“E ora Franà§ois presidente” a Tolosa sognando Mitterrand
TOLOSA – “Franà§ois Président”. Come nel 1981. Stesso coro, stesso posto, qualche sconfitta dopo. Franà§ois Mitterrand era venuto a Tolosa per concludere la sua vittoriosa campagna elettorale di trentuno anni fa, e così ha fatto Franà§ois Hollande. «Per me è già Presidente», esulta Anne, insegnante gauchiste da una vita, contenta di aver convinto al voto anche le due giovani figlie. I segnali ormai convergono. Mentre Hollande prende la parola in place du Capitole, a Parigi Franà§ois Bayrou annuncia che voterà per lui. Il leader centrista, che al primo turno ha raccolto il 9% delle preferenze, non darà consegne di voto ai suoi elettori. Ma la corsa di Nicolas Sarkozy dietro agli slogan del Front National lo ha definitivamente deciso.
Ora la paura è l’astensionismo, l’indifferenza di chi crede che tutto è ormai scontato. «Mancano tre giorni, ma saranno lunghissimi», esordisce Hollande che chiede di proseguire la mobilitazione. Nel passeggino, anche il piccolo Rachid si ritrova con la spilla elettorale attaccata al bavero. La mamma Tania sogna per lui qualcosa di semplice. «Un Presidente che non fa più distinzioni tra veri o falsi francesi». Gabriel vuole un capo di Stato lontano dal “fric”, dal denaro. «In questi anni – dice l’insegnante in pensione – il governo ha pensato solo ai ricchi». Il popolo di sinistra fa ancora fatica ad archiviare il rancore e la rabbia. E’ una piazza che assapora già la rinvicita su Nicolas Sarkozy. Tutti i militanti sono convinti che il dibattito televisivo sia stato fatale. «Ormai è finito, Hollande lo ha steso al tappeto» commenta Anne Laure, studentessa di legge. «Ha mostrato una grinta che non immaginavo», aggiunge suo marito. Secondo i sondaggi, per 42% dei francesi il socialista è stato migliore del suo avversario e rimane favorito per il ballottaggio di domenica, con sei punti di scarto.
E’ poco candidato, e già molto nella parte. Hollande zittisce la piazza che sta fischiando Angela Merkel. «Tra poco, dovremo lavorare insieme». Ostenta sicurezza, fa un po’ lo sbruffone. «Forse ho sbagliato, avrei dovuto accettare altri dibattiti». Place du Capitole è colma, anche se era più piena un mese fa, quando è venuto il tribuno gauchiste Jean-Luc Mélenchon. Nel raduno di Tolosa è tornato alla ribalta l’ex premier Lionel Jospin, che aveva dato l’addio alla politica dopo essere stato malamente eliminato al primo turno delle presidenziali del 2002. Una ferita che brucia ancora. «Voglio che il 6 maggio cancelli quel crudele ricordo» dice Hollande che prende per mano Jospin. Parla per la prima volta in pubblico dei suoi errori. E’ un momento teso, difficile. «Sono caduto nella trappola. Non ho saputo scongiurare le divisioni della sinistra», ammette colui che ha inventato la “gauche plurielle”, la sinistra forse troppo plurale.
L’altra emozione arriva quando Hollande parla delle vittime di Mohammed Merah, il fanatico che ha ucciso due militari, poi tre bambini e un maestro nella scuola ebraica di Tolosa. Lo choc di quegli attentati poteva cambiare la campagna elettorale. Non è stato così. “On va gagner”, vinceremo, risuona fino al tramonto nella piazza. «Porteremo avanti la speranza di tutti, anche di quelli che non ci votano», conclude Hollande che non solo copia formule di Mitterrand, ma anche il suo modo di gesticolare, con il pugno alzato e la schiena curva, imitandone persino le pause. Una mimesi fisica e politica che è anche un auspicio: avere un secondo presidente della gauche nella Quinta Repubblica. Dopo Franà§ois, un altro Franà§ois.
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