Rincari benzina, governo in campo

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ROMA – Qualcosa non va in Italia nel prezzo della benzina. «Criticità  oggettive e peculiari», secondo il ministero per lo Sviluppo Economico. Per questo Corrado Passera incontrerà  oggi i rappresentanti delle compagnie petrolifere e dei gestori. Dovranno spiegare perché da noi benzina e gasolio costano in media 5 centesimi più che nel resto di Europa, come non succedeva dal 2008. E perché, lo ha denunciato sabato Repubblica, non scendano, nonostante le quotazioni del petrolio e dei prodotti raffinati in netto calo. 
Un minimo ritocco nel fine settimana c’è stato. Eni, leader del mercato nazionale, ha fatto da apripista, tagliando il costo “raccomandato” ai distributori di 2,5 centesimi per la benzina e 1 centesimo per il gasolio. A ruota tutti gli altri, con sforbiciate attorno al centesimo. Per il momento però nessun beneficio per gli automobilisti: ci vuole qualche giorno perché i gestori adeguino il costo alla pompa. Ieri il prezzo medio della benzina era ancora vicino a 1,89 euro, quello del gasolio a 1,77. Neanche un centesimo sotto i valori di venerdì. Sempre vicino alle quote record che stanno mettendo a dura prova le finanze degli italiani, specie al Centro e al Sud.
Nelle ultime settimane il prezzo del petrolio raffinato è calato del 15%, mentre quello di benzina e gasolio è rimasto costante. Rispettivamente 7,7 e 2,4 centesimi sopra quello “ottimale”, secondo uno studio di Nomisma Energia. Tra 150 e 190 milioni di euro al mese, tanto è l’incasso aggiuntivo che si stanno assicurando le compagnie e la spesa extra a cui costringono gli italiani. Che ci fossero i margini per un taglio lo aveva ammesso anche l’Unione Petrolifera. E domenica la prima a passare ai fatti è stata Eni, la compagnia di bandiera controllata dal Tesoro: 2,5 centesimi al litro in meno per la benzina, 1 per il diesel, 2 per il Gpl. Subito imitata da Shell (-1 centesimo sulla Verde, -0,5 sul Diesel), TotalErg (-0,8 centesimi, solo sulla Verde), IP (-1,5), Q8 (-1,2) e Tamoil (-0,5). «Tagli assolutamente insufficienti», ha commentato il presidente del Codacons Carlo Rienzi. Secondo le associazioni dei consumatori è l’intero margine di 8 centesimi che dovrebbe scomparire. «E se il governo riportasse l’Iva dal 21 al 20% la riduzione potrebbe toccare i 9,7 centesimi al litro», sostengono Adusbef e Federconsumatori, «con un risparmio per ogni automobilista di 116 euro in un anno». 
La realtà  per ora è che il prezzo del carburante, cresciuto del 20% nell’ultimo anno, resta vicino ai massimi. Il termometro giornaliero di Quotidianoenergia segnava ieri 1,887 euro al litro per la benzina e 1,772 per il gasolio. Neppure un centesimo meno dei valori di venerdì, prima dei ribassi raccomandati dalle compagnie. Ai distributori l’indicazione non è stata ancora applicata, lo conferma il fatto che la forchetta tra grandi marchi e no logo è rimasta costante. Con forti differenze tra le regioni: la Verde si paga di meno a Nord-Est (1,82 euro al litro) e Nord-Ovest (1,85), molto di più al Centro (1,90 euro) e al Sud (1,91) dove la concorrenza delle pompe bianche è inferiore. 
Ieri il Codacons ha presentato un nuovo esposto alla Procura di Parma che da due mesi indaga contro ignoti su possibili turbative al mercato della benzina. Anomalie riscontrate anche da Corrado Passera, che oggi ne parlerà  con i produttori. Farà  pressione perché, tra petrolio e carburante, gli adeguamenti siano più veloci. Nelle ultime settimane il ministro ha anche dato il suo impegno a rivedere Iva e accise sui carburanti, cresciute con le manovre Salva Italia. Ma solo se tra spending review e lotta all’evasione si troveranno nuove risorse. Perché, come ribadiscono dal ministero, il rigore dei conti pubblici resta la priorità .


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