge da lontano, sensazione di remoto, lunare. Impatto fortissimo.
«Innanzitutto, grazie a tutti. Abbiamo conquistato Stalingrado, ora siamo sulla strada di Berlino… Due considerazioni su questa cosa che è successa: dovranno chiedersi come abbiamo fatto a vincere con pochi euro. E poi non ha vinto Pizzarotti a Parma, hanno vinto tutti i cittadini di Parma…».
Prende fiato, quel modo di sospirare che avete imparato a conoscere quando presentava il festival di Sanremo o «Te la do io l’America», oppure il «Beppe Grillo Show».
Poi prosegue.
«Bisogna capirlo questo concetto: il Movimento a 5 stelle è lo strumento che serve ai cittadini per amministrare se stessi. Cittadini che si eleggono tra loro… Quindi è una vittoria della democrazia sul capitalismo. Senza soldi, i cittadini si eleggono e vanno a gestire le città … è un fatto di democrazia che non era mai successo… Un abbraccio, e ci vediamo a Berlino!».
Stop.
Nient’altro. Se non che forse, a questo punto, è opportuno ricordare ciò che Grillo disse a Bologna l’8 settembre di cinque anni fa, sul palco del primo Vaffanculo-Day.
«I politici penseranno che noi siamo dei mattacchioni, e che stiamo scherzando. Ma quando capiranno che siamo tremendamente seri, per loro sarà  troppo tardi».


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