Parigi, epurato l’autore «scorretto»Il «neoreazionario»

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PARIGI — «Chiamare gatto un gatto» è l’espressione francese che indica franchezza di giudizio, il dire le cose come stanno, ed Eric Zemmour ne è stato per anni il campione nazionale (se si rompe qualche tabù tanto meglio). Editorialista del Figaro, nostalgico dell‘ancien régime e del tempo in cui gli uomini erano uomini e le donne donne, diventato una star della televisione e della radio con le sue provocazioni politicamente scorrette, Zemmour l’anno scorso è stato condannato per avere detto nel talk show del sabato sera che «la maggioranza degli spacciatori sono neri e arabi». Ma si era ancora in era Sarkozy, e il giorno dopo l’opinionista venne sonoramente applaudito a una riunione del partito di governo Ump; da allora lui ha portato quella condanna come una medaglia.
I tempi però sono cambiati. Rupture e audacia intellettuale (provocazioni e razzismo, a seconda di chi guarda) non sono più di moda. La Francia ha portato all’Eliseo un Franà§ois Hollande che chiede «coesione, unità , uguaglianza tra i cittadini» e condanna «chi alimenta le divisioni e quindi l’odio»; l’ultima uscita di Zemmour — un violento attacco al nuovo ministro della Giustizia, Christiane Taubira — stavolta potrebbe costargli il posto in radio, e segnare il suo declino mediatico. 
«Christiane Taubira ha già  scelto chi sono le sue vittime, e i carnefici — ha detto Zemmour venerdì 23 maggio nella sua trasmissione mattutina Z comme Zemmour su Rtl, seguita da un milione di ascoltatori —. Le donne e i giovani delle banlieue stanno nel campo dei buoni. Gli uomini bianchi in quello dei cattivi». 
Il polemista 53enne non perdona alla Guardasigilli, originaria del dipartimento d’Oltremare della Guyana, di volere una nuova legge contro le molestie sessuali e l’abolizione del tribunale penale per i minori. «La ministra è dolce e compassionevole, come una mamma con i suoi figli — continuava Zemmour —, quei poveri figli delle periferie che rubano, spacciano, torturano, minacciano, violentano, e qualche volta pure uccidono». 
L’ostilità  di Zemmour nei confronti della Taubira è nota da anni, nel 2007 l’allora deputata socialista venne attaccata per avere promosso la legge del 2001 che definisce lo schiavismo come un crimine contro l’umanità . «Lei seppellisce secoli interi di storia di Francia — le disse allora Zemmour, sempre in tv —, e nella sua legge parla solo dello schiavismo dell’Occidente, quando veniva praticato anche in tutto il Medio Oriente. Anzi, è la nostra colonizzazione ad avere sradicato in molti casi la tratta degli schiavi». 
Zemmour è diventato negli anni la versione di largo consumo degli intellettuali definiti «nuovi reazionari» (da Philippe Muray ad Alain Finkielkraut) in un celebre pamphlet di Daniel Lindenberg, dieci anni fa: filosofi, scrittori e giornalisti di destra, ostili al femminismo, alla società  multiculturale e alla continua colpevolizzazione dell’Occidente e dell’uomo bianco.
Secondo Zemmour nella Francia moderna l’uomo «europeo» è devirilizzato, reso femminile dalla società  dei consumi e da donne revansciste e castranti mentre — oltretutto — tra gli immigrati e i francesi di seconda o terza generazione di religione islamica il patriarcato è ancora la norma. Il presidente di Sos Racisme, Dominique Sopo, ha protestato su Le Monde invitando Zemmour a risolvere i suoi complessi sul divano dello psicanalista, e la direzione di Rtl potrebbe non confermarlo nella nuova stagione. 
Ma la destra del partito Ump si sta mobilitando in suo favore, e Marine Le Pen ieri lo ha difeso con un comunicato: «Se le indiscrezioni dell’allontanamento di Zemmour venissero confermate, saremmo in presenza di un gravissimo attacco alla libertà  di espressione — scrive la leader del Front national —. Zemmour rappresenta la dissidenza rispetto alle autoproclamate élites, benpensanti e conformiste». Per Zemmour un sostegno di peso, talmente pesante che rischia di affondarlo definitivamente.


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