Siria, la condanna delle Nazioni Unite

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WASHINGTON — La Russia ha provato a proteggere la Siria ma alla fine si è piegata. E, fatto significativo, ha approvato la lettera di condanna del Consiglio di Sicurezza dove si mette sotto accusa Damasco per la strage di Hula, compiuta con l’uso di armi pesanti contro i civili. Non una risoluzione come volevano gli occidentali ma comunque un messaggio importante firmato all’unanimità  dai 15 membri dove si avverte che «i responsabili saranno perseguiti» e comunque si sottolinea la necessità  di appurare come siano andati realmente i fatti. Una formula di compromesso per superare il no di Mosca che per ore ha difeso l’alleato sostenendo che non vi erano prove del coinvolgimento dei soldati. 
Non hanno avuto dubbi, invece, gli Usa e gli alleati, convinti della colpevolezza di Assad. La Casa Bianca, «inorridita», ha denunciato «l’atto vile di un regime illegittimo». Il governo britannico ha convocato l’ambasciatore siriano non escludendo di impedire la partecipazione alle Olimpiadi di «dignitari siriani». Toni forti superati dalla realtà  del campo. L’opposizione ha sostenuto che i cannoni governativi avrebbero provocato altri morti ad Hama. Incerto il bilancio: dai 9 ai 30 morti. Difficile verificare. L’episodio segue quello atroce di Hula, dove sono state trucidate 108 persone, tra cui 49 bimbi e 34 donne. Per i ribelli gli shabiha, i mercenari di Assad, prima hanno sparato con i mortai, poi sono passati casa per casa. Un’aggressione alla quale gli insorti sono pronti a rispondere. Il capo del Consiglio nazionale siriano, Burhan Ghalioun, ha lanciato un ultimatum all’Onu: «Se non ci sarà  un intervento militare internazionale sarà  guerra totale».
Il regime ha respinto le accuse. A suo dire quanto accaduto a Hula porta la firma dell’opposizione che voleva creare un caso alla vigilia della visita dell’inviato Onu Kofi Annan. E in suo soccorso si è mossa Mosca. Ci sono stati evidenti tentativi di forzare la mano con un duello sui corpi delle vittime. I russi hanno parlato di segni di coltellate. Fonti anonime hanno attribuito agli ispettori Onu la versione di «tracce di schegge e colpi ravvicinati» sui cadaveri. Un’allusione a esecuzioni da parte dagli insorti. Ma alla fine è stato lo stesso segretario Ban Ki-moon che ha fatto trapelare una lettera dove si confermavano ferite compatibili con cannonate di tank e proiettili di fucile. Particolari incriminanti per il regime che è stato invitato a ritirare l’esercito dalle città . 
La firma dei russi sotto il documento Onu accompagna un’ipotesi di soluzione per la crisi siriana auspicata dagli Usa. È quella che gli americani definiscono, usando un’espressione russa, «the Yemenskii Variant», la variante yemenita. Washington ha proposto a Mosca un piano che prevede l’uscita di scena di Bashar, con il passaggio di potere a qualche altro esponente della nomenklatura. Una figura — non identificata — più accettabile. Ossia, la ripetizione di quanto è avvenuto nello Yemen dove il presidente Saleh se ne è andato lasciando le redini al suo vice. Il progetto americano contiene anche un aspetto importante: Mosca potrebbe mantenere la sua influenza nel Paese. Un riconoscimento che dovrebbe convincere il Cremlino a lavorare per la rimozione di Assad. Gli Usa hanno già  condotto dei sondaggi con i russi in attesa che Barack Obama la presenti in modo diretto a Vladimir Putin. Funzionerà ? Molti osservatori sono scettici. L’idea era già  stata avanzata, senza esito, mesi fa. Ora si spera che, il peso delle stragi e la pressioni di Mosca, possano portare alla svolta.


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