Tabloidgate, incriminata Rebekah “Ha intralciato il corso della giustizia”

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LONDRA – Era la giornalista più potente d’Inghilterra. Poi è diventata una potentissima amministratrice delegata. E la pupilla del padrone, Rupert Murdoch, il più grande editore del mondo. Ma da ieri la 43enne Rebekah Brooks, detta “la Rossa” per il colore dei capelli (non certo per le idee politiche), è formalmente incriminata per ostruzione di giustizia insieme al marito, alla segretaria, all’autista, alla guardia del corpo e al capo della sicurezza di News International, il gruppo di cui è stata prima direttrice e poi presidente esecutivo. Sono le prime incriminazioni da quando l’estate scorsa a Londra è divampato il Tabloidgate, lo scandalo delle intercettazioni illecite e della corruzione di pubblici ufficiali, un complotto con lo scopo di procurare scoop, e forse mezzi di ricatto politico, ai giornali inglesi di Murdoch. E sono le prime mosse di una battaglia da cui può dipendere sia il futuro di Murdoch che quello di David Cameron, il primo ministro che andava a scuola con il marito di Rebekah e a cavallo con lei – su un cavallo prestatole gratuitamente niente di meno che da Scotland Yard.
«Vogliono fare di noi un capro espiatorio», reagisce il marito, Charlie Brooks. L’ex-fantino e addestratore di cavalli da corsa non sembra spaventato: «Ci sono 172 poliziotti a indagare su questo caso, l’equivalente di otto squadre omicidi, non mi meraviglia che abbiano fretta di produrre incriminazioni. Ma è una caccia alle streghe, non esistono prove e ho seri dubbi che mia moglie, nel clima di ostilità  mediatica creato contro di lei, riceverà  un equo processo». Rebekah è al suo fianco, scura in volto. «Non ho parole per esprimere la mia rabbia all’idea che le persone a me più vicine sono state tirate dentro questa storia», comincia. «Sono sconcertata da questa decisione debole e ingiusta. Quest’indagine è uno spreco di denaro pubblico. Un giorno si vedrà  che è stata solo uno spettacolo per distogliere l’attenzione». Non dice da chi o da cosa: tiene i suoi colpi in canna per il processo. L’udienza preliminare è fissata per metà  giugno, probabilmente il procedimento non comincerà  prima dell’anno prossimo. Certo, se Rebekah raccontasse tutto quello che sa, sarebbero in parecchi a preoccuparsi, da Blair (del quale era amica, quando i giornali di Murdoch lo appoggiavano) a Cameron, senza dimenticare il suo editore.
Nello specifico, la Brooks e i suoi complici sono accusati di avere tentato di nascondere prove alla polizia sullo scandalo delle intercettazioni: in particolare sette scatoloni di materiale che gli imputati avrebbero trafugato dagli archivi di News International insieme ad altri documenti, computer e materiale elettronico. Intanto la commissione governativa d’inchiesta ha chiesto a Downing street di chiarire se Andy Coulson, ex-direttore di un giornale di Murdoch e poi portavoce del premier, fu sottoposto a un controllo preventivo per verificare potenziali conflitti d’interesse. Può essere la “pistola fumante” dice il giudice Leveson che presiede l’inchiesta. La prova di un gigantesco cover-up che coinvolge tutti, Murdoch, Cameron, Rebekah e i suoi giornali.


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