Mps, il piano di Viola per rilanciare la banca

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MILANO – Un mese per salvare Mps, soprattutto racimolando 2,2 miliardi di patrimonio senza ricapitalizzare. Dura impresa quella presentata agli investitori dal nuovo management guidato da Fabrizio Viola (ad) e Alessandro Profumo, che allo scopo studiano l’emissione di CoCo bond, convertibili in azioni quando il patrimonio scende oltre una soglia. Titoli inediti in Italia, tra i più sofisticati e ad alto rischio diluizione (il terrore della fondazione Mps, azionista cui è rimasto il 33% e che con la diluizione perderebbe il controllo della banca). Le prime reazioni sono fredde e il titolo in Borsa ha perso un altro 3,9% scivolando a 0,21 euro, vicino ai minimi di gennaio (0,18 euro).
«Stiamo lavorando perché il nuovo piano industriale sia approvato dal cda del 14 giugno; sarà  molto operativo e basato su azioni», ha detto Viola illustrando i conti trimestrali chiusi in utile per 54 milioni (-61%) dopo ricavi stabili a 1,5 miliardi. «Trimestrale da lavori in corso – ha aggiunto – ci sono ancora molte cose da fare, alcune complesse, che necessitano di lavoro e tempo, e anche se il tempo è tiranno cerchiamo di farle prima possibile». Anche perché entro fine giugno l’Autorità  bancaria europea ha imposto ai senesi di rafforzarsi di 3,26 miliardi. Qui stanno i leoni: 1 miliardo viene dalla già  avvenuta conversione dei prestiti Fresh, qualche centinaio di milioni da una diversa contabilizzazione degli asset a rischio, 300 milioni da utili futuri. Mancano 2,2 miliardi, da trovare soprattutto con le dismissioni di Consum.it e Biverbanca, cui potrebbero aggiungersi 200 sportelli Antonveneta. Ma vendere in questa fase è un cimento, così si cercano alternative più rapide. I contingent convertible potrebbero essere una, ma tra i banchieri d’affari non si crede sia un’opzione concreta. I CoCo hanno il difetto di chiamare la loro “capitalizzazione”, poiché gli arbitraggisti guidano l’azione al livello di diluizione previsto quando si converte (a prezzi di Borsa). Emessi da sparuti colossi anglosassoni, finora Via Nazionale, poco incline alla “finanza creativa”, non li ha contempla. Caso diverso se quei titoli avessero un compratore sicuro e affidabile: come Cdp, di cui già  si parlava. Del resto la banca ha già  1,9 miliardi di Tremonti bond senza cui il Core tier 1 sarebbe all’8,7%, +20 punti base nel trimestre grazie a un bilancio più magro, ma non abbastanza per l’Eba che vuole il 9%.
Il Pd, che controlla Comune e Provincia, scegliendo i nuovi vertici avrebbe chiesto di evitare ricapitalizzazioni, per evitare che l’ente si diluisca dato che ha un patrimonio falcidiato (due aumenti dopo l’acquisto di Antonveneta, pagata 9 miliardi cash). Giuseppe Mussari, ex presidente Mps, non è indagato. Ma forse l’inchiesta aperta dalla magistratura ha un ruolo nel far rinviare la sua conferma alla presidenza Abi, poiché ieri i saggi dell’associazione si sono aggiornati all’esecutivo del 20 giugno.
Sempre ieri la fondazione ha esteso all’8 giugno la moratoria con i 12 creditori, cui poi rimborserà  664 milioni, rinegoziandone 350. «Non ci attendiamo rischi patrimoniali rilevanti dall’inchiesta – ha detto Viola – non è in discussione la solidità  né la capacità  di Mps di stare sul mercato». Rischi patrimoniali invece gli analisti vedono nel deterioramento degli spread, dato che Mps fece incetta di Btp poco prima del crollo 2011: un loro nuovo ribasso porterebbe altri guai. Ai lavori in corso parteciperanno tre nuovi dirigenti scelti da Viola e Profumo: Bernardo Mingrone, che arriva da Unicredit, sarà  il nuovo direttore finanziario, Ilaria Dalla Riva (Sky) capo delle risorse umane e direttore operativo, Sergio Vicinanza (gruppo De Agostini) capo area finanza e tesoreria.


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