Sequestri, blitz e vittime eccellenti la città  dove tutto è cominciato

Loading

GENOVA – È la città  dove tutto comincia, la Genova degli Anni di piombo, del terrorismo Br. Il primo rapito, il primo gambizzato, un dirigente industriale, il primo magistrato ucciso, e ancora il primo operaio, Guido Rossa ammazzato sotto casa, e poi giornalisti, carabinieri, poliziotti. Tutto, negli Anni di piombo dell’Italia, prende il via da Genova, dove il terrorismo marchiato Br esordisce. E, di volta in volta, compie un salto di qualità : dai rapimenti alle gambizzazioni, dai feriti, ai morti. Per poi spostarsi a Milano, Torino, a Roma. In quegli anni Settanta che stanno per finire, a Genova, in realtà , è già  partito «l’attacco al cuore dello Stato», come lo chiameranno le Br, nei volantini di rivendicazione con la stella a cinque punte.
È successo nel 1971. Alessandro Floris, fattorino dello Iacp, l’Istituto delle case popolari, viene affiancato da una motoretta con due a bordo che provano a strappargli la borsa. Floris non molla: in quel borsone ci sono gli stipendi dei lavoratori, dalla moto fanno fuoco, lui muore. Appartengono, i due della motoretta, alla banda XXII Ottobre, che ha rapito Sergio Gadolla, figlio di una facoltosa famiglia industriale genovese e lo ha liberato dopo un riscatto. Le rapine servono a finanziare il movimento, spiegheranno nell’aula del tribunale i leader della XXII ottobre, da Marietto Rossi a Augusto Viel.
Quattro anni dopo, il 23 ottobre 1975, le Br diventate operative a tutti gli effetti, sparano alle gambe a Vincenzo Casabona, capo del personale dell’ Ansaldo, un dirigente, un quadro importante, proprio come Roberto Adinolfi. Incomincia qui la lunga strada di sangue e terrore. Eppure, in quegli inizi, quando ancora non c’erano morti di Br, Genova sotto scacco per via di un’altra crisi industriale pesante che incomincia a incalzare, non è tutta contro le Br. O meglio, sottovaluta la loro possibilità  di compiere quel famoso «salto di qualità » che vanno predicando. Finché sono brevi rapimenti, finché fanno ritrovare con cartelli al collo consiglieri comunali o dirigenti industriali, qualcuno tace ma pensa che «né con lo stato né con le Br» – slogan che comincia a circolare in porto – sia una scelta da non scartare. Anche nel 1974, dopo il rapimento del giudice Mario Sossi, per cui entra in azione il nucleo storico delle Br, quello di Curcio e Franceschini.
Il magistrato, conservatore, sarà  al centro di una lunga trattativa: le Br chiedono il rilascio di alcuni prigionieri, Francesco Coco, procuratore capo della Repubblica, finge di accettare ma non lascerà  libero proprio nessuno. È Alberto Franceschini a liberare Sossi; due anni dopo, nel 1976, sarà  Francesco Coco a pagare con la vita. Lo ammazzano sotto casa, quel magistrato severo e incorruttibile: un agguato preparato con cura, dopo aver ben studiato le sue abitudini, sua moglie lo vede morire affacciata alla finestra.
Il 1977 sarà  l’anno in cui Carlo Castellano, alto dirigente industriale vicino al Pci, viene gambizzato sotto casa, in un quartiere residenziale, in pieno centro di Genova. Doveva andare a una riunione di cui pochissimi sapevano: è il segno che le Br possono contare su molti simpatizzanti che stanno nell’ombra, dietro una lunga linea grigia. Non si riprenderà  mai del tutto da quella ferita, Carlo Castellano, diventerà  un testimone, implacabile con chi prova anche solo a capire il senso della lotta armata.
Le Br, intanto, sempre da Genova continuano a cambiare tattiche, obiettivi, strategie. Guido Rossa è un operaio dell’Italsider, sindacalista e comunista. In fabbrica scopre, perché glielo vanno a raccontare, che ci sono volantini Br in alcuni stipetti. Firma la denuncia a nome del consiglio di fabbrica, sarà  chiamato in tribunale a confermare le accuse. Il 24 gennaio 1979, Guido Rossa paga quel gesto. Con la vita. Alle 6 di mattina, appena salito in auto per andare in fabbrica, gli sparano in due, Riccardo Dura, uno del commando lo uccide. È il gesto che fa ribellare una città  intera, che annulla quel motto «né con lo stato né con le Br», che segna la strada delle Br verso la fine degli Anni di piombo.
Prima, però, ci saranno altre vittime. Il 25 gennaio del 1980 il carabiniere Antonino Casu, sta accompagnando a casa in auto il colonnello Emanuele Tuttobene, un commando delle Br li blocca in una stradina di Albaro, un altro quartiere residenziale, e li ammazza. Pochi mesi prima le Br aveva ucciso su un bus, il commissario Antonino Esposito, e poi, a novembre del 1979 i carabinieri Battaglini e Tosa. Perfino il primo assalto a un covo brigatista avviene a Genova, in via Fracchia vicino alla casa dove abitava Guido Rossa. È il 28 marzo del 1980, a guidare i carabinieri c’è il generale Carlo Alberto dalla Chiesa. Dentro ci sono Riccardo Dura, Annamaria Ludmann, di giorno impiegata modello e altri due terroristi. Moriranno tutti.


Related Articles

L’Italia dei soldi sporchi

Loading

Il 2014 si conferma l’anno record per il riciclaggio con migliaia di operazioni per occultare e poi reimpiegare il denaro proveniente da attività illecite

La comunità che prega con la Bibbia e il giornale

Loading

Quarant’anni fa donne e uomini di San Paolo scelsero di costruire una «chiesa altra». Dalla parte dei poveri, le omelie discusse insieme ai fedeli, per il divorzio e il sostegno alla Palestina… La storia di un impegno cattolico nato con il ’68. Ma siamo sicuri che Gesù voleva i preti di oggi?

Gambizzato manager dell’Ansaldo a Genova torna l’incubo delle Br

Loading

Adinolfi colpito sotto casa. “Pedinato per due mesi, chiara matrice terroristica” In due lo hanno atteso su uno scooter rubato. Poi lo sparo. Nessuna rivendicazione 

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment