Rigore e crescita: il nuovo consenso europeo

by Editore | 18 Maggio 2012 8:25

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BRUXELLES — «Il consolidamento dei bilanci e la crescita non sono contrari tra di loro ma entrambi necessari: l’uno non esclude l’altro e devono procedere di pari passo». Scossa da una crisi senza precedenti, l’Europa parla attraverso i suoi principali leader, riuniti in videoconferenza sul web prima di partire per il vertice del G8 negli Usa. E il messaggio finale viene diffuso per prima dalla cancelleria tedesca, quasi a sottolineare che anche la fortezza rigorista condivide quest’orientamento, anzi lo rivendica. 
Angela Merkel da Berlino, David Cameron da Londra, Mario Monti da Roma, Franà§ois Hollande da Parigi, insieme con il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy da Bruxelles, e quello della Commissione Europea José Manuel Barroso da New York (dove si trovava per parlare alle Nazioni Unite), si sono incontrati virtualmente per tentare di dare una sola voce alla Ue: quell’unica voce che oggi dovrà  portare le loro proposte agli altri grandi del G8, e al padrone di casa Barack Obama, preoccupato per il contagio dello tsunami europeo. Secondo Parigi, la consultazione ha fatto registrare «un’ampia convergenza di vedute sulle questioni all’ordine del giorno del G8» e un rinnovato sostegno alla presidenza americana del vertice. Anche secondo Berlino, c’è stato «un alto livello di accordo»: quasi il battesimo di una nuova coppia «Merkollande», dopo il tramonto di quella «Merkozy». 
«La videoconferenza sarà  un colloquio che non avrà  nulla a che fare con la Grecia», aveva precisato all’inizio la prudenza dei diplomatici. Ma naturalmente, non è stato così: l’incontro ha avuto molto a che fare con la Grecia, e la Spagna, e i vari allarmi che percorrono un continente in fibrillazione. Tutti hanno ribadito la loro volontà  di non abbandonare a se stessa Atene, chiedendole però di stare ai patti: basterà  aspettare poche settimane per vedere quanto sia saldo, e vero, il proposito comune. 
E’ stato un consulto d’emergenza, con i toni dell’emergenza. Dove, nell’incertezza del momento, bisognava prendere le misure all’ultimo arrivato, Franà§ois Hollande, il socialista che promette di allentare la gabbia rigorista di Berlino. E dove un Paese che non fa parte dell’Eurozona, come la Gran Bretagna di Cameron, ha detto alto e forte che oggi sono in gioco proprio le sorti dell’euro, ha invitato gli altri a riscuotersi, e ha indicato fra le «soluzioni che creano fiducia» gli eurobond tanto caldeggiati da Monti. 
Qualcuno, come sempre in questi casi, ha tenuto le carte coperte. Ma la signora che sembra ancora dominare il gioco, Angela Merkel, qualcosa di importante l’aveva lasciato intuire poche ore prima, in un’intervista al New York Times: una nuova apertura tedesca a «stimoli» che possano aiutare «la crescita dell’Eurozona nell’interesse della Grecia». Intanto, il Fondo monetario internazionale dice che la Banca centrale europea ha «spazi di manovra per manovre monetarie espansive», che può tagliare i tassi di interesse. E nei titoli dei giornali di mezza Europa, compare sempre più spesso quella parola un tempo tanto esorcizzata, «contagio».

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