“Chiamai Prodi, Murdoch voleva Mediaset”

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LONDRA – Nel 1998 l’allora premier britannico Tony Blair sondò Romano Prodi, all’epoca presidente del Consiglio, sulla possibilità  che Rupert Murdoch acquistasse Mediaset da Silvio Berlusconi. È lo stesso Blair a rivelarlo, negando tuttavia che ci fosse niente di male nel suo comportamento e assicurando che né in tale occasione, né in altre, fece alcun patto con Murdoch per promettergli favori politici in cambio del sostegno dei suoi giornali. Si tratta comunque di un’ammissione sorprendente, perché in passato l’ex leader laburista aveva negato di avere aiutato Murdoch a valutare l’affare Mediaset. E non è l’unica sorpresa dell’interrogatorio di Blair davanti alla commissione governativa d’inchiesta sul Tabloidgate, perché a un certo punto un uomo è apparso alle spalle del giudice Leveson che conduce le udienze e si è messo a gridare: «Tony Blair è un criminale di guerra, ci ha portati in Iraq per prendere i soldi della banca JP Morgan». L’attimo di trambusto ha fatto balzare in avanti a sua protezione le due guardie del corpo, mentre tre poliziotti portavano via il dimostrante e il giudice si scusava con Blair, chiedendo un’indagine “immediata”.
Poco prima, rispondendo alle domande del procuratore Robert Jay, l’ex leader del Labour ha fatto la sua rivelazione, raccontando di essere intervenuto per conto di Murdoch durante una telefonata con Prodi nel 1998 (quando Blair era al potere da appena un anno) in merito all’acquisto di Mediaset. «Dopo avere chiesto un parere al segretario di gabinetto sull’opportunità  dell’argomento», dice l’ex premier, così sottolineando che la sua iniziativa non era nascosta ma anzi il più alto funzionario di Stato di Downing street la considerava eticamente ammissibile, «sollevai la questione nel corso di una telefonata con Romano Prodi, per verificare se vi fossero obiezioni politiche». Blair non riferisce cosa gli rispose Prodi, ma in quei giorni la stampa inglese, nonostante le smentite dei portavoce governativi, scrisse che le informazioni emerse nel dialogo con il premier italiano furono il fattore determinante nell’indurre Murdoch a non alzare ulteriormente l’offerta per convincere Berlusconi a vendere.
«Il mio fu un intervento perfettamente giustificato», afferma Blair. «Mi limitai a chiedere se un proprietario straniero sarebbe stato benvenuto o no. Non ci vidi nulla di sbagliato, avrei fatto lo stesso se un altro gruppo editoriale britannico fosse stato interessato a un’acquisizione di Mediaset. Purtroppo, quella telefonata scatenò una valanga di polemiche, sicché una conversazione telefonica di appena due minuti finì per tenerci occupati per due settimane». Ed è proprio questo che Blair rimprovera alla macchina dei media: avere un rapporto “malsano” con il potere. «Se uno si alza a protestare e novantanove restano seduti, i giornali parlano solo del singolo che ha protestato», conclude l’ex-premier, ammettendo che mettersi contro di loro equivale “al suicidio” per un politico, ma rimproverando ai media di avere gettato del fango anche su sua moglie e i suoi figli.


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