Tendopoli private nei giardini per restare vicino alle case

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MEDOLLA (Modena) — Quelli che non restano ma nemmeno vanno. Quelli che vivono fuori casa, sì, ma a due-cinque-dieci metri di distanza al massimo. Sono ovunque, escluse le zone rosse evacuate. In tutti i Comuni devastati dal sisma migliaia e migliaia di famiglie hanno deciso di dormire nelle tende piazzate nel giardino di casa piuttosto che nel campo usato finora come parcheggio, a una lontananza di sicurezza dagli edifici danneggiati e pericolanti ma anche a misura d’occhio dalla propria casa. Per non perderla mai di vista, per controllare da lontano eventuali nuove crepe dopo ogni scossa, per il timore degli sciacalli, perché ci sono le bestie che hanno bisogno di cure e cibo ogni giorno e per quell’inspiegabile sensazione che fa credere a ciascuno di avere più controllo della situazione stando vicino casa. 
Nel giro di un giorno e mezzo le tendopoli fai-da-te sono diventate così tante che di tende non se ne trovano più se non nei grandi centri commerciali di Modena o Bologna.
«Ecco, questa l’abbiamo comprata io e il mio ragazzo a Bologna il pomeriggio della seconda scossa» dice Gricorita Oxana, 30 anni, moldava trapiantata a Crevalcore. La tenda è una tre posti, piccolissima. «La gente litigava per prenderne una, a momenti ci scappa la rissa. Si aspettava il camion con il carico nuovo e quando è arrivato è stato un delirio. Non c’era da scegliere, troppo caos, ne prendevi una e basta, poteva essere da due o da sei posti». Adesso la tenda è in un parchetto proprio davanti alla casa: «Non possiamo scappare», spiega la madre di Grigorita, Maria. «C’è da controllare che a casa sia tutto in ordine».
Stesso quartiere, stesso problema. Ercole Zucchini, 80 anni, e sua moglie Alberta, 76, sono sfiniti dalla stanchezza: «Mai abbiamo dormito in una tenda finora ma chi se la sente di rientrare a casa?». Altre sistemazioni? «Ma no, qui si sta bene». Un po’ più in là  l’olandese Ellen Ariens, 67 anni, ha messo a disposizione dei vicini il suo giardino, più spazioso degli altri. Così in meno di 24 ore sotto le betulle sono spuntate quattro tende, fra le quali quella di Laura Landi, 72 anni, anche lei alla sua prima esperienza di campeggiatrice. Dice che martedì pomeriggio suo marito ha fatto quattro ore (quattro) di coda, in un grande magazzino di Modena, per accaparrarsi la tendina in cui ora dormono. Di andare da amici, in ferie o in tendopoli organizzate, non se ne parla nemmeno: «Io resto vicino a casa mia» è il coro. «Non voglio trovarmela saccheggiata da un giorno all’altro».
Si cambia Comune: Camposanto. Belkaid Mohamed, 43 anni, marocchino, ha piantato la sua in un fazzoletto verde davanti alla sua casa lesionata. È venuto a portargliela un amico da Milano e lui ha invitato degli amici rimati senza casa. Ma lo spazio è scarso, Mohamed deve ospitare i suoi canarini in gabbia così gli amici hanno costruito una specie di tetto di cotone lì accanto e dormono sui materassi buttati per terra. Sono tutti senza lavoro perché i capannoni sono crollati o danneggiati e per ingannare il tempo hanno scritto parole e melodie di una canzone dedicata alle vittime del terremoto e l’hanno spedita a Youtube: pare che in Marocco sia già  diventato un successo.
All’azienda agricola dei Fratelli Galavotti di Medolla la moglie di uno di loro, Silvia, 49 anni, giura che «io da qui non me ne vado. Ci sono 50 mucche da governare e poi non voglio stare lontana dalla mia casa. Per dormire ci arrangiamo come si può», dice, mostrando un gazebo trasformato in dormitorio per tre famiglie. Parla e asciuga piatti e posate lavate in un pentolone enorme, la signora Silvia. «La può dire una cosa bella? Vede quell’hotel Tre Torri laggiù? Ecco, loro ci offrono gratis i pasti ogni giorno».
A Cavezzo, in un campo lungo una strada molto trafficata, martedì pomeriggio sono spuntate tre tende. Le ha volute la famiglia Cannizzaro, una casa lesionata dall’altra parte della strada. In particolare le ha volute Greta, studentessa universitaria di 22 anni a Verona. Greta ha organizzato il campo e ieri mattina è andata a bussare a ogni porta per avere due toilette mobili finché non ha trovato chi gliele ha regalate. Adesso sorride soddisfatta. Sempre a Cavezzo si è organizzato in solitudine anche il consigliere comunale Alberto Pacchioni, 67 anni, una tenda piccola nel giardino di casa e due grandi dall’altra parte della strada. «È un discorso di affezione» dice. «L’abitazione non si abbandona perché sarebbe un po’ come rinunciare alla propria identità ».
A Mirandola Francesca Tossini, 45 anni, parla e piange. Guarda la tenda e la roulotte piazzate a due-tre metri da casa e dice che mai andrebbe al campo della Protezione civile allestito 50 metri più in là . «Io, mio marito e la mia bambina restiamo qui finché le cose non si sistemano. Vediamo come va nei prossimi giorni…». «La mia paura sono i ladri» confessano Marco Belardi, 40 anni, e sua moglie Barbara, 39. Così per restare a un passo da casa la coppia ha promosso una tendopoli in un piccolo spazio verde per gli abitanti di tutta la via: cassa comune per il cibo e per la corrente elettrica, toilette mobili anche qui regalate, stavolta dall’azienda di Marco. Anche piccoli regali fanno grande la solidarietà .


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