by Editore | 22 Maggio 2012 7:36
BERLINO – Il confronto su come salvare Eurolandia sta diventando scontro ai limiti del gelo: Monti e Hollande, con a fianco Mariano Rajoy a Madrid e la Commissione europea di Barroso, contro la linea dura tedesca. Angela Merkel, ha annunciato ieri sera il suo viceportavoce Georg Streiter, non ha ancora deciso se potrà accettare o no l’invito esteso a lei, al presidente francese e al premier spagnolo, al G8 del weekend scorso, per un summit a tre a Roma per concordare una linea comune prima del vertice europeo di fine giugno. Lo sgarbo a doccia fredda di Berlino viene dopo il reiterato no agli eurobond. Un diniego che ha fatto fallire l’incontro di ieri a Berlino tra il ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble e il suo nuovo omologo francese, Pierre Moscovici. Sugli eurobond, e sulla crescita, sembra quasi che un muro divida la Germania dagli altri Paesi dell’eurozona. «Abbiamo ricevuto l’invito del presidente del Consiglio Monti – ha detto Streiter – ma se davvero questo incontro previsto per giugno a Roma si terrà è ancora questione aperta, a causa della difficile situazione del calendario di appuntamenti». In altre parole: per la cancelliera, nonostante l’emergenza dell’euro, la recessione che colpisce quasi ovunque nell’eurozona e la tragedia greca, potrebbe non essere indispensabile consultarsi con gli altri tre grandi dell’Unione monetaria. Sullo sfondo dei no di Merkel agli eurobond delle ultime ore, e anche delle sue gravissime difficoltà politiche interne (senza misure per la crescita la Spd, opposizione, non voterà la ratifica parlamentare del fiscal compact, e quindi non ci sarà la richiesta maggioranza dei due terzi) la piccola frase è pesante. Palazzo Chigi cerca di minimizzare: «Ovviamente la data del vertice non è stata ancora fissata, ma è stato solo deciso il principio di organizzarlo a giugno per fare il punto. La data sarà decisa nei prossimi giorni e probabilmente se ne parlerà anche al summit europeo a Bruxelles questo 23 maggio». Resta che c’è un invito esteso nel weekend, e solo ora Merkel dice di non averlo ancora accettato. Ed è difficilissimo immaginare che Monti abbia annunciato il vertice senza avere prima segnali favorevoli dagli invitati. Berlino alza anche il tono dei nyet: «Non vogliamo gli eurobond, sarebbero una terapia al momento sbagliato». Così ieri il governo ha di nuovo puntato i piedi, a 48 ore dal vertice a Bruxelles. Un deputato Cdu, Michael Meister, ha rincarato la dose: «Se Hollande e Monti vogliono, emettano i loro titoli». Moscovici ha detto desolato che «siamo rimasti ognuno sulle proprie posizioni, gli eurobond sono un’idea forte, ma la Francia non può imporre il suo punto di vista agli altri». La sensazione è che voglia imporsi Berlino. Prima della doccia fredda tedesca, i mercati avevano reagito positivamente ai segnali pro-crescita del G8: le Borse avevano registrato quasi tutte un aumento, da Londra a Parigi, da Francoforte a Wall Street. Debole Milano, ma per il peso dello stacco delle cedole. Oggi, a causa di Berlino, la riapertura dei mercati potrà essere ben più tesa.
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