“Berlino e Parigi insieme per la crescita”

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ROMA – Obiettivo crescita. All’indomani delle elezioni in Francia e Grecia, si muove il cancelliere tedesco Angela Merkel. In un messaggio al neoeletto Francois Hollande scrive: «Spetta a noi prendere le decisioni necessarie per l’Europa»: i due si vedranno a Berlino il 16. E ancora, da Roma, il premier Mario Monti dice basta studiare misure per lo sviluppo, è ora di agire: «Mi sento di poter esortare la Ue ad avere un ruolo attivo di trascinamento», in fatto di crescita. Subito Bruxelles convoca un vertice straordinario e informale dei leader per il 23 maggio e il presidente della Commissione, Josè Durao Barroso, chiede di approvare entro giugno i project bond per rilanciare l’economia. Tutto bene, allora? Per ora le Borse non sembrano credere alla svolta. Spaventa lo stallo politico in Grecia; preoccupano le sorti della Spagna e della sua Bankia, il colosso nato dalla fusione di sette casse di risparmio, oggi nei guai. Il risultato è un calo generalizzato, da Parigi a Londra, da Francoforte ad Atene fino a Wall Street. Milano perde il 2,37% e lo spread risale a quota 391. 
È un giorno difficile per i mercati e delicato per le diplomazie economiche, intenzionate a dare una scossa all’economia. Merkel apre a Hollande anche se il nuovo presidente francese vorrebbe rinegoziare il fiscal compact, mentre la Cancelliera non ci pensa proprio. Monti ribadisce che «non è battendo i pugni sul tavolo» che si ottiene lo sviluppo. Se l’Italia lo avesse fatto, lo spread sarebbe andato alle stelle. Meglio lavorare per convincere Berlino a muoversi in questa direzione. Oltretutto l’ economia della Germania va a gonfie vele: a marzo, la produzione industriale sale del 2,8% su base mensile, ben oltre le attese (0,8). «Sto invitando i miei interlocutori tedeschi a un nuovo atteggiamento verso gli investimenti pubblici per rilanciare la capacità  produttiva in Europa», annuncia. Monti vorrebbe che fosse consentito agli stati di pagare i debiti dell’amministrazione verso le imprese senza che questo faccia esplodere i conti pubblici. Il commissario Ue Olli Rehn loda gli sforzi di risanamento del governo. Barroso cerca di serrare i tempi: spera che nell’incontro extra di fine mese si definiscano le strategie anti-recessione. Punta sui project bond per finanziare grandi progetti transnazionali. E ribadisce: non c’è alternativa al consolidamento dei conti. 
La Borsa guarda a questi movimenti con apprensione. Non tralascia il fatto che il leader della sinistra radicale greca, incaricato di formare il governo, Alexis Tsipras, vorrebbe cancellare tutti accordi Ue-Bce- Fmi per il salvataggio del paese: la Borsa di Atene scivola ai minimi dal 1992, affossando le altre. Gli operatori seguono pure il caso Spagna dove si alternano voci e smentite su una possibile nazionalizzazione di Bankia che crolla in Borsa. Il governo esclude un salvataggio di stato. Dice di voler solo ristrutturare l’istituto, dopo le dimissioni di Rodrigo Rato. Al posto di questo manager, per anni direttore del Fmi, potrebbe andare Josè Ignacio Goirigolzarri, ex Bbva.


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